Una proposta per informare, sensibilizzare e mobilitarci per il ritiro di qualunque autonomia differenziata che andrebbe a minare l’unità della Repubblica come garanzia di diritti universali, sociali e civili per tutte e tutti, a prescindere dal luogo di residenza.
Dopo i referendum del 2017 in Veneto e Lombardia, il governo Gentiloni – quattro giorni prima delle elezioni del 4 marzo 2018 – firma le preintese tra Governo stesso e i presidenti della Regione Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Queste chiedono di far passare alla legislazione delle Regioni tutte o una parte delle 23 materie previste dai terzi commi degli artt 116 e 117 della Costituzione riformata nel 2001, che coinvolgono la nostra vita quotidiana: istruzione, sanità, ambiente, infrastrutture, sicurezza sul lavoro, ricerca, beni culturali ecc.
Il tema “autonomia differenziata” viene inserito al punto 20 del “contratto di governo” tra Lega e M5S.
Tutto il percorso delle intese tra Governo e Regioni viene secretato e rivelato solo dalla periodica pubblicazione delle bozze di intesa tra le 3 regioni e il Governo, da parte del sito Roars e dal lavoro di Villone, Esposito, Giannola, Forges Davanzati, Del Monaco, Cavicchi, Montanari, Settis tra gli altri.
Il progetto – combinato con la riforma dell’art. 81 della Costituzione – di fatto smantella i principi fondamentali di uguaglianza, solidarietà e autonomia, previsti nella prima parte della Carta e lo stato sociale.
Considerato che quasi tutte le Regioni italiane stanno facendo richiesta di autonomia, si prevede che sostanzialmente si arriverà ad avere 20 sistemi scolastici, sanitari, modelli di tutela ambientale, gestione delle infrastrutture e contrattualizzazione del lavoro differenti. Questo rappresenta la rottura definitiva dell’unità e dell’indivisibilità della Repubblica e l’aumento del divario già esistente tra Nord e Sud, in una visione egoistica e proprietaria, prevedendo la gestione da parte delle Regioni stesse del gettito fiscale.
Per questo, in giugno alcune associazioni della scuola democratica lanciano un documento – sottoscritto da 120 realtà, tra cui La rete dei Numeri Pari – per il ritiro di ogni Autonomia differenziata: da solo non si salva nessuno. Se solo una delle materie passasse alla legislazione regionale si aprirebbe una breccia pericolosissima.
L’attuale Governo – che ha inserito la realizzazione dell’autonomia differenziata nel proprio programma – parla di autonomia “solidale” e di livelli essenziali di prestazione (previsti dalla riforma del Titolo V e mai realizzati in 20 anni). A questa mediazione siamo radicalmente contrari, perché non sanerebbe la differenza già oggi drammatica tra chi vive in Calabria e chi vive in Emilia-Romagna.
Per questo invitiamo alla connessione delle lotte che riguardano le 23 materie, in nome dell’esigibilità dei diritti universali garantiti a tutte e tutti. L’unità della Repubblica non è un concetto astratto, né un’acquisizione storica al riparo da ogni pericolo e tantomeno una rivendicazione nazionalista e per questo dobbiamo tutelarla. Questa si fonda sulle leggi uguali per tutti i cittadini, sui contratti nazionali, su infrastrutture nazionali, sul sistema di tassazione nazionale, sull’uguaglianza dell’accesso ai servizi pubblici, alla sanità, alle pensioni, alla sicurezza sul lavoro. La difesa di queste espressioni di civiltà giuridica, di democrazie e libertà, di equità e di eguaglianza è strettamente legata dunque alla difesa dell’unità della Repubblica: ne è il fondamento concreto irrinunciabile e costituisce l’unica base per poter migliorare le condizioni dei diritti esigibili in particolare nelle zone più povere del Paese.
Viceversa, qualunque progetto che apra la porta alla sostituzione delle normative nazionali con generici “principi”, LEP, intese e quindi leggi regionali, mina alle fondamenta l’unità del Paese e apre la porta ad ulteriori “scivolamenti”, prima di tutto e in modo drammatico al Sud, ma in ultima analisi dappertutto, tanto più nel contesto di riduzione della spesa pubblica e di privatizzazioni che viviamo.
Su questa base, si lavorerà su i seguenti punti:
1) Costituire Comitati di scopo per prendere iniziative locali “Per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata”al fine di far crescere la consapevolezza che il pericolo non solo non è cessato, ma si presenta in modo più nascosto e subdolo.
2) Individuare, instaurare e consolidare nessi con i soggetti più vari che sviluppano la propria attività in una delle 23 materie individuate dall’art. 117; senza un dialogo continuo tra sanità, istruzione, ambiente, infrastrutture, beni culturali, ricerca non si può ostacolare in maniera adeguata il progetto eversivo dell’Autonomia differenziata. La resa in uno di questi settori rappresenterebbe comunque la rovina degli altri e, dunque, un vulnus progressivamente allargabile all’unità della Repubblica e agli identici diritti garantiti per tutte le persone.
3) Per fornire a tutti i Comitati di scopo e a tutti i cittadini gli strumenti per comprendere il pericolo di un’Autonomia chiamata “soft”, “giusta”, “cooperativa”, “solidale”, saranno disponibili le registrazioni di tutti gli interventi delle assemblee locali, da far circolare come contributo per le iniziative territoriali.
4) Chiediamo al nuovo Governo di ricevere una nostra delegazione per poter illustrare le motivazioni per cui continuiamo a chiedere con fermezza il ritiro di qualunque progetto di Autonomia differenziata.
5) La nostra pressione sul Governo e sulle strutture organizzate che hanno l’onere e l’onore di rappresentare i lavoratori e le lavoratrici deve essere incessante, attivando anche livelli di mobilitazione regionali. Rilanciamo l’appello alla mobilitazione ai sindacati, chiedendo nuovamente un incontro alle segreterie nazionali confederali e non; al tempo stesso l’assemblea si impegna – attraverso la formazione, l’informazione, la creazione di nessi territoriali tra soggetti differenti – a propiziare in tutti i modi allarme, consapevolezza, condivisione, resistenza sul tema dell’autonomia differenziata: condizioni irrinunciabili per essere soggetto attivo nella mobilitazione diffusa che vogliamo costruire.
6) L’assemblea decide di allargare il Comitato nazionale in modo che rappresenti più categorie e territori, e costituisca un vero strumento per promuovere l’unità tra i diversi settori e zone del Paese, con la consapevolezza che il minimo passo avanti sulla strada dell’Autonomia, in questo o quel settore, rappresenta un pericolo per tutti e tutte.