Cresce il rischio di indigenza in Italia, soprattutto per bambini e lavoratori. E la situazione rischia di complicarsi a fine 2022
di Andrea Carli –
Oltre alla costante corsa del prezzo del gas in Europa a livelli mai visti prima, che impatta sulla tenuta economica di famiglie e imprese, c’è un altro elemento a destare preoccupazione, e non da oggi: la povertà in Italia, che sta caratterizzando via via nuove fasce di popolazione. Come dimostra l’ultimo allarme dell’Eurostat, che ha fatto seguito a stretto giro quello dell’Istat. I due report hanno tratteggiato un quadro esaustivo e aggiornato del fenomeno. Il balzo continuo dei prezzi del gas è una variabile che rischia di accentuare ulteriormente il problema.
Eurostat: cresce rischio povertà in Italia
L’ultimo istituto in ordine di tempo a lanciare l’allarme è stato Eurostat. Con un messaggio chiaro e netto: cresce il rischio di povertà in Italia, soprattutto per i bambini e per i lavoratori e la situazione rischia di complicarsi nel 2022. Secondo le tabelle su povertà e disuguaglianza appena pubblicate, infatti, nel 2021 le persone a rischio di povertà, ovvero quelle con un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile, erano 11,84 milioni con una percentuale del 20,1% della popolazione, in crescita dal 20% del 2020. Se si guarda anche all’esclusione sociale, ovvero non solo alle famiglie con un reddito inferiore al 60% di quello medio ma anche a quelle che hanno difficoltà ad avere beni e servizi come ad esempio una casa adeguatamente riscaldata e un pasto proteico ogni due giorni, e all’intensità lavorativa, le persone in difficoltà superano i 14,83 milioni pari al 25,2% della popolazione.
Bambini, il quadro peggiora
La situazione peggiora soprattutto per i bambini: i minori in età prescolare (under 6) a rischio di povertà sono il 26,7% del totale, in aumento dal 23,8% del 2020 con un dato che è il peggiore dal 1995. Si tratta di 667mila bambini, solo in lieve aumento dai 660mila del 2020 ma il dato risente anche del fatto che si è ridotta la popolazione in questa fascia di età. Se si allarga la platea anche alle famiglie a rischio di esclusione sociale, la percentuale per gli under 6 in situazione di difficoltà sale al 31,6% dal 27% del 2020.
L’Istat a giugno: stabile la povertà assoluta
L’allarme dell’Eurostat segue di poco quello lanciato dall’Istat a giugno. Nell’ambito delle statistiche sulla povertà (anno 2021), l’ente statistico ha spiegato che nel 2021, sono in condizione di povertà assoluta poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l’anno precedente). Pertanto, secondo l’Istat, la povertà assoluta conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia dovuta al Covid-19. Per la povertà relativa l’incidenza sale all’11,1% (da 10,1% del 2020) e le famiglie sotto la soglia sono circa 2,9 milioni (2,6 milioni nel 2020).
Peggiora la condizione delle famiglie con maggior numero di componenti
Un altro elemento messo in evidenza in quella occasione dell’Istat è il peggioramento della condizione delle famiglie con maggior numero di componenti. Nel 2021, l’incidenza di povertà assoluta è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti: raggiunge il 22,6% tra quelle con cinque e più componenti e l’11,6% tra quelle con quattro; segnali di miglioramento provengono dalle famiglie di tre (da 8,5% a 7,1%) e di due componenti (da 5,7% a 5,0%). Il disagio è più marcato per le famiglie con figli minori, per le quali l’incidenza passa dall’8,1% delle famiglie con un solo figlio minore al 22,8% di quelle che ne hanno da tre in su. Valori elevati si registrano anche per le coppie con tre o più figli (20,0%) e per le famiglie di altra tipologia, dove spesso coabitano più nuclei familiari (16,3%).
Sempre molto difficile la condizione dell’infanzia
Anche l’ente statistico aveva posto l’accento sulla condizione dell’infanzia, sempre più difficile. Nel 2021, la povertà assoluta in Italia colpisce 1 milione 382mila bambini (14,2%, rispetto al 9,4% degli individui a livello nazionale). L’incidenza varia dall’11,4% del Centro al 16,1% del Mezzogiorno. Nel confronto con il 2020 le condizioni dei minori sono stabili a livello nazionale, ad eccezione del peggioramento osservato per i bambini dai 4 ai 6 anni (15,4% dal 12,8%), in particolare nel Centro, dove, nella stessa classe di età, l’incidenza passa al 13,2% dall’8,3% (in generale per i minori del Centro peggiora l’incidenza passando all’11,4% dal 9,5%). Seppur sostanzialmente stabili gli altri valori restano distanti da quelli registrati nel 2019.
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