Il 20 e 21 settembre si vota per il referendum costituzionale che riduce il numero dei parlamentari del 36,5%: un taglio drastico che soffoca tanto la rappresentanza a livello nazionale, quanto la voce dei territori.
Si tratta di una riforma pericolosa per la stabilità del sistema costituzionale, poiché taglierà fuori dal Parlamento le minoranze politiche (così interi strati della società civile non avranno più rappresentanza) e che nasce sotto i peggiori auspici, perchè merce di scambio per la formazione del Governo Conte bis: la svendita della Costituzione come accordo di governo.
Gli stessi sostenitori del “sì” auspicano necessari interventi correttivi, a cominciare dalla legge elettorale; eppure, i progetti in discussione presentano evidenti criticità, conservando tanto le liste bloccate, quanto le pluricandidature: misure che da oltre 15 anni mortificano il corpo elettorale, impedendogli di scegliere da chi voler essere rappresentati.
Esiste anche un ulteriore pericolo in questa riforma che non viene evidenziato: lo stretto legame tra marginalizzazione del parlamento e autonomie differenziate.
I veri motivi per cui M5S e Lega vogliono la diminuzione e quindi l’indebolimento della rappresentanza parlamentare vanno ricercati al punto 20 del Contratto, firmato dai due partiti nel maggio 2018 in cui, oltre alla “drastica riduzione del numero dei parlamentari”, si prevede “di porre come questione prioritaria nell’agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, 3 comma della Costituzione…..con trasferimento delle competenze necessarie….” Si tratta di ben noto disegno delle autonomie differenziate che, unito allo svilimento del Parlamento nazionale, sposterebbe nettamente il centro decisionale dallo Stato e dal Parlamento nazionale, già eroso nelle sue competenze dal processo di integrazione europea, alle Regioni con la conseguenza che la Repubblica “una e indivisibile”, proclamata dall’art. 5 della Costituzione, finirebbe frantumata in tanti staterelli regionali.
Questo disegno è confermato da una delle più ricorrenti argomentazioni poste a sostegno del sì al referendum: considerato che esistono altre sedi di rappresentanza, in particolare il Parlamento europeo e i Consigli Regionali, la riduzione di rappresentanza scaturente dal taglio dei parlamentari sarebbe da esse compensata. Omettendo, però, che la Corte costituzionale ha chiarito che «solo il Parlamento è sede della rappresentanza politica nazionale (art. 67 Cost.), la quale imprime alle sue funzioni una caratterizzazione tipica ed infungibile».
Se non fermiamo questa deriva, il futuro ci riserva un Parlamentino di nominati, svilito nella sua identità costituzionale, aprendo la strada a mutamenti radicali e imprevedibili della nostra democrazia costituzionale.
Per questo – come comitati Per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, la rimozione delle diseguaglianze – questa tornata referendaria ci riguarda da vicino, coinvolgendo direttamente ed indirettamente il cuore del nostro impegno e della nostra militanza.
Chiediamo a tutti i comitati – e, in special modo, ma non solo, a quelli dove il referendum non è abbinato ad altre consultazioni elettorali – di spendere con convinzione impegno ed energie per mobilitare forze a favore del NO: informazione, informazione, informazione, attraverso banchetti o iniziative, ma anche attraverso l’uso degli indirizzari e del semplice telefono, per convincere della bontà delle nostre ragioni i tantissimi che (in assenza di una vera campagna elettorale, complice la strumentalizzazione della pandemia) non hanno potuto documentarsi e rischiano di non andare a votare o di esprimere una opzione inconsapevole.
Si tratta di 3 settimane scarse, per le quali mettiamo a vostra disposizione il materiale che vi alleghiamo: un volantino e un vienimecum, che rappresentano – il secondo in maniera più analitica ed approfondita – il senso di quello che, in caso di vittoria del Sì, si configurerebbe come un attentato insostenibile alle già vacillanti democrazie a partecipazione nel Paese; un affronto alla rappresentanza e al principio di uguaglianza; la testa di ariete per aprire la strada alle tante riforme che progettano di cambiare il volto della nostra Costituzione e – con essa – della nostra democrazia.
Contiamo su tutte e tutti voi!
L’esecutivo nazionale del Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata,
per l’unità della Repubblica e la rimozione delle diseguaglianze