Fra terreni impermeabilizzati o cancellati, l’Italia fa peggio che in passato. E ne sconta i danni.
Di Giuseppe De Marzo – L’Espresso | 3 novembre 2023
Il suolo è una risorsa vitale per la nostra sopravvivenza. Dal suolo viene ciò che mangiamo, l’acqua di cui abbiamo bisogno, così come le materie prime necessarie a tutte le nostre attività economiche. Il suolo svolge un compito fondamentale nella protezione dei nostri ecosistemi, della biodiversità e dell’atmosfera. Memorizza le diverse sostanze e le trasforma. Composto di sostanze organiche e particelle inorganiche, il suolo con i suoi cicli biogeochimici porta avanti un compito fondamentale per garantire lo svolgimento della vita sulla Terra. È un vero e proprio corpo vivente in continua trasformazione. Come il nostro pianeta.
Tuttavia, il suolo è spesso minacciato dall’espansione urbanistica e industriale, dall’erosione, dalla salinizzazione e dall’impermeabilizzazione. Preservare e recuperare sono i verbi fondamentali, perché siamo e saremo noi a pagare i danni provocati. Pensate solo all’importanza che ha il suolo per limitare l’impatto degli eventi metereologici estremi (decuplicati negli ultimi anni).
L’impermeabilizzazione del suolo è proprio una delle cause che amplificano i danni prodotti dalla crisi ecologica. Per questo è così importante arrestarne il consumo. Ma nonostante siamo consapevoli della sua importanza, nonostante gli obiettivi della strategia europea prevedano di azzerare il consumo di suolo nei prossimi anni, i dati del nostro paese sono molto più che allarmanti. L’Italia continua a consumare troppo suolo, mentre cresce la copertura artificiale. Negli ultimi due anni abbiamo fatto addirittura peggio rispetto al passato. Il rapporto del SNPA – Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente- denuncia che nel 2022 il consumo di suolo è tornato a crescere come non si vedeva da più di 10 anni. Ogni secondo quasi due metri quadrati e mezzo di terreno agricolo o di area naturale vengono impermeabilizzati. Parliamo di 21 ettari al giorno! Cemento e asfalto hanno coperto il 10% in più rispetto al 2021. Sono circa 77 chilometri quadrati perduti. Le regioni che hanno consumato più ettari di suolo rispetto all’anno precedente sono Lombardia (908), Veneto (739), Puglia (718), Emilia-Romagna (635) e Piemonte (617). Monza e Brianza la provincia con la più alta copertura artificiale, circa il 41%. Mentre la Capitale d’Italia è la peggiore città per consumo: nel 2022 ha cancellato 124 ettari di suolo, il maggior incremento degli ultimi 16 anni. Anche nei pressi di fiumi e laghi è in crescita il consumo di suolo, nonostante i rischi che questo genera. Quello consumato nella fascia costiera ligure e marchigiana arriva al 45%. Non è un caso se siano tra i luoghi dove l’impatto del collasso climatico fa più vittime.
Danneggiare i nostri sevizi ecosistemici ha un costo enorme. Secondo il rapporto del SNPA spendiamo tra i 7,8 ed i 9,5 miliardi di euro ogni anno per riparare e sopperire ai danni fatti.
Il comitato interministeriale per la transizione ecologica lo scorso giugno ha approvato un piano che prevede di arrivare a un consumo netto pari a zero entro il 2030. Ma se continuiamo di questo passo sarà impossibile rispettare questi obiettivi. E le conseguenze, come abbiamo imparato dalla scienza e sulla nostra pelle, sarebbero catastrofiche.
Per invertire la rotta abbiamo bisogno di una legge sul consumo di suolo che rispetti gli indirizzi europei e di una visione politica che sappia supportare culturalmente la necessità della riconversione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica. È questa l’unica strada che ci consentirebbe allo stesso tempo di creare posti di lavoro di qualità, garantendo il diritto alla salute dei lavoratori. Facciamo Eco!