Antifascismo ma anche giustizia sociale: sono le parole d’ordine che caratterizzano la presenza in piazza delle realtà dei Numeri Pari alla manifestazione “Mai più fascismi” dopo l’attacco alla Camera del Lavoro subito dai No Vax
Antifascismo ma anche giustizia sociale perché i tue concetti sono inscindibili. Sono queste le parole d’ordine che caratterizzano la presenta in piazza di centinaia di associazioni della Rete dei Numeri Pari che ha deciso di partecipare alla manifestazione “Mai più fascismi” in solidarietà alla Cgil dopo l’attacco subito da gruppi No Vax guidati dalle frange neofasciste di Forza Nuova. Una presenza che porta in piazza la lotta alla povertà e la difesa dei diritti costituzionali e della dignità delle persone. La Rete dei Numeri Pari aveva già programmato una mobilitazione prima dei gravi fatti che hanno segnato il sabato di follia e tensione dell’9 ottobre scorso. Il cambio di programma è stato inevitabile vista la gravita dei fatti che hanno scosso la Capitale. Ma restano, accanto al tema dell’antifascismo, i contenuti della piattaforma promossa da centinaia di realtà sociali che lanciano proposte alternative alle politiche del governo Draghi.
“Oggi più che mai, dinanzi ad un ulteriore aumento senza precedenti di disuguaglianze e povertà nel nostro paese, siamo convinti che il fascismo lo si sconfigge attraverso l’impegno giornaliero per i diritti e la giustizia sociale – spiegano dalla Rete dei Numeri Pari – Da anni denunciamo come in assenza di risposte efficaci del governo e delle forze politiche per garantire diritti sociali, lavoro dignitoso e di qualità, salute ed istruzione, sono i fascisti e le mafie a trarre vantaggio dalla disperazione e dalla legittima rabbia sociale. Partecipazione, diritti e giustizia sociale sono gli strumenti attraverso i quali sconfiggere ogni fascismo e rispondere al declino della convivenza democratica determinato dal peggioramento senza precedenti delle condizioni di milioni di cittadini e cittadine. È la nostra Costituzione, nata dalle lotte della resistenza antifascista, a ricordarcelo”.
L’Istat denuncia sei milioni di italiani in povertà assoluta, mentre cresce il numero dei miliardari (36 nel 2019, 40 nel 2020, 51 nel 2021, secondo Forbes) e la loro ricchezza (solo nel 2020 hanno incrementato il loro patrimonio di 45,7 miliardi secondo Oxfam). Il lavoro è sempre più precario e povero: sono addirittura 6,4 milioni i “working poor” secondo un’analisi della Confederazione dei Sindacati Europei.
“Il nostro sistema di protezione sociale è inadeguato e sottofinanziato, e continua a scaricare il peso di cura sulle donne. Le misure di sostegno al reddito sono parziali e lontane dai “pilastri sociali” europei che garantiscono non solo il reddito minimo garantito ma anche il diritto all’abitare e servizi sociali di qualità. Anche la qualità del nostro clima e la salute dei nostri territori peggiora più rapidamente che altrove, esponendoci a maggiori rischi: solo lo smog ha ucciso lo scorso anno più di 66mila persone – spiega Giuseppe De Marzo coordinatore della Rete dei Numeri Pari – Ma a far paura è soprattutto la povertà relazionale e culturale per le conseguenze che genera, favorendo letture semplificate della realtà e della complessità dei problemi. Il 30% degli italiani è analfabeta di ritorno, secondo l’Istituto Cattaneo. Un ritardo che continua a rafforzare nel nostro Paese odio, depressione, razzismo, estrema destra e mafie pronte a scaricare sui più deboli le responsabilità della crisi. L’istituzionalizzazione della povertà genera allo stesso tempo rabbia e darwinismo sociale. Due conseguenze nefaste per la convivenza democratica.