Molteplici iniziative più o meno partecipate hanno sottolineato la necessità di un’inversione di rotta nella gestione della nostra città. Mobilitazioni che hanno avuto tratti differenti e composizione sociale non omogenea. L’unico segno condiviso è stata la forte critica, dopo quasi tre anni di mandato, nei confronti della sindaca e della sua maggioranza. Anche verso l’opposizione seduta in Campidoglio non sono mancati segnali di insofferenza e richieste di una maggiore autorevolezza nel costringere la Giunta ad adottare le misure necessarie al benessere e alla sicurezza degli abitanti che vivono a Roma.
Proprio il concetto di sicurezza è stato declinato più sul piano della legalità formale e del decoro urbano, piuttosto che sul versante sociale e della tutela di diritti primari come la casa, il reddito, la salute, lo studio, la qualità della vita. Mentre l’esclusione sociale e le diseguaglianze vengono registrate da più parti con dati allarmanti in aumento esponenziale, chi governa la città si è più cimentato con l’apparire diversi dal passato che esserlo realmente, producendo atti decisamente insufficienti e inadempienti. Possiamo affermare serenamente che la forma non ha risolto in termini di cambiamento l’assenza di una sostanza che il movimento 5 stelle aveva promesso ai suoi elettori e alle sue elettrici.
Nel nostro piccolo, dopo il corteo partecipato del primo dicembre scorso, dove dietro lo slogan “1dinoi” si è raccolto un aggregato sociale accomunato dalla necessità di far ripartire dentro questa città un’azione capace di guardare alla città che soffre, che è esclusa, che è sfrattata o sgomberata, che ha un lavoro precario o non ce l’ha proprio, che pensa che la propria sicurezza passa per una maggiore solidarietà umana, un’accoglienza degna per chi arriva da altri paesi, un welfare di cittadinanza che funzioni seriamente, intendiamo delineare una possibilità di percorso che consenta all’opposizione sociale di ricomporsi e di uscire con forza dalla clandestinità e dai mille rivoli che ancora non sono fiume e meno ancora fiume in piena.
L’auspicabile esondazione deve guardare a come si disporranno le forze in campo per governare nei prossimi anni la capitale. Ci sono le mire, nemmeno tanto nascoste, del vice premier Salvini nell’affermare il proprio punto di vista a Roma, tra minacce di sgomberi e critica dell’attuale gestione Raggi. C’è una compagine pentastellata confusa e spesso subalterna agli umori del governo centrale gialloverde. Per non parlare delle sofferenze di un’opposizione poco presente e un pochino troppo alle prese con i propri malanni interni. Potremmo, in questo quadro, essere virus o vaccino, a seconda dei punti di vista. Anticorpo e antibiotico aggressivo nello stesso tempo. Cerchiamo complici e compagni di strada disposti a scatenare quel dibattito necessario ad una ripresa di parola e di forza di una città malmenata dalla lunga stagione di “mafiacapitale” e non sanata dagli apprendisti stregoni del cambiamento.
Il vento non sta cambiando e la scialuppa naviga a vista, soffiamo in direzione opposta e contraria se non vogliamo che finisca sugli scogli. Vediamoci in tante e in tanti il 20 febbraio alle ore 15 nella sala della Protomoteca in Campidoglio.