Il successo delle mobilitazioni contro il ddl sicurezza e l’autonomia differenziata mostra che la società civile è viva
Di Giuseppe De Marzo – L’Espresso 3 gennaio 2025
Convinti di non contare, spaventati dalla crisi ecologica e dalle guerre, in un’Italia senza identità e con pochi traguardi. Questo è quanto emerge sul nostro Paese dalla fotografia scattata dal CENSIS nel suo 57° rapporto. Presentato lo scorso primo dicembre a Roma nella sede del CNEL, l’analisi sulla situazione sociale del 2023 ci permette di capire meglio quello che siamo diventati. Il CENSIS ci ritrae come un paese di “sonnambuli”, in grado di avvertire tutto quello che accade ma incapaci di reazione: emotivamente fragili.
Dal rapporto emerge che l’84% degli italiani è angosciato dalle conseguenze del collasso climatico; il 73,4% dai problemi strutturali e mai risolti dai quali dipende la capacità di uscire o meno dalla crisi; il 73% dagli sconvolgimenti globali determinati dai flussi migratori; il 70,6% dalla ulteriore crescita della povertà e della violenza, alimentata dai rischi ambientali e dagli effetti della guerra; il 68,2% ha paura della siccità e dell’esaurimento dell’acqua; il 59,9% dello scoppio di una guerra mondiale; il 73,8% è convinto che non ci saranno abbastanza lavoratori e lavoratrici in futuro per pagare le pensioni, mentre il 69,2% pensa che la sanità pubblica non potrà più garantire prestazioni adeguate a tutti e tutte.
La definizione del nostro Paese che più colpisce (e ferisce) è quella di “fabbrica di ignoranti”. Conseguenza evidente di carenze formative strutturali, della crescita della dispersione scolastica e dell’analfabetismo di ritorno. Una condizione che favorisce, invece di limitare, la diffusione di pregiudizi e stereotipi.
Ma dal rapporto emerge anche altro: una società pronta per una nuova stagione di rivendicazioni sociali e molto più aperta sul fronte dei diritti civili. La stragrande maggioranza è, infatti, favorevole allo Ius soli, all’eutanasia, all’adozione da parte delle coppie single. Risultati opposti a quanto immaginato dal Governo. Da qui quel senso di impotenza che colpisce più del 60% degli intervistati, convinti di contare molto poco nella società, soprattutto se si è giovani. Insomma, sentiamo un grande bisogno di equità sociale e giustizia ambientale ma non riusciamo a generare conflitti e mobilitazioni in grado di promuoverli e affermarli.
Le prospettive per il CENSIS sono quindi pessime, ed invece di portare ad una reazione paralizzano, rendendoci appunto “sonnambuli”. Schiacciati su posizioni passive perché incapaci di mobilitarci su grandi questioni di carattere generale, attraverso forme plurali e partecipate. Ed in un mondo “ostile” prevale “il tempo dei desideri minori” in cui si rivaluta la ricerca dei piccoli piaceri consolatori.
Negli ultimi mesi però, due mobilitazioni hanno in parte smentito questa prospettiva apparentemente immutabile. La prima è quella contro l’autonomia differenziata che ha avuto una risposta inattesa di partecipazione, trovando poi conferma e legittimità nella sentenza della Cassazione che ha smontato il tentativo di secessione dei ricchi del duo Meloni-Calderoli. La seconda grande mobilitazione è quella contro il ddl sicurezza voluto dal Governo per tappare la bocca di chi dissente e protesta, e che in questi giorni ha ricevuto il sostegno politico del Consiglio d’Europa. Due percorsi che hanno generato condivisione e lotte dall’esito, finalmente, incerto. Sono la prova che dal sonno ci si sveglia sempre quando si è vivi e quando ciò che si sogna diventa un incubo.
Il coraggio e la capacità di mettere insieme i diversi ci dicono che c’è sempre una speranza. Facciamo Eco!