La bozza della finanziaria, o meglio il Documento programmatico di bilancio spedito a Bruxelles, una manovra da 23 miliardi, al 40% è dedicata alle tasse. Ma non affronta i nodi veri, né per quanto riguarda la legge Fornero né per ripianare le diseguaglianze economiche. E non completa il Pnrr.
Giulio Marcon – 21 Ottobre 2021 | Sbilanciamoci!
Il Documento Programmatico di Bilancio (DPB) appena spedito a Bruxelles, anticipa di qualche giorno – e nelle grandi linee – la proposta di legge di bilancio che sarà trasmessa alle Camere entro le prossime settimane. Secondo le regole la legge di bilancio dovrebbe essere trasmessa entro il 20 ottobre di ogni anno, ma il ritardo anche quest’anno sarà di due-tre settimane. Il parlamento non avrà alcun ruolo, come d’altronde non l’ha avuto per il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e non lo sta avendo anche sul resto delle misure proposte dal governo e approvate in questi mesi.
Come prefigurata da Documento Programmatico di Bilancio, la prossima legge di bilancio sarà alquanto limitata negli importi (23 miliardi di euro): molto è già incluso nelle misure del PNRR. Quasi il 40% della legge di bilancio è dedicata alla riduzione delle tasse ed in particolare alla riduzione del cuneo fiscale, cioè alle tasse sulle buste paga dei lavoratori.
Questa misura è stata via via inserita in diverse finanziarie, già a partire da quelle del governo Prodi del 1996. Il limite delle passate misure è stato di riguardare più o meno in egual misura i lavoratori e i datori di lavoro (che in 20 anni hanno già goduto il taglio delle tasse sui profitti -IRES- dal 37% al 24%) e l’applicazione indiscriminata – per quanto riguarda i vantaggi per le imprese – a tutti i comparti, senza alcuna priorità e indirizzo selettivo. E’ un vecchio vizio, come le recenti misure di sospensione e di cancellazione dell’IRAP che sono andate a vantaggio sia delle imprese in difficoltà (che hanno subìto serie conseguenze dalla pandemia), sia quelle che dalla pandemia ci hanno guadagnato: nei servizi, nel settore alimentare, in quello farmaceutico.
Un’altra parte della legge di bilancio sarà dedicata a quota 100, in scadenza al 31 dicembre: ancora non è convincente la soluzione (quota 102 nel 2022, quota 104 nel 2023), ma si capisce che si brancola nel buio di fronte all’esigenza di rimettere le mani al sistema previdenziale che sarà non tanto economicamente, quanto socialmente insostenibile nei prossimi anni. Altro tema ancora è il rifinanziamento della misura del reddito di cittadinanza: bene, ma troppo timidi sono ancora i passi verso una riorganizzazione di una misura che – soprattutto per l’inserimento al lavoro- non ha funzionato. E ancora non vede la luce la riorganizzazione del sistema degli ammortizzatori sociali, messo duramente alla prova negli ultimi mesi.
E’ una legge di bilancio che – nonostante misure specifiche positive (la riduzione dell’IVA sugli assorbenti, l’aumento comunque modesto per la sanità pubblica e l’università) – ha ancora molte lacune e tanti sono gli interrogativi che pone una legge che non completa il PNRR, ma ne mette in luce le contraddizioni e le gravi assenze soprattutto rispetto a temi ancora non declinati e affrontati veramente: quelle delle diseguaglianze economiche e della questione sociale, ancora lasciata sullo sfondo e che non sembra proprio tra le priorità del governo.