La misura proposta dalla campagna #LaGrandeRicchezza promossa da Oxfam e supportata dal Fatto Quotidiano e Radio Popolare permetterebbe di raccogliere tra i 13,2 e i 15,7 miliardi di euro all’anno
Il nodo delle risorse scarse è noto come il fatto che due terzi della dotazione per la manovra, circa 15,7 miliardi di euro, sono in deficit. Risorse che serviranno a confermare l’esonero contributivo parziale, esclusa la tredicesima, per quasi 14 milioni di lavoratori dipendenti e a finanziare la revisione dell’IRPEF.
Interventi non strutturali, ma validi per il solo 2024, che necessiteranno, per essere rinnovati, di rifinanziamenti negli anni a venire e che si configurano pertanto come una grave ipoteca per le manovre future. Un’ipoteca preferita dal governo alla ricerca di coperture certe, adeguate e permanenti per provvedimenti in grado, a regime, di dare sollievo ai cittadini.
Non c’è da stupirsene: a ben vedere nel governo non sembra maturata, in generale, una riflessione su come garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche a fronte di bisogni sociali crescenti e, in particolare, sul modo di suddividere tra i contribuenti – un aspetto tanto cogente quanto evaso nella legge delega per la riforma del sistema fiscale – l’onere di fornire allo Stato risorse indispensabili a finanziare politiche di bilancio orientate a obiettivi di crescita, risanamento dei conti pubblici, contrasto alla crescente povertà, ridistribuzione del reddito e riduzione dei divari territoriali.
Eppure una soluzione potrebbe essere a portata di mano, incardinata sull’incremento del prelievo fiscale a carico dei contribuenti più facoltosi. Come quella di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni, oggetto della campagna #LaGrandeRicchezza, promossa da Oxfam e supportata dal Fatto Quotidiano e Radio Popolare. Un tributo che si applicherebbe allo 0,1% dei contribuenti italiani più ricchi (50.000 individui) e vedrebbe tassata la ricchezza netta superiore a 5,4 milioni di euro. Una misura in grado di ridurre la regressività al vertice del nostro sistema fiscale, di rendere meno disuguale la distribuzione di reddito e ricchezza e di generare risorse permanenti per l’erario, stimate tra i 13,2 e i 15,7 miliardi di euro all’anno. Un ammontare equivalente o quasi alle coperture in deficit della legge di stabilità per il 2024.
Per comprendere quanto preziose potrebbero essere queste risorse se destinate a rispondere a bisogni che ad oggi non trovano adeguata risposta nell’azione di governo, si può ricorrere a qualche esemplificazione.
Secondo il Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari in Italia mancano oggi 70mila infermieri per l’assistenza domiciliare integrata ad anziani e malati terminali, per le Case e Ospedali di comunità e per le nuove terapie intensive e subintensive nate durante la pandemia. Assumerli, colmando il gap, costerebbe, alle pur basse condizioni retributive attuali, circa 3,7 miliardi di euro all’anno.
L’immissione in ruolo dei 250.000 precari della scuola costerebbe alle casse pubbliche, secondo un recente studio di UIL Scuola Rua, circa 180 milioni di euro. Un ammontare dall’incidenza ridotta per la spesa dello Stato ma dai riflessi esponenziali sulla continuità didattica e sulla qualità dell’apprendimento degli studenti. Un tema, quest’ultimo, su cui Oxfam lavora da anni con l’obiettivo di ridurre la dispersione scolastica e costruire una scuola più inclusiva.
Il gettito potenziale dell’imposta sui grandi patrimoni è pari a circa il doppio dello stanziamento annuo medio (7,6 miliardi di euro) per il reddito di cittadinanza nei primi tre anni della sua vigenza e sarebbe più che sufficiente per rendere più equo ed efficiente l’istituto, attenendosi alle raccomandazioni di modifica proposte dalla Commissione Saraceno. Il governo ha purtroppo scelto una strada diversa optando per un approccio categoriale al contrasto alla povertà che segmenta la platea dei poveri in modo iniquo, inefficace e poco efficiente.
Lo ha fatto in un momento in cui, da rilevazioni dell’Istat, la diffusione della povertà assoluta risulta in crescita in Italia e un forte peggioramento delle condizioni socio-economiche dei cittadini – tra lavoro povero, l’acuirsi del disagio abitativo, le vulnerabilità educative – è riscontrato da mesi dagli operatori dei Community Center di Oxfam e dei suoi partner, che offrono un sostegno a migliaia di persone a rischio povertà ed esclusione in tante città italiane.
Disinvolto nella retorica, il governo sta trascurando nei fatti alcune delle categorie più fragili.
È rimasta inascoltata la proposta di un Piano di Legislatura avanzata dal Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza che portasse a un’attuazione graduale della riforma dell’assistenza degli anziani non autosufficienti approvata a marzo. Sarebbe servito uno stanziamento per il 2024 di 1,3 miliardi di euro. Un sostegno atteso da 10 milioni di persone tra anziani, loro caregiver familiari e chi li assiste professionalmente. Non è invece arrivato nulla.
Gli oltre 3 milioni di persone con disabilità nel nostro paese si sono da poco visti certificare l’azzeramento per il 2023 di 350 milioni di euro di fondi ad essi destinati e una riduzione di risorse per il 2024. Risorse comunque esigue e lontane dal miliardo di euro l’anno che le organizzazioni nazionali che le rappresentano richiedono da tempo.
Di fronte a queste palesi ingiustizie la raccolta firma della campagna #LaGrandeRicchezza intende dare voce ai tanti cittadini che pretendono un costrutto più egalitario dei sistemi fiscali in cui si prenda di più, rispetto a quanto accade oggi, a chi ha di più per finanziare trasferimenti monetari verso chi è in condizione di maggior bisogno e per sostenere l’erogazione gratuita di servizi pubblici come sanità, istruzione e altre infrastrutture sociali fondamentali per garantire un benessere equo e sostenibile per tutti.
Decine di migliaia di cittadini europei hanno aderito, è possibile farlo QUI.