26 febbraio 2023 | Di Giuseppe De Marzo – L’Espresso
In democrazia non possono essere tutti uguali. Non funzionerebbe. Ci devono essere politiche economiche e visioni differenti su cui confrontarsi. Che le forze di destra portino avanti politiche liberiste, patriarcali e colonialiste non stupisce: è quello che fanno da sempre (la balla della destra sociale risparmiatecela perché non esiste nella storia economica). Il problema è quando l’agenda liberista viene abbracciata convintamente anche dalle forze che si definiscono di sinistra, progressiste e ambientaliste. Ai cittadini non viene data nessuna alternativa, né speranza nel futuro, mentre grazie alle scelte fatte dalla politica in pochi continuano ad arricchirsi nello stesso momento in cui le nostre vite peggiorano minacciate da povertà, guerre e collasso climatico. Monta la rabbia, la disaffezione ed infine lo sconforto a cui segue il «sono tutti uguali».
Chiunque abbia governato non ha infatti cambiato le drammatiche condizioni sociali della maggioranza dei cittadini. Non c’è da stupirsi se anche nell’ultima tornata elettorale aumentino le persone che non votano.
La crisi della nostra democrazia è conseguenza della fede nel liberismo economico che ha unito in maniera bipartisan le forze politiche. Un errore politico lungo 15 anni con cui non si vuole fare i conti.
Le recenti affermazioni al Nyt del segretario uscente del Pd Letta confermano l’ancoraggio del centrosinistra alle politiche economiche liberiste. Per Letta, come per Bonaccini, la Meloni è stata «migliore di quanto ci aspettassimo sulle questioni economiche e finanziarie, decidendo di seguire le regole di bilancio dell’Unione Europea, a differenza di quanto negli anni aveva detto di fare». Ma sono proprie quelle regole ad aver prodotto la crisi in Italia come in tutta Europa: già è grave rivendicarle, figuriamoci elogiare la destra perché fa la destra. Che la destra quando non governa strilli contro chi lo fa per aizzare il malcontento non stupisce. Così come non sorprende che quando vada al governo la destra faccia la destra, portando avanti misure classiste ed escludenti a vantaggio di pochi. Quello che la nostra democrazia non può più sopportare invece, pena la fine della Repubblica, è l’assenza di forze politiche capaci con le loro proposte e la loro visione di società di rappresentare culturalmente e politicamente una alternativa vera alle destre.