“La buona sinistra” preferisce guardare dall’altra parte mentre l’Europa continua ad alimentare “disparità strutturali”
Di Fernando Luengo – La Marea
Benissimo, noi siamo europeisti. Al massimo, incondizionato. Abbasso il pessimismo e i disfattisti che lo alimentano!
Sebbene le disparità strutturali -produttive, tecnologiche, commerciali- siano aumentate, soprattutto dopo l’introduzione dell’Unione Economica e Monetaria, lasciando lettera morta l’obiettivo della convergenza, che dava tutta la sua giustificazione al “progetto europeo”.
Non importa che, allo stesso modo, le disuguaglianze e la polarizzazione sociale, l’impoverimento di ampie fasce della popolazione e l’eccessivo arricchimento delle élite siano cresciute anche in questa Europa che, retoricamente, pretende di essere un progetto al servizio dei cittadini.
Né importa troppo che le istituzioni comunitarie abbiano stanziato ingenti risorse finanziarie alle grandi banche e multinazionali, sia per salvarle sia per offrire loro lussureggianti opportunità di business.
Nessuna importanza per un’Europa che, nonostante tutto il clamore che la circonda, pur riconoscendo (anche retoricamente) che viviamo una situazione critica, pur etichettandosi con il colore verde, continua a favorire nei fatti il business dei fossili, mobilitandosi in quella direzione grandi quantità di risorse.
Non guardiamo a quell’Europa che, piena di cinismo, accoglie con generosità la popolazione di profughi provenienti dall’Ucraina, nello stesso tempo che, violando tutti i trattati internazionali, persevera nel costruire muri contro i migranti di altre regioni in fuga da guerre, carestie e le conseguenze devastanti del cambiamento climatico (di cui sono in gran parte responsabili i paesi ricchi ei ricchi di tutti i paesi).
Certo, non diamo importanza a questa Europa che firma e promuove trattati internazionali di commercio e investimenti che, oltre ad avere gravissime conseguenze in materia ambientale, riducono la sovranità dei popoli e degli Stati, aumentando il potere delle imprese transnazionali.
Trascuriamo il fatto che l’Europa (nonostante abbia avuto una fantastica opportunità con lo scoppio della pandemia e lo scoppio della guerra di condurre una politica di solidarietà verso i Paesi del Sud del mondo) si sia arresa alla strategia di umiliazione e saccheggio imposta da grandi aziende e istituzioni finanziarie internazionali.
Non ripariamo questa Europa che, invece di guidare un’iniziativa a favore della fine della guerra in Ucraina, ha abbracciato, da studentessa eccezionale, la politica di guerra degli Stati Uniti e dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO). il budget dedicato al complesso militare-industriale è notevolmente aumentato.
Trascuriamo che questa Europa minaccia di tornare a politiche di austerità in materia di bilancio e salariale (queste ultime mai veramente abbandonate) che, come è noto, hanno contribuito all’arricchimento delle élite, ostacolato il funzionamento dell’attività economica e ebbe gravi conseguenze per le classi popolari (ne abbiamo l’esempio migliore nel crollo della sanità pubblica).
Niente di tutto questo sembra importare molto alla buona sinistra, che preferisce guardare in un’altra direzione, per costruire una realtà parallela, quella di un’Europa che, ci racconta questa storia, nonostante tutte le difficoltà, avanza nella solidarietà, colmando le lacune. Nasce così un discorso intriso di luoghi comuni, una finzione che, certo, fa piacere a chi è al potere, ma che alza una fitta cortina fumogena sull’Europa realmente esistente e, cosa più importante, impedisce di vedere l’entità delle sfide da affrontare volto a rimettere in piedi un’altra Europa.