È un bilancio negativo quello delle professioni nel Sistema Sanitario Nazionale: medici, infermieri e operatori sanitari in sensibile calo su tutto il territorio
MILANO. Negli ultimi otto anni il numero dei dipendenti attivi presso le strutture del Sistema Sanitario Nazionale è diminuito, passando da oltre 707.000 unità a poco meno di 670.000. Un evidente calo riscontrato dal Centro Studi Nebo con l’elaborazione dei dati pubblicati dal Conto Annuale del Personale della Pubblica Amministrazione presentato dalla Ragioneria Generale dello Stato.
Nel Rapporto Sanità 2019 si segnala una riduzione del personale sanitario, in media pari al 6,6% in Italia. Sono state esaminate le Aziende USL, Ospedaliere e Regionali. I dati sono variabili sulla base territoriale ma nel complesso la situazione è drammatica.
I tagli maggiori si riscontrano nell’area Centro-Sud. Tra le regioni del Sud è la Campania a evidenziare un taglio di oltre 9.300 unità, seguita da Calabria, Sicilia, Puglia con una diminuzione rispettivamente di 3.800 (-17,1%), 4.300 (-9,5%), 3.600 (-9,3%) unità lavorative. In Molise, poi, il calo supera il 20%.
Passando al Centro Italia, il Lazio fa registrare una diminuzione di oltre 8.800 unità di personale, pari a una perdita del 17,4%, collocandosi così al secondo posto a livello nazionale.
Al Nord, infine, le variazioni si assestano tra – 8% e + 8%. Ma mentre il calo riguarda Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Veneto, ad andare nella direzione opposta vi sono solo le regioni a statuto speciale: la piccola Valle d’Aosta, che segna un incremento del 7,6% e le Province autonome di Trento e Bolzano con aumenti del 5,7% e del 4,0%.
Il Rapporto Sanità 2019 evidenzia inoltre interessanti dati per quanto attiene l’età media dei dipendenti del SSN aumentata, nell’arco di tempo preso in esame, di oltre 3 anni sfiorando i 51 anni, sebbene ci sia una rilevante variabilità fra le diverse categorie di personale. Nell’ultimo anno la categoria più “giovane”, che non supera i 50 anni, è quella degli infermieri e dei riabilitatori, mentre il restante personale sanitario sfiora i 51 anni.
In definitiva ci troviamo di fronte a una situazione a dir poco allarmante. Da tempo viene sottolineato come il risultato più probabile del declino del SSN, con tutti i negativi e comprensibili rischi per la popolazione, sia il fallimento. Medici di base e ospedalieri che vanno in pensione senza trovare sostituzioni e ricambio, personale infermieristico sempre più sfruttato con turni e mansioni sempre più difficili da sopportare, sono soltanto due esempi da puntualizzare e ricordare insieme alle altre armi del delitto: l’aziendalizzazione, la sussidiarietà, la subordinazione alle risorse disponibili.
Ma c’è di più: cosa rischiano i professionisti della sanità che non si iscrivono per tempo ai nuovi Albi istituiti dalla Legge Lorenzin? Ricordiamo che la Legge Lorenzin ha introdotto nuovi ordini e Albi professionali in ambito sanitario, imponendo l’obbligo di iscrizione ai professionisti abilitati. In una recente nota il Ministero della Salute ha chiarito le tempistiche imposte per mettersi in regola e le possibili sanzioni in caso di inadempimento. Nella nota ufficiale della Direttrice delle Professioni sanitarie Rossana Ugenti, infatti, coloro che non sono iscritti ai nuovi Albi rischiano sanzioni per esercizio abusivo della professione.
Va rammentato che nulla è cambiato per le professioni sanitarie di Infermiere, Infermiere pediatrico, Ostetrica, Tecnico sanitario di radiologia medica e di Assistente sanitario. È necessaria l’iscrizione all’albo, ai fini del relativo esercizio professionale anche per altre professioni sanitarie: Tecnico sanitario di laboratorio biomedico, Tecnico audiometrista, Tecnico audioprotesista, Tecnico ortopedico, Dietista, Tecnico di neurofisiopatologia, Tecnico fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, Igienista dentale, Fisioterapista, Logopedista, Podologo, Ortottista e assistente di oftalmologia, Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, Tecnico della riabilitazione psichiatrica, Terapista occupazionale, Educatore professionale, Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro.
In caso di mancata ottemperanza, la Legge Lorenzin prevede il reato di esercizio abusivo della professione imponendo, come sanzione, da sei mesi a tre anni di reclusione, oltre a multe da 10mila a 50mila euro.
Per quanto riguarda il termine ultimo per mettersi in regola, il Ministero ha sottolineato come siano state diffuse date erronee interpretando in modo sbagliato la normativa di riferimento. Di recente le OO.SS. CISL FP e FIALS hanno indicato in loro comunicati il 31 agosto 2018 quale termine di “scadenza” per effettuare l’iscrizione agli albi, ma tale termine risulta del tutto arbitrario tenuto conto che non è previsto da nessuna disposizione normativa. E intanto il caos in corsia continua…
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