La disuguaglianza globale è cresciuta e ha raggiunto un nuovo record: dal 2020 l’1% più ricco si è accaparrato quasi il doppio dell’incremento della ricchezza netta globale (63%) rispetto alla quota andata al restante 99% della popolazione mondiale (37%). La pandemia, la crisi dell’energia, l’aumento dei prezzi e le politiche messe in campo dal nuovo Governo rischiano di esacerbare ulteriormente le disuguaglianze che caratterizzano il nostro Paese.
17 gennaio 2023 | Per la Rete dei Numeri Pari Mikhail Maslennikov, Policy Advisor di Oxfam Italia
L’Italia è da anni contraddistinta da stridenti disuguaglianze. Divari strutturali, che vengono da lontano, si sovrappongono e si riproducono nel tempo. Divari che segnano traiettorie di destino differenziate per diversi gruppi sociali e territori del nostro Paese. Il contrasto alle disuguaglianze rappresenta un obiettivo cui nessun governo ha finora pienamente attribuito centralità d’azione. Il tema si è trovato ridimensionato nell’ultima campagna elettorale, mentre la nuova stagione politica si sta contraddistinguendo più per il riconoscimento e la premialità di contesti ed individui già avvantaggiati che per una lotta serrata contro meccanismi iniqui che accentuano le fratture sociali, minano la coesione sociale e sviliscono il nostro patto di cittadinanza.
Il nuovo rapporto di Oxfam, La Disuguaglianza non conosce crisi, accende i riflettori su alcuni dei tanti divari che attanagliano il contesto nazionale e passa criticamente in rassegna le azioni e le intenzioni del nuovo Governo, dalle misure congiunturali di contrasto al caro-vita, agli interventi fiscali, dalle politiche di “contrasto” alla povertà a quelle del lavoro, restituendo un quadro d’insieme allarmante. Invece di rafforzare la portata redistributiva del nostro sistema fiscale e garantire l’equità orizzontale del prelievo, si esasperano i trattamenti fiscali differenziati tra i contribuenti, estendendo il generoso regime di flat tax per le partite IVA. Invece di contrastare l’evasione fiscale, si promuovono interventi condonistici che aumentano l’azzardo morale e prestano fianco a comportamenti opportunistici. L’abominevole “tagliando” al reddito di cittadinanza riesuma la figura del povero abile non meritevole di supporto pubblico. Un ritorno alla visione categoriale della povertà che disconosce il contesto socio-economico in cui i poveri sono inseriti, le barriere presenti sul mercato del lavoro o le carenze delle politiche pubbliche come le politiche attive del lavoro o di conciliazione. Un approccio nel solco della lunga resistenza a interpretate il reddito come un diritto e a favorire misure universalistiche che garantiscano tutele a tutti purché bisognosi.
Infine, le misure del Governo rischiano di esacerbare la diffusione della povertà lavorativa attraverso il diniego a un salario minimo legale, l’ulteriore liberalizzazione del lavoro discontinuo e le intenzioni annunciate di indebolimento dei vincoli per attivazioni lavorative a termine.