Le realtà sociali, sindacali e politiche continuano la battaglia contro l’Autonomia differenziata ma il Governo Meloni punta a realizzarla in breve tempo. Poi sarà il turno del Presidenzialismo.
20 gennaio 2023 | Marina Boscaino per la Rete dei Numeri Pari
Abbiamo fatto una gran cosa il 21 dicembre quando Tavolo NOAD* e Non per noi ma per tutti e tutte abbiamo organizzato il presidio contro la legge di Bilancio e contro l’inserimento della determinazione dei Lep in quel testo. Ma non può che essere il primo passo: i nostri avversari sono astuti, attrezzati e temibili.
La tecnica del veni, vidi, vici messa in atto dal ministro Calderoli per attuare l’autonomia differenziata esprime tutte le sue qualità di raffinato conoscitore dei percorsi parlamentari. Nelle primissime settimane di Governo propose una Legge quadro per normare le intese tra Stato e Regioni che avessero fatto richiesta di iniziare il percorso di trasferimento di materie dalla potestà legislativa statale o concorrente stato-regione a quella esclusivamente regionale (tra quelle disponibili, secondo la Riforma del Titolo V del 2001, scuola, sanità, infrastrutture, sicurezza sul lavoro, ambiente, beni culturali). Dopo l’immediata protesta da parte di Presidenti di Regione, Sindaci, forze politiche e sindacali che nessuna legge di attuazione dell’ad poteva essere fatta prima della definizione dei Lep, Calderoli ha risposto inserendo tra il comma 791 e l’805 della legge di Bilancio la descrizione del percorso tecnico-burocratico attraverso cui i Lep si determineranno. Detto fatto, i signori sono serviti. E poi è andato avanti con il ddl, depositato ora in Consiglio dei Ministri; che conferma le nostre peggiori aspettative e semplifica, se possibile, il percorso solitario e sostanzialmente indisturbato (con il totale esautoramento del Parlamento) che le Regioni dovranno fare per accedere alla potestà legislativa esclusiva fino a 23 materie (quelle che chiedono il Veneto e il Piemonte).
L’Italia è sul punto di spaccarsi, con Regioni sempre più povere e Regioni sempre più ricche; i principi di eguaglianza, solidarietà, autonomia (enunciati nella prima prima parte della Carta) si avviano a divenire definitivamente un orpello retorico in questo Paese; l’unità della Repubblica un assunto solo teorico. Ma Calderoli rilancia: “Non intendo querelare nessuno per ora, non sono il tipo che querela, ma se mi capiterà di leggere ancora frasi offensive e calunniose nei confronti del mio lavoro da Ministro, frasi come queste sullo spacca Italia, allora sarò costretto a procedere alle vie legali”. Spacca Italia o secessione dei ricchi, la questione non cambia. E le minacce del Ministro non ci scoraggeranno dal continuare al ribadire la linea che vede nella cancellazione del c. 3 dell’art. 116 della Costituzione l’unica riforma in grado di bloccare questo progetto eversivo.
Esprimiamo una forte preoccupazione non solo nei confronti della fulminea azione di Calderoli, ma anche del silenzio della Presidente del Consiglio su questa controversa partita; dell’impreparazione con cui le forze politiche parlamentari si pongono nei confronti di questa emergenza trascurata, ignorata, assecondata per molti anni e oggi giunta in dirittura d’arrivo. Plaudiamo alle iniziative contro l’autonomia differenziata che si stanno moltiplicando, compresa quella dei Sindaci, ma domanda coerenza e continuità, convergenza e accordo. Plaudiamo alle parole del Presidente della Repubblica, che ha ammonito rispetto alle già enormi differenze tra Nord e Sud del Paese. Chiediamo a tutte le forze politiche di assumersi senza esitazioni e infingimenti la responsabilità di contrastare in maniera inequivocabile il sovvertimento dei principi costituzionali di uguaglianza, solidarietà e autonomia (art. 3, 2, 5) che il regionalismo differenziato configurerebbe.
*Comitato Per il ritiro di ogni autonomia differenziata, forze sindacali di base e non, partiti e movimenti politici, associazioni, comitati e forze di movimento