El Niño sta tornando

E i prossimi 5 anni saranno un assaggio di ciò che ci aspetta se non fermiamo i cambiamenti climatici

Elena Tebano – Corriere della Sera

El Niño si sta risvegliando. Il satellite Sentinel 6, che fa parte del programma europeo Copernicus, ha rilevato le prime tracce del fenomeno climatico che si riaffaccia a intervalli compresi fra tre e sette anni, provocando il riscaldamento delle acque dell’oceano Pacifico lungo l’America meridionale e ondate di calore e siccità in varie parti del mondo. Tra l’inizio di marzo e la fine di aprile Sentinel 6, come riporta l’Ansa, ha infatti monitorato la formazione di «onde di Kelvin» alte fra 5 e 10 centimetri e larghe centinaia di chilometri. Sono un particolare tipo di onde che si formano nel Pacifico equatoriale e che si propagano da Ovest verso Est, trasportando calore: secondo gli esperti del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, la presenza di queste onde in primavera è un chiaro precursore di El Niño. A sua volta El Niño è legato all’indebolimento degli alisei, i venti che soffiano da Est a Ovest nella regione equatoriale. Se gli alisei sono più deboli si possono verificare condizioni più fresche e umide nel Sud-Ovest degli Stati Uniti e siccità nei Paesi che si affacciano sul Pacifico occidentale, come Indonesia e Australia. In Europa El Niño tende invece a portare inverni più freddi e asciutti nel Nord e più piovosi nel Sud, Italia compresa.

«L’equilibrio tra l’alta pressione sulle Azzorre e la bassa pressione sull’Islanda determina la destinazione delle piogge in Europa durante l’inverno, spingendo la corrente a getto – una fascia di venti forti verso est che trasporta la pioggia attraverso l’Atlantico – verso nord o verso sud. Durante gli inverni di El Niño, entrambi i centri di pressione perdono forza e la corrente a getto porta condizioni più umide nell’Europa meridionale» scrive il blog del Priestley International Centre for Climate dell’Università di Leeds.

L’Organizzazione meteorologica mondiale stima che nei prossimi cinque anni, la concomitanza del surriscaldamento globale con El Niño provocherà un caldo straordinario, con un’altra probabilità che la temperatura media in uno di questi cinque anni superi di 1,5 gradi la media di quella del XIX secolo. Ovvero che superi il limite massimo stabilito dell’accordo sul clima di Parigi. Non sarebbe per fortuna un superamento definitivo, ma solo un assaggio di quello che ci aspetta se non riusciremo — come sembra — a mantenere gli obiettivi sanciti dall’accordo di Parigi. «Molti leader mondiali hanno insistito sul limite di 1,5 gradi per mantenere i rischi del cambiamento climatico a livelli tollerabili. Ma le nazioni hanno ritardato così tanto nell’apportare i monumentali cambiamenti necessari per raggiungere questo obiettivo, come la drastica riduzione delle emissioni di combustibili fossili, che gli scienziati ora pensano che il mondo probabilmente supererà questa soglia intorno ai primi anni 2030. Le temperature medie globali sono già aumentate di circa 1,1 gradi Celsius dal XIX secolo, in gran parte perché l’uomo continua a bruciare combustibili fossili e a immettere nell’atmosfera gas che catturano il calore come l’anidride carbonica» ricorda il New York Times. Il caldo straordinario dei prossimi 5 anni «avrà ripercussioni di vasta portata sulla salute, sulla sicurezza alimentare, sulla gestione delle acque e sull’ambiente. Dobbiamo essere preparati», ha dichiarato Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale.

Gli effetti dell’interazione tra El Niño e il surriscaldamento globale in aumento sono in gran parte ancora sconosciuti. Quel che è però ormai assodato, come ha spiegato Paolo Giordano sul Corriere, è l’aumento degli eventi estremi, di cui l’alluvione di questi giorni in Emilia Romagna è un esempio. In 36 ore in Romagna, ha ricordato il metereologo Federico Grazzini, è caduto l’equivalente di tre mesi di normale pioggia primaverile. Dopo che altri «tre mesi di pioggia» erano già caduti tra il 2 e il 3 maggio. Le alluvioni, per quanto possa sembrare controintuitivo, sono anche una conseguenza della siccità: il caldo straordinario fa evaporare moltissima acqua che si accumula nell’atmosfera senza potersi sfogare con le piogge normali e alla fine viene giù tutta insieme. E infatti mentre la Romagna è sott’acqua, in Emilia, in particolare nelle zone del Piacentino al confine con Piemonte, si fanno sentire ancora le conseguenze della siccità straordinaria dei mesi scorsi. Ansa, New York Times

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