Sarà un 25 aprile di memoria della Liberazione e di impegno per la pace

Un 25 aprile di memoria della Liberazione e di impegno per la pace. Non solo una celebrazione e un giorno di festa, per quanto si possa festeggiare in questa drammatica situazione, ma uno stimolo verso tutti per il ritorno della politica come capacità di composizione dei conflitti. Non siamo mai stati equidistanti. Siamo dalla parte degli aggrediti contro gli aggressori, come abbiamo detto alle 9 di mattina del 24 febbraio, poche ore dopo l’invasione.

Siamo oggi in una nuova fase dell’invasione che ha assunto un carattere ancora più tragico con violenze, vittime civili, distruzioni crescenti e con l’aumento della tensione internazionale a livelli mai avvenuti dal dopoguerra. Tutto ciò rende ancora più urgente la ricerca di un tavolo di trattative quanto meno a partire, come ha proposto Papa Bergoglio, da una tregua nelle festività pasquali.

Vediamo con allarme che sta avvenendo il contrario, con scelte e comportamenti che spingono al prolungarsi delle ostilità e a un continuo e accelerato riarmo. Una di queste scelte è il crescente rifornimento di armi sempre più letali all’Ucraina, cosa che a nostra avviso (e non solo nostro) rende sempre più difficile un ruolo di mediazione dell’UE ed aumenta di giorno in giorno i rischi di espansione della guerra.

Assistiamo a un crescente scontro di dichiarazioni fra rappresentanti russi, americani, della Nato e persino della UE, un inseguimento di dichiarazioni che aumentano la tensione mondiale e che coinvolgono persino la Cina.

La Finlandia annuncia di voler entrare nella Nato e sembra che la Svezia sia prossima a farlo. La Russia risponde minacciando un arsenale nucleare nel Baltico.

Assistiamo a un inquietante riarmo generalizzato spinto dai vertici dell’Unione Europea, come avvenne prima della Prima e della Seconda guerra mondiale.

Tutto ciò inasprisce le tensioni e le estende su scala continentale e mondiale. Come si fa a non vedere o a sottovalutare che si sta creando una apocalittica reazione a catena di cui nessuno può prevedere la conclusione?

Noi ci siamo dichiarati prima contrari all’invio delle armi in Ucraina poi contrari all’aumento del budget militare del nostro Paese fino al 2% essenzialmente perché ci sembra che questi atti abbiano contribuito e contribuiscano alla rapidissima escalation a cui stiamo assistendo.

È possibile un nuovo Afghanistan nel cuore dell’Europa. Cioè lo scontro militare fino allo sfinimento delle parti con un incalcolabile numero di vittime. La annunciata prossima offensiva russa lo conferma.

Da ciò l’urgenza di un rafforzamento dell’unità di tutte le forze di pace del nostro Paese e del dialogo fra tutte le forze antifasciste per abbassare la tensione e ricercare la via del negoziato. La diversità di opinioni su singoli punti non deve impedire questo dialogo e la ricerca dell’unità a cominciare dalle più grandi forze democratiche presenti nel governo. Ho letto oggi un’intervista all’on. Andrea De Maria del PD, già sindaco di Marzabotto che, pur su posizioni diverse, dice esattamente le stesse cose. Un buon segnale che raccoglie l’invito che ho fatto al congresso nazionale ANPI.

Meno di un mese fa abbiamo svolto uno straordinario Congresso nazionale che è stato un esempio per tutti di democrazia e di partecipazione. Abbiamo invitato e sono intervenuti circa 40 ospiti autorevolissimi fra cui Enrico letta, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, il ministro Speranza, Mattia Santori, don Luigi Ciotti. Abbiamo così dimostrato che è possibile il confronto sereno e la ricerca di spazi unitari anche in questa drammatica situazione. Nel dibattito interno abbiamo ascoltato 125 interventi di cui pochissimi, 4 o 5, hanno manifestato una non condivisione dei nostri orientamenti. Abbiamo così confermato di essere un’associazione profondamente unita e con un legittimo dibattito interno in cui sono benvenute, aggiungo necessarie, le opinioni diverse. L’ANPI funziona in base al criterio della democrazia organizzata.

Abbiamo assistito nelle ultime settimane ad una serie di attacchi all’ANPI di una violenza e di una volgarità stupefacenti. Per esempio ho scoperto, a mia totale insaputa, di essere putiniano. Credo che sia un segno dei tempi e dell’imbarbarimento del dibattito pubblico. Ce ne facciamo una ragione. Alle critiche rispondiamo con la discussione. Agli insulti non rispondiamo. In qualche caso, ove ci siano gli estremi, ci rivedremo in tribunale.

Oggi rilanciamo la nostra proposta di dialogo e di unità. Sappiamo bene che la guerra tra i tanti disastri divide. Noi vogliamo contrastare questa deriva, pur nelle opinioni diverse, perché sono convinto che in ultima analisi l’obiettivo comune è quello della pace.

Per questo proponiamo un grande 25 aprile come giornata di impegno per la pace. Per questo abbiamo titolato il manifesto del 25 aprile “L’Italia ripudia la guerra”. Nella Costituzione solamente in due articoli è citata la parola Italia: fondata sul lavoro, ripudia la guerra. Ciò conferisce ai due articoli una particolare solennità perché mettono a fuoco due caratteri irreversibili della Repubblica: la pace e il lavoro.

La tragedia della guerra non ci può far ignorare i problemi interni. L’assalto alla sede della Cgil del 9 ottobre 2021. Questo rende urgente una più puntuale legislazione contro il fascismo e cioè una legge che renda perseguibili penalmente i reati legati a comportamenti che si richiamano al fascismo e al nazismo, una legge che modifichi l’ordinamento della toponomastica vietando l’intestazione di spazi pubblici a personalità che hanno avuto un ruolo attivo nel ventennio. Ci stiamo lavorando con diversi parlamentari, a cominciare da quelli del Pd. Ma siamo fermi sullo scioglimento delle organizzazioni neofasciste. Abbiamo svolto un incontro unitario (Cisl, Cgil, Arci, Acli, Libera) a dicembre col governo, che non ha dato ancora esito positivo. Dobbiamo insistere, perché l’assalto alla sede Cgil è stato un punto di non ritorno. Se è successo, può ancora succedere.

Io andrò a Milano dove parlerò dopo il Sindaco, la signora ucraina Tetyana Bandelyuk, Dario Venegoni Presidente dell’ANED, l’associazione nazionale deportati nei campi nazisti, Maurizio Landini, e Roberto Cenati, Presidente dell’ANPI di Milano, col quale condivido pienamente l’orientamento nazionale dell’ANPI su questa disgraziatissima guerra.

Proverò a portare parole di condanna dell’invasione, di pace e di unità appellandomi fra l’altro ai ripetuti appelli di Papa Bergoglio.

Per il 25 aprile l’ANPI nazionale pubblicherà nel Memoriale della Resistenza Italiana (www.noipartigiani.it) 3 podcast con le parole di pace di Sandro Pertini, Nilde Iotti e Lina Merlin. Sempre nel Memoriale verranno pubblicate ulteriori 50 video-interviste a partigiane e partigiani

Colgo l’occasione per comunicare che nei prossimi giorni verseremo alla Croce Rosa, a sostegno della popolazione ucraina, la somma di 2.465 euro che abbiamo raccolto attraverso una sottoscrizione durante il Congresso nazionale. Questa è una piccola parte delle tantissime iniziative che come Anpi o in modo unitario stiamo portando avanti su questo drammatico tema.

Gianfranco Pagliarulo – Presidente nazionale ANPI

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