Il Nodo romano della Rete dei Numeri Pari ha presentato le sue “soluzioni” a al prefetto Matteo Piantedosi. Oggi un primo incontro con un rappresentante del Gabinetto
A giugno, subito dopo i mesi del lockdown, avevano manifestato in Campidoglio per chiedere alla sindaca Virginia Raggi di essere ascoltati. Senza risposte. Così oggi che la crisi economica e quella sanitaria generate dalla pandemia di Coronavirus hanno reso il tema di povertà, esclusione sociale e radicamento delle organizzazioni criminali ancora più urgenti le associazioni, le cooperative sociali, i presidi antimafia attivi sul territorio, i movimenti per il diritto all’abitare, le reti studentesche e di insegnanti, le parrocchie, i comitati di quartiere, i sindacati, le biblioteche popolari e i centri antiviolenza del Nodo romano della Rete dei Numeri Pari si sono rivolti al Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi.
“Come parte importante e viva di questa città, da sempre impegnati contro le ingiustizie sociali e le mafie, sentiamo l’esigenza di essere ascoltati da lei per confrontarci su quelle che sono le nostre proposte per sconfiggere la crisi e lo strapotere dei clan, sempre più avvantaggiati dall’aumento della povertà e dall’inefficacia delle misure di welfare messe in atto”, si legge in un passaggio della lettera inoltrata al Prefetto e presentata questa mattina in piazza Santi Apostoli con una conferenza stampa.
Da un lato la povertà di una città dove già prima del Covid 19 “una persona su tre era a rischio esclusione sociale, il 51,3 per cento della popolazione aveva un reddito inferiore ai 15 mila euro all’anno, oltre 134mila giovani erano Neet (né studio, né lavoro, ndr) e 200mila persone vivevano in condizioni di disagio abitativo”. Dall’altra i numeri della criminalità organizzata presente a Roma con “90 clan e 100 piazze di spaccio” capaci di mettere “a disposizione un vero e proprio welfare sostitutivo mafioso là dove lo stato non riesce a garantire lavoro, diritti e una vita dignitosa”.
Non solo una denuncia quindi da parte delle oltre cento realtà che compongono il Nodo romano della Rete dei Numeri Pari ma “proposte e risposte”, ha specificato Giuseppe De Marzo, coordinatore nazionale della Rete. Un bagaglio di “conoscenze e saperi” accumulati in anni di attività nei quartieri e sui territori che rappresentano “una ricchezza enorme di cui dispone la città”.
La risposta della Prefettura è arrivata mentre alcune delle realtà presenti stavano ancora parlando al megafono: un incontro tra un rappresentante del Gabinetto del Prefetto e una delegazione del Nodo romano della Rete durato circa un’ora e mezza. “Abbiamo esposto tutti i problemi che riscontriamo in città, dalla questione abitativa al taglio dei servizi, dal lavoro, sempre più precario e irregolare alla lotta alle mafie fino ad arrivare al mutualismo”, ha detto De Marzo al termine dell’incontro. “Abbiamo trovato ascolto e sensibilità e ci è stata promessa una risposta da parte del Prefetto. Noi abbiamo chiesto di aprire un tavolo permanente su questi temi di interesse generale”.
Intanto il quadro che è emerso dagli interventi che si sono susseguiti è quello di una città che sta registrando un “aumento esponenziale delle disuguaglianze”, le parole di Eugenio Ghignoni, segretario della Cgil di Roma e del Lazio che ha ricordato come “non è aumentata solo la disoccupazione ma anche il lavoro povero, che non permette di mantenere una famiglia”. Tra gli esempi citati quello dei lavoratori degli appalti di scuole, mense e uffici pubblici “che non hanno accesso alla cassa integrazione perché hanno un impiego ma che si sono visti ridurre le ore e quindi il salario”. Maurizio Simmini cooperativa sociale Iskra ha invece attaccato il Piano sociale cittadino, approvato ieri dall’Assemblea capitolina, “basato su dati vecchi e senza alcun confronto con il terzo settore”. Claudio Graziano dell’Arci di Roma ha ricordato come “per chi si occupa di immigrazione l’arrivo del freddo diventa un evento drammatico” a causa del numero di senza tetto in città. “Servono posti, servono tamponi e luoghi per le quarantene. È possibile continuare ad andare avanti con l’emergenza?”.
In piazza anche i movimenti per il diritto all’abitare. Ha parlato Anna Sabatini, residente nell’occupazione di viale del Caravaggio, in cima alla lista degli sgomberi proprio al tavolo in Prefettura. Sgomberi che, nonostante l’emergenza, non sono stati ufficialmente sospesi. “Ci sono arrivate voci che non ci hanno rassicurato. Gli abitanti di Caravaggio sono molto preoccupati, sarebbe inopportuno mettere in campo ora uno sgombero senza alternative valide”. E ancora gli studenti, con Giulia che ha ricordato “l’importanza dei luoghi della formazione in città e del fallimento della didattica a distanza”.
In piazza il presidente del III municipio, Giovanni Caudo: In questa fase di profonda crisi e di sclerotizzazione della disuguaglianza l’unica arma che abbiamo è l’ascolto e il dialogo. Per questo ho sentito l’esigenza di starci”.
Presente anche il candidato alle primarie del centrosinistra Tobia Zevi: “Sono qui per dare solidarietà a un mondo di associazioni che manifesta per un disagio che nella nostra città coinvolge migliaia di persone. Di fronte a questo dobbiamo mettere in campo tre parole: protezione, mettendo in campo strumenti a sostegno del reddito e dell’abitare; redistribuzione, perché è chiaro che la crisi non ha colpito tutti allo stesso modo e quindi chi ha di più deve dare di più; rilancio economico”.
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