Gioco d’azzardo, il vizio che arricchisce lo Stato

Nel gioco d’azzardo si punta del denaro per avere una vincita. L’abilità conto poco o niente, la fortuna è più importante. Per lo Stato è diventato una fonte di denaro enorme, ma provoca anche problemi, sia nella salute dei giocatori, sia per gli interessi delle mafie

5 maggio 2021 – Giulia Migneco – Responsabile Ufficio stampa e comunicazione di Avviso Pubblico

Non conta molto la bravura, l’agilità o l’intelligenza, anzi spesso conta soltanto il caso. I giochi d’azzardo sono tutti quelli nei quali si gioca puntando del denaro e nei quali la vincita dipende, del tutto o in parte, dalla fortuna anziché dall’abilità del giocatore. L’origine di questa pratica è antichissima, a lungo sono stati “confinati” in alcuni ambienti, come i casinò, e ora sempre più diffusi in seguito sia alla liberalizzazione del mercato cominciata negli anni Novanta, sia all’introduzione di Internet. Oggi i giochi d’azzardo più diffusi sono le video-lottery e le slot machine (spesso chiamate ancora videopoker), i gratta e vinci, il lotto e il Superenalotto, i giochi al casinò, il “Win for life”, le scommesse sportive o ippiche, il bingo, i giochi online con vincite in denaro (ad esempio, poker online).

Ci sono diverse tipologie di giochi d’azzardo in base al diverso peso del “fattore fortuna”:

  1. Il bingo, le slot-machine, le lotterie tradizionali, le lotterie istantanee (es. il Gratta e vinci e il lotto), i giochi numerici a totalizzatore (come il SuperEnalotto) sono fra quelli in cui la sorte è padrona. Nessuno di essi prevede la possibilità di esercitare, da parte del giocatore, un reale controllo o di influenzare, seppur minimamente, la singola giocata;
  2. Nei giochi a base sportiva come il Totocalcio o il Totogol invece la fortuna è predominante, ma nel decidere su quale squadra puntare si prendono delle decisioni meditate che possono incidere sul risultato finale della scommessa;
  3. Solo un ristretto numero di giochi d’azzardo consente di sviluppare strategie matematico-probabilistiche. Sono i cosiddetti “giochi d’abilità”, dei quali l’esempio migliore è il backgammon mentre quello più noto è il poker, incluse le sue varianti come il Texas Hold’em. Un gioco si definisce d’abilità quando è possibile calcolare con la matematica la probabilità che una mossa sia vincente o perdente rispetto a quella dell’avversario.

Il gioco d’azzardo e le leggi italiane

È quasi ironico constatare come ancora oggi in Italia, secondo l’articolo 718 e 723 del nostro codice penale, il gioco d’azzardo in quanto tale sia illegale, salvo deroghe decise dai governi che hanno il potere di inserire determinati giochi tra quelli autorizzati. Deroghe che sono arrivate numerose a cominciare dalla prima metà degli anni Novanta, con un duplice scopo: incassare denaro tramite la tassazione di questi giochi legalizzati ed erodere quote al mercato illegale in mano alle mafie.

Dal 1992 al 2012 tutti i governi che si sono succeduti hanno introdotto nuove forme di “gioco autorizzato”. I primi giochi autorizzati a essere immessi sul mercato furono i Gratta e vinci, poi arrivò il Superenalotto e di seguito le sale bingo, le sale scommesse sino all’avvento delle slot machine e del gioco online. Il tutto in circa vent’anni, lasso di tempo in cui lo scenario è stato ribaltato. Oggi i giochi d’azzardo sono a nostra disposizione 24 ore su 24 su smartphone, tablet e computer, e in qualsiasi momento della giornata: in attesa dell’autobus, in pausa pranzo o in fila al supermercato, se abbiamo il desiderio di giocare possiamo farlo ovunque e da dove vogliamo.

La tecnologia ha quindi certamente dato una spinta notevole all’ampliamento del comparto del gioco online, ma non sarebbe corretto esaminare il fenomeno se lo considerassimo solo il figlio di una ovvia evoluzione digitale, che ha investito tutti i campi del nostro vivere quotidiano. Infatti, ben prima che gli smartphone diventassero accessibili a larghe fette della popolazione, la bolla dell’azzardo era già esplosa.

Il gioco da inseguito si era già trasformato in inseguitore, in ogni angolo delle nostre città: le slot machine sono ovunque, con un picco di 420mila – una ogni 142 abitanti – raggiunto nel 2015. Sale scommesse e sale da gioco talvolta aperte anche nelle ore notturne, decine e decine di Gratta e vinci dai costi e dai formati più disparati offerti ai consumatori anche nei supermercati. Lo storico gioco del Lotto passato da un’estrazione ogni 10.080 minuti (una a settimana) a una ogni 10 minuti.

