Sempre più ricchi, sempre più poveri

I numeri non mentono: i poveri sono sempre più poveri, i ricchi sono sempre più ricchi. Non è il “mantra” della disuguaglianza, ma la sintesi di ciò che emerge dal confronto delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti italiani negli ultimi cinque anni, dal 2015 al 2019.

I più poveri. Nel 2015 i contribuenti con redditi dichiarati fino a 15 mila euro (che corrisponde al primo scaglione IRPEF) erano 18,5 milioni per un importo complessivo di 127,2 miliardi di euro. La media pro-capite era di 6.858 euro. Nel 2019 i contribuenti del primo scaglione erano 18,1 milioni con un reddito globale di 121,9 miliardi: la media si è abbassata a 6.723 euro a testa.

I più ricchi. Nel 2015 i contribuenti con redditi dichiarati oltre i 75 mila euro (che corrisponde all’ultimo scaglione IRPEF) erano 895 mila per un importo complessivo di 117,6 miliardi di euro. La media pro-capite era di 131,4 mila euro. Nel 2019 i contribuenti dello scaglione più elevato erano un milione con un reddito globale di 134,5 miliardi: la media è salita a 134 mila euro a testa. Se consideriamo le imposte nette versate la situazione si rovescia: nel 2015 i contribuenti di questo scaglione hanno versato un’imposta media del 33,45%, mentre nel 2019 l’imposta è scesa al 32,70%. Da notare che anche i più ricchi mediamente pagano imposte inferiori a un terzo del reddito.

I più ricchi tra i ricchi. Considerando soltanto i contribuenti con redditi superiori ai 300 mila euro annui, nel 2015 erano 34.022 per un importo totale di 20,3 miliardi di euro con una media di 596 mila euro pro-capite. Nel 2019 sono diventati 40.841 con un reddito globale di 24,9 miliardi e una media di 610 mila euro a testa. In sintesi gli ultraricchi sono aumentati del 20% e il reddito globale del 22,8%. A logica ci si poteva attendere una diminuzione della media, presupponendo che i 6.819 nuovi ultraricchi superassero di poco la soglia dei 300 mila euro annui. Nonostante ciò la media è aumentata, probabilmente per un consistente aumento dei redditi di chi era già incluso in questa categoria di contribuenti. Dato che i contribuenti italiani nel 2019 erano 41,5 milioni, ciò significa che gli ultraricchi in media sono uno ogni 1.000 contribuenti.

La progressività della ricchezza. Non è tutto: il Dipartimento delle Finanze fornisce i dati dei contribuenti suddivisi in 34 classi di reddito. È emblematico il fatto che le classi che hanno avuto i maggiori aumenti dei redditi sono quelle più elevate con un andamento progressivo: +11,45% per redditi tra 100 e 120 mila euro, +13,22% tra 120 e 150 mila, +16,14% tra 150 e 200 mila, +17,52% tra 200 e 300 mila e +22,82% per i redditi superiori ai 300 mila euro. Partendo da questi dati ascendenti si potrebbe decidere un’applicazione più incisiva del criterio della progressività applicato al sistema tributario, come sancito dall’art. 53 della Costituzione. Per altro lo sosteneva persino Adam Smith, il padre di tutti gli economisti classici, già nel 1776: «Non è irragionevole che un ricco debba contribuire in misura alquanto superiore alla semplice proporzionalità rispetto al reddito».

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