Il Fondo per il sostegno alla locazione passa da 230 milioni a zero. Stessa sorte per i contributi alla morosità incolpevole, che in Italia causano il 90% dei 150 mila sfratti già esecutivi. Dopo il taglio al Reddito di cittadinanza, denunciano i sindacati degli inquilini, “un altro colpo del governo ai poveri, già vessati dall’inflazione, dal caro energia e dai prezzi
Di fronte a questi numeri, l’ultimo decreto aiuti del governo di Mario Draghi aveva aggiunto altri 100 milioni di euro al fondo per il contributo affitti. Scelta imposta anche dal peso della morosità tra le cause che portano agli sfratti, in forte aumento dopo il blocco deciso durante la pandemia. Sono infatti 900 mila le famiglie in affitto sotto il livello della povertà assoluta, che oltre alla condizione reddituale affrontano ora l’inflazione, i rincari dell’energia e quelli del prezzo degli affitti. Secondo il commissario europeo per le politiche sociali Nicolas Schmit, “tra il 2010 e il 2021 i prezzi medi degli affitti sono aumentati del 16%, molto di più in alcuni Stati membri, mentre i prezzi delle case sono aumentati del 42%”. Senza contare, come pubblicato dal Fatto, che parte del problema dipende dagli incentivi fiscali offerti dai governi agli investitori immobiliari, una “allocazione impropria” di investimenti privati che in Italia vale tra i 12 e i 19 miliardi di euro, a fronte di un capitale investito di 114 miliardi di euro. Per capire di cosa parliamo, basti pensare che per il cosiddetto social housing lo Stato spenderà 500 milioni. Mentre dei 500 mila nuovi alloggi di edilizia pubblica di cui si è parlato anche nell’ultima campagna elettorale si sono perse le tracce tanto che in una città come Milano, capitale nazionale dell’investimento immobiliare, sono 14 mila le famiglie in lista d’attesa per una casa popolare, ma appena il 3% all’anno vede soddisfatto il proprio bisogno.
Oltre al fondo per il sostegno alla locazione, poi, è stato azzerato anche quello per la morosità incolpevole, quello pensato per “sostenere le famiglie destinatarie di un atto di intimazione di sfratto per morosità, con sopravvenuta impossibilità a provvedere al pagamento del canone di locazione a causa della perdita o consistente riduzione del reddito del nucleo familiare”. Insomma, se con l’azzeramento dei contributi all’affitto si cancella quel cuscinetto che molte volte ha permesso a un contratto di locazione di sopravvivere, dall’altro si cancellano i fondi necessari a sostenere chi viene sfrattato e non ha mezzi per garantirsi un tetto. Le soluzioni in mano ai Comuni spesso non coprono nemmeno le situazioni più urgenti. E anche in città come Milano a finire sulla strada sono anche molti lavoratori perché poveri: la nuova, grande platea di italiani sotto sfratto. Secondo la Cgil nazionale e il Sunia l’azzeramento dei contributi all’affitto è una “palese violazione e non applicazione di quanto dispone la legge 431 che all’articolo 11 prevede l’istituzione presso il ministero dei Lavori pubblici (oggi Infrastrutture e Trasporti, ndr) del Fondo nazionale per il sostegno alle abitazioni in locazione, la cui dotazione annua è determinata dalla legge finanziaria, ai sensi della legge 468/1978″. Per le stesse ragioni l’Unione Inquilini ha chiesto un intervento all’Alto Commissario Onu sui Diritti Umani Volker Türk: “Denunciamo le violazioni del diritto alla casa e chiediamo un intervento urgente presso l’Italia”. E il prossimo 21 dicembre sarà in piazza a Largo Argentina a Roma con la rete Non per noi ma per Tutte e Tutti, “contro questa legge di bilancio, contro le disuguaglianze e contro gli sfratti”.