A 80 anni dalla liberazione ci troviamo gli eredi del fascismo al Governo. La guerra è tornata prepotentemente lo strumento di risoluzione dei conflitti, mentre la spesa per le armi ha raggiunto l’esorbitante cifra di 2.500 miliardi di euro. Di questi la maggior parte vengono usati dall’occidente. L’Europa per la prima volta nella sua storia ha deciso di riarmarsi, tradendo la sua missione e i suoi principi: mai più guerre, mai più fascismi, mai nessuno senza diritti. Invece di pensare alle vere emergenze, disuguaglianze e collasso climatico, le classi dirigenti europee spendono 800 miliardi di euro per le armi. La riconversione ecologica industriale tradita lascia il passo alla trasformazione dell’industria europea per le armi.
Nazionalismi e tecnocapitalismo avanzano in Europa come nel resto dell’Occidente. L’aumento senza precedenti delle disuguaglianze, dell’esclusione sociale e delle ingiustizie ambientali si accompagna ad una diminuzione mai vista prima della partecipazione dei cittadini e delle cittadine. La campagna di arruolamento per la guerra si nutre ogni giorno di bugie e semplificazioni che aumentano i rischi per la nostra sicurezza sociale, economica e ambientale, minacciando nel profondo la democrazia. Il governo italiano e la CE usano una doppia morale per le vittime: girano la testa dall’altra parte dinanzi al genocidio in Palestina, sostengono il governo terrorista d’Israele, mentre criminalizzano chi si batte per la pace e si impegna per i diritti di tutti i popoli. Chi governa gioca con le nostre vite, concedendo come unica prospettiva guerra e miseria, con la complicità della maggior parte dei media.
Nonostante tutto questo, la buona notizia per la Repubblica è che in questi ultimi 20 anni la cittadinanza si è organizzata per rispondere all’assenza di risposte e alternative efficaci. Sono nate nel nostro paese nuove soggettività sociali che reclamano democrazia e sfidano l’assenza di alternative e di coraggio, mettendo al centro della loro azione la solidarietà e il bisogno di giustizia, attraverso proposte efficaci e innovative. Sono spesso le uniche soluzioni pratiche messe in campo in questi anni per rispondere alla povertà e ricostruire comunità, senza le quali rimaniamo frammentati e privi di un destino comune.
Attraverso la loro azione promuovono un linguaggio e una visione nuova ed efficace per affrontare la crisi non solo del modello economico ma del paradigma di civilizzazione occidentale. Come i partigiani e le partigiane che, sfidando il senso comune e rischiando per i loro diritti, ci hanno salvato grazie al loro coraggio, ai loro principi ed una visione politica condivisa.
Per arrestare l’azione di movimenti e reti sociali il governo Meloni ha approvato il decreto sicurezza che punta a criminalizzare e impedire il dissenso. Un Governo che impone uno Stato di polizia per nascondere il vero ruolo e i veri obiettivi delle destre: garantire enormi guadagni e rendite di posizione alle élite economiche e finanziarie, cancellare le conquiste sociali ottenute grazie alle lotte sociali e sindacali, smantellare principi e valori alla base della nostra Costituzione nata dalla Resistenza, cancellare la memoria e riscrivere la Storia del nostro paese, imporre una cultura suprematista e patriarcale.
I nuovi partigiani e le nuove partigiane nate nelle lotte di questi ultimi anni non si sono arresi all’assenza di alternative e a un mondo di violenza e odio. Resistono ricostruendo comunità, condivisione, solidarietà e senso comune. Sono loro i soggetti da cui ripartire per costruire l’alternativa, non solo per resistere ma per Ri-Esistere.