Martedì 10 maggio 2022 ore 18:00/19:30
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a cura di Carteinregola e ANPI San Lorenzo
Dopo aver raccontato cosa potrebbe accadere con la cosidetta “Autonomia regionale differenziata” alla sanità e alla scuola, è la volta dei beni culturali e del Paesaggio, che secondo la nostra Costituzione, Art. 9, sono tutelati dalla Repubblica in quanto patrimonio della Nazione (1), ma che rischiano, in base all’Art. 116 (2), di passare alla competenza esclusiva di alcune Regioni. In particolare Veneto, Lombardia e Emilia Romagna, dopo aver siglato delle pre intese con lo Stato nel febbraio 2018 (3), hanno precisato le proprie richieste in alcune bozze di intesa che sono giunte alla conoscenza dei cittadini grazie alla pubblicazione della testata ROARS nel 2019 (4): abbiamo appreso così che la Regione del Veneto e la Regione Lombardia per la Valorizzazione dei Beni Culturali ambientali, oggi materia concorrente Stato/Regioni, hanno chiesto la competenza legislativa sulla valorizzazione di tutti i beni presenti sul territorio regionale (Veneto) o di un cospicuo elenco di beni (Lombardia), nonchè il trasferimento “delle funzioni esercitate dalle Soprintendenze archeologiche, belle arti e paesaggio e la Soprintendenza archivistica e bibliografica, presenti sul territorio regionale, con l’attribuzione delle relative risorse umane, finanziarie e strumentali“, mentre l’Emilia Romagna ha chiesto le “competenze legislative ed amministrative relative alla valorizzazione dei musei presenti sul territorio regionale, ivi inclusi quelli di pertinenza statale“. Ma è soprattutto la tutela paesaggistica ad essere ambita dalle due regioni del nord, un tema assai conflittuale che ha visto spesso il Ministero avanzare ricorso alla Corte Costituzionale in seguito a provvedimenti regionali: eclatante il caso della Regione Lazio, a cui la Consulta ha imposto la riapprovazione di un nuovo Piano paesistico concordato con il MIC (5). Per il Presidente Zaia e per il Presidente Fontana deve essere attribuita alle rispettive Regioni “la potestà legislativa e amministrativa in materia di paesaggio e relativamente: all’elaborazione e all’approvazione del piano paesaggistico regionale, al coordinamento della pianificazione paesaggistica con altri strumenti di pianificazione nonché alla verifica e all’adeguamento dei piani paesaggistici“; nella bozza della Lombardia è prevista addirittura la “disapplicazione” (sic!) delle disposizioni di alcuni articoli fondamentali del Codice dei Beni Culturali che riguardano la tutela del Paesaggio (6).
Non sappiamo quali modifiche siano state apportate a quelle bozze dal 2019 a oggi, anche perchè i testi degli accordi che si dicono a buon punto (7) sono stati portati avanti con una segretezza che ha escluso dal dibattito, oltre alla cittadinanza, persino i parlamentari. Ma il rischio che le Regioni possano legiferare e amministrare il nostro patrimonio nazionale più prezioso e delicato, ciascuna seguendo la linea della maggioranza politica del momento, senza possibilità dell’ intervento, spesso provvidenziale, del Ministero della Cultura, dovrebbe destare molta preoccupazione tra tutti quelli che hanno a cuore i nostri beni identitari, beni che appartengono a tutto il Paese, e a tutto il mondo.
Ne parliamo con:
Marina Boscaino (portavoce nazionale Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti).
Giancarlo Storto (Carteinregola, già direttore generale delle Aree urbane e dell’edilizia residenziale presso il Ministero dei Lavori pubblici, curatore del libro Territorio senza governo – tra Stato e regioni: a 50 anni dall’istituzione delle regioni)
Daniele Iacovone (architetto e urbanista, Coordinatore della progettazione del nuovo Piano Territoriale Paesistico Regionale della Regione Lazio)
Francesca Valbruzzi (Funzionario Archeologo Museo Regionale di Messina)
Stefano Deliperi (Gruppo di Intervento Giuridico)
Giovanni Losavio (Italia Nostra)
Anna Maria Bianchi (Carteinregola)