Quali pratiche effettive stanno per accompagnare la concretizzazione del reddito di cittadinanza nella nostra città? Quale continuità/discontinuità con la precedente esperienza del Rei, strumento di contrasto alla povertà varato dai precedenti governi, ma dotato di risorse molto limitate? In che modo la nuova misura di redistribuzione della ricchezza favorirà i progetti di inclusione sociale, avvicinando le persone alle attività lavorative, siano esse di mercato o socialmente utili? Come il Terzo settore e le organizzazioni di volontariato possono utilmente concorrere per rendere più efficace l’integrazione sociale di famiglie in stato di povertà e di bisogno? In che misura le famiglie di migranti, pur da tempo in Italia, ma che non potranno beneficiare del reddito di cittadinanza, potranno essere aiutate? Come la città potrebbe utilizzare parte delle risorse per l’assistenza, ora in buona parte coperte dal trasferimento governativo del reddito di cittadinanza, in iniziative di contrasto alla povertà educativa, all’esclusione sociale estrema, ai percorsi di inclusione delle persone più svantaggiate. Per le persone che sono in difficoltà, non solo per lo stato di disoccupazione e per la mancanza del reddito, quanto la misura governativa potrebbe diventare e costituire un effettivo budget di salute per il loro reinserimento sociale?
Di tutto questo si discuterà il 6 aprile in un convegno organizzato dalla Rete dei Numeri Pari, alla Fabbrica delle “e” di Torino, in corso Trapani 91/b, dalle 9 alle 13, a partire dalle relazioni introduttive dei sociologi Sandro Busso e Gianni Garena che, pur in ambiti diversi e per istituzioni differenti, si sono occupati di disuguaglianza sociale, di misure di contrasto alla povertà e di inclusione. A concludere sarà Leopoldo Grosso, psicologo, psicoterapeuta e presidente onorario del Gruppo Abele.
https://www.gruppoabele.org/event/il-reddito-di-cittadinanza-alla-prova-dei-fatti/