Sul finire della prima decade del nuovo millennio l’azzardo è ovunque. La definitiva liberalizzazione del gioco online è solo l’ultimo tassello che completa il puzzle, andando ad inserirsi in un quadro in cui la pandemia da azzardo ha già preso piede nella società. Alla fine del 2011 l’ammontare totale delle giocate aveva sfondato quota 70 miliardi di euro, mentre i giocatori in Italia – inteso in tal modo chi gioca almeno una volta l’anno – erano addirittura 19 milioni (studio Italian population survey on alcohol and other drugs dell’Istituto di Fisiologia clinica del Centro nazionale di ricerche di Pisa).

Tipologie di gioco e distribuzione della raccolta

In Italia esistono moltissimi tipi di gioco, aumentati molto nel corso degli ultimi vent’anni, ciascuno dei quali contribuisce alla raccolta (ovvero il numero delle puntate effettuate in Italia ogni anno). Attualmente i giochi sotto l’egida dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) possono essere racchiusi in dieci categorie:

  • giochi numerici a totalizzatore: Superenalotto, Superstar, SiVinceTutto Superenalotto, Eurojackpot, Win for Life;
  • giochi a base sportiva: Totocalcio, Totogol, scommesse a quota fissa, scommesse virtuali, Big Match, Big Race;
  • giochi a base ippica: ippica nazionale e internazionale, scommesse ippiche in agenzia, V7;
  • slot machine: le amusement with prize (awp), che erogano vincite in denaro, e le videolottery (vlt);
  • skill games o gioco online, giochi di abilità a distanza con vincita in denaro;
  • lotto: Lotto, 10 e Lotto;
  • lotterie e gratta e vinci: lotterie istantanee, lotterie istantanee telematiche, lotterie tradizionali;
  • bingo: bingo a distanza, bingo di sala;
  • giochi a distanza affidati in concessione a privati: Betting Exchange;
  • “comma 7”: apparecchi di intrattenimento senza vincite in denaro.

Le slot machine fanno la parte da leone della raccolta

Degli oltre 110 miliardi di euro incassati dallo Stato nel 2019, più di 46 miliardi di euro arrivano dalle slot machine

Al 31 dicembre 2019 erano presenti sul territorio italiano 321.136 slot machine di cui 263.198 apparecchiature di tipo awp e 57.938 vlt. I primi erogano vincite in denaro. Ogni apparecchio ha una scheda di gioco che interagisce col sistema del concessionario. Le videolottery, invece, sono una evoluzione delle prime, non necessitano di una scheda di gioco all’interno e sono connessi direttamente al sistema di gioco centrale.

Come possiamo vedere dal grafico, tra il 2015 e il 2018, il numero complessivo di slot machine presenti in Italia ha subito una rilevante flessione: siamo passati da oltre 418 mila slot machine a poco più di 263 mila. Questo si è verificato grazie ad una presa di coscienza dello Stato che, preso atto del costante aumento del numero di giocate alle slot machine, ha deciso di ridurre del 30 per cento il numero delle macchinette presenti sul nostro territorio.

Sono infatti queste due tipologie di gioco a fare la parte del leone nella raccolta: solo per fare un esempio, degli oltre 110 miliardi di euro incassati dallo Stato nel 2019, più di 46 miliardi di euro arrivano dalle slot machine.

La tassazione del gioco

Un tema particolarmente discusso quando si parla di gioco d’azzardo in Italia è quello sulla tassazione delle imprese concessionarie che operano nel settore dei giochi, sul quale è bene fare chiarezza, considerato che la questione relativa all’Erario è stata una di quelle poste alla base del cambiamento di approccio dello Stato sull’azzardo. L’80 per cento delle somme giocate (raccolta) ritorna ai giocatori sotto forma di vincite (payout), il restante 20 per cento della raccolta rappresenta la spesa, ovvero le perdite dei giocatori, vale a dire ciò che incassano lo Stato e le imprese del gioco d’azzardo che operano in Italia.

In questa tabella sono indicate le misure della tassazione e la percentuale minima di vincite che deve essere restituita ai giocatori (payout).

 

 

Per quanto riguarda invece le vincite, fino a qualche anno fa tutte le vincite sul gioco d’azzardo non venivano tassate dallo Stato. Dal 2012, invece, tutte le vittorie hanno una percentuale applicata direttamente dall’Adm, che ammonta al 6 per cento. Ma vale soltanto per le vincite che oltrepassano i 500 euro.

Negli ultimi anni il quadro è cambiato ancora: tutte le vincite sono state tassate, ma con una percentuale diversa in base alla loro natura. Si va da un 6 fino ad un 19 per cento. Quest’ultima percentuale viene utilizzata per le slot machines.

Il disturbo da gioco d’azzardo

La diffusione del gioco d’azzardo ha però portato con sé anche alcuni problemi di salute. Il disturbo da gioco d’azzardo (dga), anche detto gioco d’azzardo patologico (gap), è un disturbo che non coinvolge solo chi ne è affetto, ma trascina nel vortice anche familiari, parenti e amici. Nessun territorio in Italia può oggi definirsi immune dalle ricadute nefaste causate dal disturbo da gioco d’azzardo, una patologia che ha in comune con la dipendenza da sostanze – alcool o stupefacenti – il comportamento compulsivo, che produce effetti sulle relazioni sociali o sulla salute seriamente invalidanti. Per tale motivo con il decreto legge 158 del 2012 (il decreto Balduzzi) e la legge n. 208 del 2015 le prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da gioco d’azzardo patologico sono state inserite nei livelli essenziali di assistenza.

