Venerdì e sabato Metropoliz_città meticcia ha aperto le sue porte alla città per il primo appuntamento di Mosaico Roma, percorso cittadino della Rete dei Numeri Pari. Obiettivo della due giorni era quello di mettere insieme più voci e interessi diversi, intrecciando il tema dell’abitare con argomenti e questioni spesso ritenuti estranei alla discussione sul diritto alla casa, creando nuove alleanze cittadine fra realtà diverse e fuori da quello che era identificato come un blocco unico del diritto all’abitare. Erano presenti associazioni, spazi sociali, presidi antimafia, parrocchie e comitati, cooperative sociali, reti studentesche, sindacati, case delle donne, docenti, lavoratori e lavoratrici che in questi mesi di emergenza si sono fatti carico dell’interesse generale costruendo speranza e risposte concrete ai bisogni della città.
La discussione si è articolata su tre tavoli (Diritto all’abitare & patrimonio, Reddito vs Rendita, Arte, spazi sociali e culturali, trasformazione della città) che hanno poi restituito il dibattito in un’assemblea plenaria.
“In una città in cui lo spazio pubblico viene sempre più spesso pensato per essere strumento di profitto e destinato a essere consumato da un’economia e da un turismo sempre più di massa e distante da quelli che sono i reali bisogni dei territori, l’arte può rappresentare un veicolo per unire pezzi apparentemente lontani tra loro ma vivono la stessa negazione del diritto alla città – riporta Irene di Noto. È necessario un percorso di riappropriazione degli spazi pubblici anche attraverso azioni performative che pongano il problema di come dovrebbe essere la città nella sua funzione pubblica, come luogo di scambio e trasformazione a partire dai bisogni e dai desideri di chi la vive e non dalla necessità di estrarre profitti.”
“In una città in cui 1 persona su 3 è a rischio esclusione sociale è necessario ripensare il ruolo del diritto al reddito in modo diverso da come fatto fin’ora – afferma Margherita Grazioli. In questi mesi di pandemia è emersa una costante contrapposizione tra le misure nazionali di sostegno al reddito, i bonus previsti dall’amministrazione romana, un welfare sempre più escludente e un lavoro sempre più povero e precario che non garantisce una vita dignitosa a migliaia di persone. Siamo coscienti che il mutualismo che ha animato il tessuto sociale cittadino negli ultimi mesi non possa essere un ammortizzatore alle responsabilità della politica ma debba essere invece letto come una forte richiesta di strumenti e risorse che sappiano affrontare le disuguaglianze in modo strutturale e non come un’emergenza a cui rispondere con strumenti assistenziali, temporanei e inefficaci.”
“Anche in questi mesi di pandemia la rendita ha dettato l’agenda sulle politiche di sostegno all’affitto – Paolo Di Vetta. Anziché ragionare su come mettere in campo un piano di edilizia popolare pubblica sono stati previsti bonus che a oggi hanno raggiunto solo il 3% degli aventi diritto, e circa il 60% delle richieste sono state respinte per motivi di formalità. In una città in cui Il 60% degli affitti sono a capo dei grandi costruttori, il meccanismo dei bonus ha finito ancora una volta per favorire gli interessi della rendita senza incidere su un mercato degli affitti sempre più inaccessibile per chi viene colpito dalla crisi e non può contare sulla garanzia di una casa di proprietà. Il terreno comune che è emerso nel dibattito è la necessità di aprire, come in altre città europee, una battaglia sul tetto agli affitti e sull’utilizzo del patrimonio invenduto e inutilizzato pubblico e privato quanto dei beni confiscati alle mafie. Questi rappresentano strumenti fondamentali per un nuovo piano di edilizia residenziale pubblica che sia strutturale e sostenibile e che vede la casa come un bene d’uso e non di scambio.”
“Il diritto all’abitare ci riguarda tutti e tutte. Siamo in una fase nuova in cui le risposte devono essere sistemiche dinanzi alla complessità della crisi ma non ci sembra che la politica lo abbia capito, anzi. Ci troviamo in una fase in cui il nulla avanza! – afferma Giuseppe De Marzo. La città è diventata la capitale delle disuguaglianze, delle mafie, del razzismo, dell’individualismo ma anche della Geografia della speranza, in cui le pratiche messe in campo da centinaia di realtà della Rete – ma non solo – hanno saputo costruire risposte concrete per rispondere ai bisogni della città. Durante la pandemia è diventato ancor più evidente il legame che c’è tra il diritto all’abitare, il diritto alla salute, al reddito, allo studio al lavoro, a servizi sociali di qualità ma anche con la lotta alle mafie, la crisi ecologica e la necessità di avere risposte in termini di sicurezza legate ai rischi dell’emergenza climatica. Il mutualismo, la cooperazione e la solidarietà sono strade utili ed efficaci per costruire comunità, rafforzare percorsi e uscire dalla crisi.”
Questa due giorni rappresenta un momento di partenza di un percorso cittadino che intende mettere insieme centinaia di realtà e migliaia di persone con l’obiettivo di promuovere mobilitazioni, vertenze e incontri attraverso i quali elaborare proposte condivise per la città, rimettano insieme la giustizia sociale, ambientale ed ecologica e facendo crescere consapevolezza, partecipazione e capacità di condizionare le scelte di chi governa le città e il paese.
Tutte le info su Mosaico Roma su: www.numeripari.org/mosaico-roma
Ufficio stampa Rete dei Numeri Pari
Elisa Sermarini
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