Care e cari,
il comitato nazionale Per il ritiro di ogni autonomia differenziata (i cui documenti trovate sul sito https://perilritirodiqualunqueautonomiadifferenziata.home.blog/ e sulla pagina FB https://www.facebook.com/ControOgniAutonomiaDifferenziata/), da tempo è iscritto e collabora strettamente con la Rete dei Numeri Pari. Questa collaborazione e gli incontri che abbiamo costruito, hanno portato al convinto inserimento del contrasto a qualunque progetto di autonomia differenziata tra le nostre proposte nazionali https://www.numeripari.org/stop-autonomia-differenziata/.
Perché? Perché siamo convinti che essa, liquidando definitivamente – attraverso le 23 materie, nevralgiche per la nostra vita quotidiana, la cui competenza legislativa e amministrativa sarà trasferita alle Regioni, – tutto ciò che è “pubblico”, finalizzato cioè ai bisogni delle persone, aumenterà di conseguenza le differenze tra ricchi e poveri. Istruzione, sanità, ambiente, infrastrutture, sicurezza sul lavoro, in generale principi e diritti sociali previsti nella I parte della Costituzione di fatto verrebbero annullati. Sarebbe vanificato prima di tutto il principio di solidarietà: ogni Regione farebbe da sé, con i propri fondi, trattenendo la maggior parte del proprio gettito fiscale; tante piccole signorie, ciascuna con pregressi e budget molto diversificati, ciascuna tesa a costruire il proprio sistema scolastico, il proprio sistema sanitario, la propria gestione dell’ambiente e del territorio e così via. Con conseguenze catastrofiche per quelle Regioni e territori collocati dalla propria storia sociale ed economica (e dall’egoismo delle Regioni del Nord) al di sotto della media nazionale. L’operazione non prevede infatti oneri aggiuntivi per lo Stato; e si sa come va a finire con la coperta quando è corta: ci rimettono i più deboli.
Se l’autonomia differenziata divenisse legge, la Repubblica – il garante del principio di uguaglianza sostanziale – non avrebbe più il compito di rimuovere gli ostacoli per rendere le persone uguali. E si produrrebbe – oltre ad una riforma istituzionale sotto mentite spoglie – anche un abbandono della tutela dei diritti universali garantiti uniformemente su tutto il territorio nazionale. Non importa se le 3 Regioni che hanno già chiesto ufficialmente l’autonomia (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna) rivendicano un diverso numero di competenze (si parte dal Veneto, che chiede 23 materie, per arrivare all’Emilia Romagna, che ne chiede 16): qualsiasi sia il numero, dare l’avvio a questo percorso porterà a svuotare la legislazione, che a livello nazionale garantisce l’universalità dei diritti minando l’unità della Repubblica, fondata sulla pari dignità delle persone in qualsiasi Regione e territorio esse vivano: a costo zero si abbatterebbero uguaglianza, solidarietà, democrazia. Ciò lederà non solo i residenti del Sud, ma anche quelli del Nord: tutti sarebbero colpiti attraverso l’abbassamento dei livelli dei servizi, sempre più privatizzati, la frammentazione del diritto del lavoro con la rimessa in causa dei contratti nazionali, impedendo in generale l’accesso ai servizi (dagli asili, al trasporto, alla sanità).
Il Governo Conte II, con il suo ministro Boccia, aveva manifestato l’intenzione di legare il varo delle Intese con le Regioni alla definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), di competenza statale (articolo 117, secondo comma, lettera m), per poi cambiare idea; si propone, infatti, con una legge-quadro, di giungere comunque alle Intese se, entro dodici mesi dalla promulgazione della legge, i LEP non saranno definiti (è da 18 anni che avrebbero dovuto essere definiti…). Le Intese potranno essere siglate con le Regioni trasferendo ad esse intanto le risorse necessarie per esercitare le funzioni devolute (sulla base della ingiusta “spesa storica”, che fotografa e legittima le disparità esistenti). Ma quand’anche fossero definiti i LEP, questi non rispecchierebbero i bisogni essenziali delle persone, dato che a definirli sarà una struttura tecnica della Ragioneria generale dello Stato, che – sulla base di parametri finanziari – stabilirà i livelli essenziali delle prestazioni: si continua in una linea tecnocratica, perché finora i livelli delle prestazioni sono stati elaborati da strutture tecnocratiche come il SOSE, che si occupa di fisco, e l’INFEL, il centro studi dell’ANCI. Basta una semplice riflessione per mettere in luce l’assurdità che siano degli organi tecnici a definire i bisogni delle persone e parametrare ad essi i costi (i fabbisogni standard). È invece necessario dar vita a una vasta campagna, promossa dai Comuni e dalle Regioni, per coinvolgere tutte le persone in un dibattito che faccia emergere dal basso i bisogni – in tutti i campi fondamentali dalla sanità, all’istruzione, ai trasporti, all’assistenza, al lavoro, al reddito: non possono essere i funzionari della Ragioneria dello Stato a decidere al posto delle persone.
Siano gli enti territoriali a promuovere incontri, assemblee, siti internet e tutto ciò che può aiutare l’informazione perché si producano dei veri e propri ‘manifesti dei bisogni’ sulla cui base gli organi della rappresentanza democratica possano poi decidere.
Per tutte queste ragioni, visto il lavoro che le centinaia di realtà della rete sui territori portano avanti per combattere disuguaglianze e povertà, considerando che il Comitato, così come altre realtà impegnate a difendere e promuovere la Costituzione, è parte della Rete dei Numeri Pari, proponiamo a tutte le realtà di attivarsi per una campagna di informazione e discussione sui temi dell’autonomia differenziata, lo strumento più pericoloso per perpetuare e aggravare le disuguaglianze nel nostro Paese. Anzi, con le autonomie differenziate le disuguaglianze verrebbero istituzionalizzate, legittimate – ciò che finora non è mai accaduto. L’obiettivo è quello di sostenere tutte le iniziative che si propongono di sensibilizzare e coinvolgere le persone sui temi dell’autonomia differenziata e costruire occasioni di contatto e di mobilitazione per sconfiggere questo disegno che sancirebbe la fine della Repubblica dei diritti, e comporterebbe la distruzione dell’edificio costituzionale che poggia sull’articolo 3 della nostra Costituzione.
Invitiamo pertanto tutti i territori ad attivarsi per dare vita ad iniziative di informazione, a momenti di riflessione, a mobilitazione su questo tema. Là dove esistano, è importante creare nessi con i comitati di scopo Per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica e la rimozione delle diseguaglianze. Da parte di coloro che sono impegnati da più di un anno su questa lotta, l’assicurazione di garantire presenza e fornire materiali per meglio approntare le iniziative che verranno realizzate.
Potete contattarci all’indirizzo email retenumeripari@gmail.com
Buon lavoro a tutte/i.