Giulio Marcon – 6 Giugno 2019 | Sezione: Editoriale, Politica
Tra fabbriche che chiudono o delocalizzano, Pil stagnante, disoccupazione, debito pubblico e spread altissimi, assenza di investimenti pubblici strategici, politiche economiche e fiscali miopi e dannose, il possibile imminente scoppio di una nuova bolla speculativa, l’economia italiana sta per fare “boom”: come evitare il botto.
La Commissione europea (che immacolata non è, a causa delle inaccettabili politiche di austerità) ci chiede il conto, ma non è certo con le spacconate di Salvini e i proclami di Di Maio che si va lontani e si cambiano le politiche in Europa. L’Italia avrebbe dovuto scegliere in questi anni – ma anche in questi mesi – la strada degli investimenti pubblici, del sostegno alla domanda interna, del Green New Deal e di un piano del lavoro degno di questo nome. Ha scelto una strada confusa e sbagliata: quella di un mix di liberismo e populismo che ha messo insieme condoni fiscali e reddito di cittadinanza, deregulation per gli appalti e quota 100, flat tax e aumento delle spese militari.
Si preannuncia – è noto – un autunno molto difficile: 23 miliardi di clausole di salvaguardia, 10 miliardi per far fronte alle richieste europee, 30 miliardi per la flat tax. Missione impossibile. Sbilanciamoci! l’ha detto da tempo: bisogna cambiare rotta. Servono almeno due punti aggiuntivi di Pil per gli investimenti pubblici (piccole opere, sostegno alle nuove produzioni), aumentare consistentemente le retribuzioni (ferme da troppo tempo) dei dipendenti pubblici e privati, fare un piano massiccio di assunzione nella sanità (stanno già mancando migliaia di medici), nell’istruzione, nel welfare. Senza fare altro debito i soldi ci sono: riduciamo del 20% le spese militari, tagliamo i 16 miliardi di sussidi ambientali dannosi, mettiamo una tassa patrimoniale dell’1% sull’ 1% più ricco della popolazione (20 miliardi di entrate), variamo delle decenti “Web tax” e “Tobin tax”.
Si può fare, ma bisogna cambiare radicalmente indirizzo rispetto a quello dell’attuale governo.