Verdi fuori e neri dentro. L’ultimo rapporto dell’organizzazione Rainforest Action Network lascia poco spazio alle illusioni. In fatto di sostenibilità ambientale dai colossi della finanza globale arrivano molte parole e pochissimi fatti. Gli investimenti in gruppi legati a petrolio, gas e carbone ammontano nel complesso a 3.800 miliardi di dollari ( di euro) e lo scorso anno sono altri 750 miliardi di dollari. La banca americana Jp Morgan rimane quella più esposta nell’industria fossile con 317 miliardi di dollari investiti dal 2016 (primo anno da cui sono in vigore gli accordi di Parigi) al 2020. Solo lo scorso anno il gruppo statunitense ha investito 51 miliardi di dollari, con un calo del 20% rispetto ai 64 miliardi del 2019. Al secondo posto si conferma Citi (237 miliardi in cinque anni) che ha fatto investimenti anche in colossi come Exxon che ha espressamente indicato l’intenzione di aumentare proprio il livello di emissioni nei prossimi anni. Seguono Wells Fargo (223 miliardi) e Bank of America (198 miliardi). La prima europea è l’inglese Barclays, al settimo posto con 145 miliardi.
A distinguersi nel 2020 è stata però soprattutto la francese Bnp paribas che ha aumentato di ben 41 miliardi di dollari la sua esposizione verso compagnie petrolifere e affini. In particolare il gruppo francese ha puntato quasi 13 miliardi di dollari su British Petroleum, 4,2 miliardi su Royal Dutch Shell, 3,7 miliardi in Total e quasi 2 miliardi in Saudi Aramco. Gli investimenti di Bnp nelle compagnie petrolifere sono così più che raddoppiati negli ultimi 5 anni. Tuttavia la banca ama dipingersi come leader globale nella finanza sostenibile ed ha sottoscritto l’impegno a impostare il proprio portafogli di investimenti in modo favorevole al raggiungimento degli obiettivi degli accordi di Parigi. Al 35esimo posto compare l’italiana Unicredit che nel 2020 ha investito 8,6 miliardi di dollari per un totale che supera ora i 31 miliardi di dollari. La banca è particolarmente attiva nel finanziamento a operatori che trivellano nell’Artico. Al 45esimo posto Intesa Sanpaolo che si ferma ad un totale di 13 miliardi. Nel complesso gli investimenti delle 16 banche europee presenti nella classifica sono costantemente cresciuti nell’ultimo quinquennio. Credit Suisse e Deutsche Bank sono le banche europee più esposte sul comparto del carbone.
Nel corso del 2020 il flusso complessivo degli investimenti è diminuito del 9% ma secondo i curatori del rapporto la flessione è dipende dal rallentamento della domanda indotto dal Covid, non ad un cambio di atteggiamento delle banche. Il punto chiave, sottolineano gli attivisti, non è di non finanziare gruppi energetici ma di discriminare tra quelle che stanno perseguendo politiche di riduzione delle emissioni e chi invece non lo sta facendo, oltre a valutare chi opera nelle trivellazioni con il maggior impatto ambientale. E, al di là delle dichiarazioni di facciata, in questo le banche sono estremamente vaghe e poco trasparenti.
Pochi giorni fa, in un editoriale per Usa Today, l’ex responsabile di Blackrock (il più grande asset manager al mondo) per gli investimenti sostenibili Tariq Fancy ha scritto: “La verità è che gli investimenti sostenibili si riducono a poco più che campagne pubblicitarie, strategie di marketing e false promesse. A volte gli stessi prodotti Esg (ossia investimenti che dovrebbero rispettare criteri di sostenibilità ambientale e sociale, ndr) includono società scarsamente responsabili in fatto di politiche ambientali . Ci sono asset manager che, nel nome del profitto, fanno scommesse speculative al ribasso sulle società che invece accolgono appieno gli impegni di sostenibilità”. L’ex manager aggiunge “I gestori si occupano soprattutto di proteggere i propri investimenti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici senza fare nulla per contrastarli”. Questo sistema ci condurrà al disastro, avverte Fancy che spiega come affidarsi alla finanza sia una pericolosa illusione e come serva invece un intervento deciso degli stati. La Commissione europea ha recentemente affidato a Blackrock il compito di allineare le pratiche delle banche europee ai requisiti Esg.