Il dipartimento ha proposto un appartamento ogni due nuclei con bambini. Le famiglie hanno rifiutato ma il 31 ottobre dovranno lasciare il centro. Intanto la Prefettura annuncia che il Covid non fermerà gli sgomberi
Di Ylania Sina – Roma Today 1 ottobre 2020
Mentre Roma si prepara a nuovi sgomberi dei palazzi occupati da famiglie di senza casa, quelle sfrattate con la forza oltre un anno fa dalla scuola di via di Cardinal Capranica sono ancora senza un’abitazione. Lunedì scorso alcuni funzionari del dipartimento Politiche sociali, accompagnati dall’assessore competente del XIV municipio, Andrea Maggi, hanno incontrato le famiglie che vivono nel centro di accoglienza di piazza delle Gardenie, a Centocelle. Si tratta di una ventina di nuclei per un totale di circa 70 persone.
Gli hanno proposto un trasferimento in appartamenti con la modalità del co-housing. Tradotto: il Comune mette a disposizione un appartamento ogni due famiglie. A parte due coppie, al centro di piazza delle Gardenie ogni nucleo ha due o tre figli. In ogni abitazione, quindi, si trasferirebbero in media tra le otto e le dieci persone che dovrebbero condividere il bagno, la cucina e, forse, alcuni spazi comuni. Ai presenti non è stato detto dove sono collocate queste case e nessuno le ha potute visitare.
La proposta, inoltre, è stata avanzata solo alle famiglie presenti nel centro di accoglienza mentre non è stata presa in considerazione la situazione abitativa di tutte quelle che, seppur sgomberate, non hanno accettato il trasferimento nella struttura o l’hanno abbandonata perché invivibile. Pur essendo presenti nel censimento delle famiglie con un disagio abitativo ed economico accertato per queste persone, circa un centinaio, non è arrivata alcuna proposta da parte delle istituzioni. Per il momento nessuna delle famiglie che vive nel centro di accoglienza ha accettato di condividere un appartamento con altre persone.
Sulle loro teste, però, pende un ultimatum: l’accoglienza nel centro per loro scade il 31 ottobre e, secondo quanto si apprende, non ci sarà nessuna proroga. L’accoglienza nel centro (dove le famiglie hanno a disposizione solo un paio di stanze e un bagno) era stata promessa come misura temporanea ma dura ormai da oltre un anno al costo di poco meno di 20 euro a persona ogni giorno. Una famiglia di 4 persone costa quasi 2.400 euro al mese, quasi 30mila euro all’anno, proprio come i residence per l’emergenza alloggiativa che l’amministrazione ha intenzione di chiudere. Per il Campidoglio il costo dell’intera operazione, calcolando circa 20 euro a testa al giorno, si aggira ormai attorno al mezzo milione di euro.
Intanto il piano degli sgomberi nella Capitale è pronto a ripartire. Lo ha confermato il prefetto Matteo Piantedosi che in un’intervista al Messaggero ha fatto sapere che l’emergenza sanitaria non fermerà gli sgomberi come al contrario è stato deciso dal Parlamento per gli sfratti, almeno fino al 31 dicembre. In cima alla lista ci sono due palazzine di ex uffici situati in via del Caravaggio, a Tor Marancia, dove abitano circa 120 famiglie. Nonostante l’eventualità di uno sgombero sia sul tavolo da tempo, ufficialmente una soluzione alternativa per tutte queste famiglie ancora non c’è. Ė verosimile ipotizzare che il Campidoglio, proprio come accaduto un anno fa con Cardinal Capranica, fallita l’operazione del buono casa si stia preparando per l’accoglienza emergenziale.
La prossima settimana in Prefettura dovrebbe tenersi il prossimo Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza e il piano operativo esposto da Piantedosi nell’intervista al Messaggero potrebbe muovere i suoi primi passi. La prima operazione di sgombero potrebbe essere messa sul tavolo già tra ottobre e novembre. Il nodo delle alternative è ancora tutto da risolvere. Martedì prossimo alla Regione Lazio è in programma un incontro tra i movimenti per il diritto all’abitare e l’assessore alle Politiche abitative Massimiliano Valeriani: sul tavolo c’è proprio il piano delle alternative per le occupazioni sotto sgombero, a partire da Caravaggio, e il regolamento che dovrebbe rendere attuativo l’articolo approvato con il Collegato al Bilancio nel febbraio scorso che destina una quota di alloggi popolari alle famiglie in emergenza abitativa.
“Il Prefetto ha spiegato che il Covid non fermerà gli sgomberi e notizie sempre più concrete parlano di un’operazione già tra ottobre e novembre. Non riusciamo a capire come si faccia a sostenere questo piano con l’anno scolastico già avviato”, commenta Paolo Di Vetta dei Movimenti per il diritto all’abitare. “Se le alternative ci sono vanno messe sul tavolo perché sarebbe molto rischioso arrivare a ridosso dello sgombero con tutte le famiglie ancora dentro allo stabile. In questa ottica è importante approvare il regolamento per l’assegnazione di case alle famiglie sotto sgombero”.
Anche per Luca Fagiano dei Movimenti per il diritto all’abitare “è assurdo prepararsi a ripetere quanto avvenuto un anno fa a Cardinal Capranica, oltretutto in un periodo in cui l’emergenza Covid pone problemi sia di ordine sanitario sia scolastico, visto che non è chiaro se con un trasferimento a questo punto dell’anno gli altri istituti saranno in grado di accoglierli”. Soluzioni alloggiative alternative “non sono state presentate in via ufficiale. Martedì avremo un incontro con la Regione Lazio e capiremo se gli appartamenti ci sono oppure no. Con il Campidoglio, invece, non c’è alcun dialogo aperto”.
La Regione fa sapere che la stesura del regolamento è quasi completata e prosegue positivamente il reperimento degli alloggi.
Intanto questa mattina le famiglie sgomberate un anno fa da Cardinal Capranica e residenti nel centro di accoglienza di Centocelle hanno protestato davanti alla sede del XIV municipio che ha continuato ad averli in carico dopo lo sgombero di Primavalle. La scuola è iniziata da due settimane ma lo scuolabus del Comune fuori dal centro di accoglienza non si è mai presentato.
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