Gli interessi mafiosi nel settore del gambling

L’interesse delle mafie verso il controllo e la gestione del mondo dei giochi d’azzardo non è mai stata una notizia. L’attenzione crescente dei clan verso il settore del gambling è, infatti, iniziata più di un secolo fa. Già nei rapporti di polizia dell’Ottocento c’è traccia della gestione del lotto clandestino e del gioco d’azzardo da parte della camorra, prima su tutte ad aver intuito i grandi affari che si potevano generare da questo redditizio comparto.

Ma se una volta le mafie si limitavano a gestire le bische clandestine e le scommesse illegali, le attività investigative di questi ultimi vent’anni restituiscono, in maniera evidente, la permeabilità degli interessi criminali nel settore legale dei giochi e delle scommesse. A tal punto che la Direzione investigativa antimafia, nella sua relazione relativa al secondo semestre 2019, ha dedicato un intero capitolo al rapporto ‘Mafia e giochi’. Dalla relazione emerge come, in alcune aree del nostro Paese, per esempio nel territorio calabrese, non sia possibile accedere al mercato dei giochi e delle scommesse senza il preventivo accordo con i sodalizi criminali che ne detengono il controllo.

Tutte le consorterie mafiose, dalla ’ndrangheta alla camorra, da cosa nostra alla sacra corona unita, sono interessate al business dell’azzardo. Numerose indagini di questi ultimi anni – solo per citarne alcune operazione “Scommessa”, operazione “Galassia, operazione “Gaming offline” – hanno dimostrato come le mafie collaborano tra loro per mettere in piedi sistemi di gioco legale e illegale, creando delle vere e proprie consorterie criminali, che consentono di raggiungere una capillare infiltrazione nell’intero settore, assicurando di fatto una posizione di predominio alle famiglie mafiose rispetto agli operatori del circuito legale e contribuendo in maniera determinante a rendere difficoltosa l’attività di controllo da parte degli organi istituzionali preposti, favorendo così anche il reimpiego di capitali illeciti, cioè il riciclaggio.

Le consorterie mafiose hanno percepito l’elevata dimensione economica del mondo dei giochi e delle scommesse prodotta dal circuito legale a partire dagli anni 2000, quando la tradizionale offerta, prima limitata alle storiche schedine del Totocalcio, del Totip e delle grandi lotterie nazionali, è diventata molto più ampia e complessa, allargandosi a nuovi segmenti, come le scommesse sportive a quota fissa, le scommesse ippiche, le sale bingo, le slot machine. L’anno della vera svolta è stato il 2003 ovvero quando lo Stato, in considerazione del dilagante fenomeno dell’illegalità nel settore è intervenuto, da un lato, rendendo più competitivo il sistema legale rispetto a quello illegale e, dall’altro, cercando di incrementare le azioni di controllo su tutte le fasi di gioco e su tutta la filiera degli operatori di gioco.

Si decise pertanto di incrementare il ritorno economico delle giocate prevedendo parametri di vincita adeguati agli standard europei e quindi più alti rispetto a prima. Un adeguamento che ha portato ad un incisivo incremento della raccolta fino ad attestarsi, in Italia, nel solo anno 2019, ad un ammontare delle giocate complessive (fisiche e telematiche) pari a più di 110 miliardi di euro, con riferimento alla sola parte emersa del fenomeno.

Le organizzazioni mafiose, in questo ampio mercato, si muovono secondo due direttrici:

  • da un lato gestendo, come hanno sempre fatto, il gioco d’azzardo illegale le cui prospettive sono andate ancora di più allargandosi con l’offerta del gioco online;
  • dall’altro contaminando il mercato del gioco e delle scommesse legali.

L’intera filiera dell’azzardo risulta così permeabile alla criminalità, fatto che pone un problema molto serio in termini di sicurezza e stabilità nazionale, oltre che territoriale.

Investire nella possibilità di cambiare

Come abbiamo visto il gioco d’azzardo è diventato un comparto economico che movimenta enormi quantità di denaro, un settore in cui operano migliaia di imprese e lavoratori, ma le sue criticità impongono un’inversione di rotta. Nessuno chiede di abolire tout court il settore, consegnando un Paese in overdose da azzardo nelle mani della criminalità organizzata, ma non è più procrastinabile un suo effettivo ridimensionamento. Un trend che negli ultimi tempi è stato parzialmente impresso dallo Stato, sotto forma di una prima riduzione dell’offerta, dell’imposizione del divieto sulla pubblicità, di un maggior sostegno economico ai territori.

Crediamo però che sia arrivato il momento di guardare altrove, di fare scelte politiche diverse. Come Avviso Pubblico sostiene da anni, gli oltre dieci miliardi di euro incassati nel 2016 possono essere recuperati (e incrementati) con una più incisiva azione di prevenzione e contrasto alle mafie, alla corruzione e all’evasione fiscale. Le ricette per frenare l’overdose da gioco … [CONTINUA A LEGGERE SU LA VIA LIBERA]

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