Le disuguaglianze sociali sono sempre più profonde. E per le mafie è un’ottima notizia

La disuguaglianza non conosce crisi. In costante crescita a livello globale, come denuncia l’ultimo rapporto di Oxfam. L’1 per cento più ricco si è impossessato di quasi due terzi della nuova ricchezza generata lo scorso anno. Al restante 99 per cento della popolazione mondiale è andato solo il 37 per cento. Ma c’è una novità: crescono simultaneamente ricchezza e povertà estreme. Non era mai successo negli ultimi 25 anni.

I super ricchi vedono i loro patrimoni crescere di 2,7 miliardi di dollari al giorno, mentre quasi 2 miliardi di lavoratori diventano sempre più poveri a causa dell’aumento dei prezzi e del costo della vita. Secondo Oxfam basterebbe una tassa sulla ricchezza del 5 per cento su multimilionari e miliardari per ottenere 1,7 trilioni di dollari e consentire a 2 miliardi di persone di uscire dalla povertà.

Pandemia, guerre e aumento dei prezzi hanno contribuito ad amplificare una tendenza già in atto da tempo. Lo abbiamo visto nel nostro Paese, dove i divari vengono da lontano. Basta leggere le serie storiche Istat ed i rapporti del Censis degli ultimi 15 anni per comprendere quanto grave sia la situazione. Mai prima d’ora così tanti italiani in difficoltà, minacciati dalla povertà assoluta, dall’analfabetismo di ritorno, dalla dispersione scolastica, dal lavoro povero, dalla precarietà e dallo sfruttamento, dall’impossibilità di accedere alle cure mediche.

Se il modello di sviluppo non garantisce più diritti sociali, lavoro e salute, è la politica che deve intervenire per cambiarlo, imponendo limiti agli interessi privati, orientando il mercato verso una nuova base produttiva che risponda agli interessi generali. E invece nessun governo negli ultimi anni ha mai assunto davvero la sfida di cancellare le disuguaglianze, ponendosi come obiettivo l’estensione e la garanzia dei diritti sociali per tutte e tutti.

La legge di bilancio del governo Meloni conferma questa regola: fa cassa sui poveri, taglia diritti, non affronta i limiti del nostro modello industriale, ignora la crisi ecologica, spreca soldi pubblici e fondi europei per sostenere le lobby delle armi invece di dare risposte a milioni di lavoratori poveri, precari e sfruttati. Un governo che spinge le persone ad accettare qualsiasi lavoro, contrario ad un salario minimo legale, che abolisce il reddito di cittadinanza, garantisce privilegi corporativi, cancella i contributi per il diritto all’abitare, attacca l’unità della Repubblica e l’uniformità dei diritti con la cosiddetta autonomia differenziata, mentre dimentica la lezione della pandemia per continuare l’opera di demolizione del servizio sanitario pubblico nazionale. Un governo che accelera il processo di impoverimento economico e culturale.

In assenza di risposte e di alternative, sono gli interessi criminali e mafiosi ad aver speculato sui bisogni della popolazione. L’enorme crescita dei reati spia (usura, frodi fiscali, cambi societari, interdittive, ecc.) conferma come le mafie stiano facendo grandi affari. Perché la forza delle mafie sta fuori dalle mafie, nelle convergenze, nelle alleanze, nella zona grigia, nel familismo amorale, nel patriarcato, nell’insofferenza per la democrazia.

La fragilità della politica favorisce la corruzione. L’assenza di diritti sociali rafforza la presenza sui territori del welfare sostitutivo mafioso. Siamo dinanzi ad una politica latitante, come ci ricorda Luigi Ciotti, incapace di investire su un altro modello sociale ed economico che abbia come priorità equità sociale e sostenibilità ambientale: due cose inscindibili.

https://espresso.repubblica.it/opinioni/2023/02/07/news/disuguaglianze_sociali_mafie-386229775/

 

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