Il PNRR dovrebbe essere finalizzato a realizzare un futuro di stabilità e di armonia sociale. Era quindi naturale attendersi misure che affrontassero uno dei punti cruciali di coesione economico-sociale: la carenza di un’offerta abitativa a canone commisurato ai redditi da lavoro, che è uno dei fattori di blocco e di profonda diseguaglianza nel nostro Paese. Invece non c’è, nel piano, un settore specifico dedicato al tema e i segmenti che affrontano la questione della casa e dell’abitare sono collocati in parti diverse e non sempre collegate. L’abitare, per di più, è una funzione complessa, che chiama in causa l’organizzazione della città, i suoi servizi essenziali e sociali e la residenzialità vera e propria, che è composta a sua volta da qualità e adeguatezza dell’edilizia residenziale e da fattori quali tariffe, canoni, accessibilità e molti altri aspetti che decidono della qualità dell’esistenza di ciascuno.
Un’analisi della situazione e delle prospettive è oggi contenuta in un quaderno predisposto dalla Caritas, dal titolo “Case e abitare nel PNRR” (https://www.caritas.it/materiali/Italia/qrrp/qrrp_num1_mar2022.pdf), da cui risulta un quadro allarmante.
Il PNRR non ha posto grande attenzione né dato specifico spazio agli interventi per incrementare l’offerta abitativa, in particolare a basso costo. Il totale dei finanziamenti previsti è pari a 13,95 miliardi di euro, destinati a misure che riguarderanno (in parte) soluzioni abitative. Tra queste: alloggi per studenti (1 miliardo di euro di investimento), alloggi per anziani e disabili (500 milioni di euro per ciascun target), housing per senza dimora (450 milioni di euro), programmi per l’abitare, piani urbani integrati e progetti di rigenerazione urbana (8,55 miliardi di euro), riuso di beni confiscati alle mafie (300 milioni di euro) e, infine, superamento di insediamenti abusivi per lavoratori in agricoltura (272 milioni di euro).
L’analisi del contenuto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del suo Fondo complementare nonché delle loro prime misure attuative e operative, conferma la difficoltà del nostro Paese nel confrontarsi con una politica per l’abitare che consideri con priorità le necessità dei ceti meno abbienti. Il settore delle politiche abitative necessita infatti da molto tempo di un insieme strutturato di interventi rivolto a una più efficace regolazione dell’intervento pubblico per l’edilizia sociale e diretto a potenziare l’offerta verso le fasce deboli del mercato. Quella del PNRR era, e in parte potrebbe ancora essere, una occasione irripetibile per definire e mettere in atto le riforme necessarie a riparare le lacune che nel settore abitativo si sono allargate, nel corso dei decenni, dopo il trasferimento di competenze alle regioni, a causa di interventi legislativi sporadici e talvolta ispirati a interessi di brevissimo momento.
Nell’insieme delle misure del PNRR e del Piano complementare che interessano i temi dell’abitare si coglie, purtroppo, l’assenza di definizione dei fabbisogni e la mancanza di strumenti giuridici e di pianificazione per l’integrazione dei fattori demografici, sociali e delle connesse funzioni di residenzialità e dei servizi relativi. Di conseguenza non vengono posti tempestivi, chiari e articolati obbiettivi in termini di pianificazione e organizzazione del tessuto urbano e dei servizi di welfare per il finanziamento dei programmi da predisporre da parte degli enti locali con il più ampio possibile concorso di attori locali, imprese, non profit e cittadini. Non esiste, del resto, nemmeno una parvenza di Osservatorio nazionale sulla condizione abitativa che possa fungere da punto di aggregazione della conoscenza di scambio di best practices, anche per la stima dei fabbisogni.
Per questa ragione ai comuni italiani è richiesto, oltre all’eccezionale sforzo in termini di organizzazione della capacità di spesa, un ulteriore impegno, anch’esso particolarmente complesso: quello di collegare tra loro, nella dovuta scala territoriale e nel rapporto tra le diverse scale territoriali, le richieste di accesso ai tanti diversi fondi che hanno rilievo per le politiche dell’abitare. I comuni dovranno considerare che con ogni probabilità questa integrazione sarà più efficiente e operativa se l’amministrazione saprà aprirsi alla collaborazione e al coinvolgimento del volontariato e della creatività sociale, acquisendo nuovi punti di vista, nuove competenze ed energie. Ne risulteranno arricchiti obbiettivi e progetti anche per la possibilità di attingere alle risorse sottoutilizzate. Il grande valore della trasparenza, infine, se perseguita con rigore, potrà manifestare la propria capacità di immediata semplificazione di processi che sono e rischiano di restare altrimenti bloccati da attriti di potere.
Qui il testo integrale del Quaderno: https://www.caritas.it/materiali/Italia/qrrp/qrrp_num1_mar2022.pdf