5 marzo 2021 – L’Istat ha diffuso nella giornata di ieri le stime preliminari della povertà assoluta per l’anno 2020. Quello che emerge è un Paese in cui, dopo un anno di pandemia, la povertà assoluta continua a crescere e tocca il valore più elevato dal 2005, sia in termini familiari (da 6,4% del 2019 al 7,7%, +335mila) con oltre 2 milioni di famiglie, sia in termini di individui (dal 7,7% al 9,4%, oltre 1 milione in più) che si attestano a 5,6 milioni.
Le responsabilità non sono certo della cattiva sorte ma di politiche inadeguate, se non del tutto sbagliate, messe in atto in questi 12 mesi. Si doveva e si poteva fare molto di più!
Con l’appello “Andrà tutto bene se…” denunciavamo – già dai primi giorni di aprile 2020 – come, in assenza di misure adeguate a fronteggiare la crisi sanitaria, nel giro di pochi mesi ci saremmo trovati a vivere in Paese ancora più povero, diseguale, fragile, precario, stanco e indebolito, in cui le mafie avrebbero sfruttato le conseguenze della pandemia e la ricchezza si sarebbe concentrata ulteriormente nelle mani di pochi. Purtroppo è così che è andata!
Quello che ci preoccupa di più è l’assenza di una visione e di una proposta complessiva che sappia portarci finalmente fuori dalla crisi strutturale e sistemica prodotta dal liberismo economico, ormai insostenibile in termini sociali, economici, ambientali e sanitari. La relazione tra collasso climatico, riduzione della biodiversità e coronavirus, dimostra una volta di più che siamo davanti a crisi figlie dell’insostenibilità del modello di sviluppo. Ingiustizie sociali, ambientali ed ecologiche sono gli “effetti collaterali” di un modello economico per sua natura insostenibile. Abbiamo la necessità e l’urgenza di cambiare, per costruire un punto di vista che metta insieme la giustizia sociale, la giustizia ambientale e la giustizia ecologica.
All’interno di quella campagna avevamo individuato 21 obiettivi che sono tutt’oggi validi (link).
Per questo e per discutere delle proposte avanzate su casa, reddito, accoglienza, politiche sociali, lavoro e NGEU dalle 600 realtà della Rete dei Numeri Pari – che durante i mesi di pandemia hanno promosso solidarietà, cooperazione e mutualismo garantendo risposte concrete a migliaia di persone lasciate indietro – chiediamo urgentemente un incontro al Governo Draghi. L’art.3 del Codice del Partenariato Europeo impone ai Governi dei Paesi che utilizzano i fondi del Next Generatio EU per l’inclusione sociale e la transizione ecologica di incontrare le associazioni, i soggetti del terzo settore e della cittadinanza organizzata per co-programmare e co-progettare i progetti necessari a contrastare le disuguaglianze e promuovere l’inclusione sociale.
Abbiamo bisogno risposte concrete e adeguate per far fronte a questa crisi sanitaria, economica, sociale, culturale e ambientale. Ce lo chiedono 5,6 milioni di persone in povertà assoluta. Ce lo impone la nostra Costituzione.