Sono più di 37.600 le persone denunciate dalle forze dell’ordine italiane per “traffico e scafismo” dal 2014 al 2021.
Tra queste, solo a 6.300 è stato contestato il “fine di profitto”.
L’Art.12 del Testo unico immigrazione del 1998 disciplina il reato di favoreggiamento senza operare alcuna distinzione tra chi guida il gommone perché è costretto e chi si arricchisce sulla pelle dei migranti.
Ma quest’ultimi – ovviamente – non rischiano la vita sui barconi, ma rimangono al sicuro, in Libia o in Tunisia.
Il risultato è che questa legge – che avrebbe dovuto essere la risposta penale verso le organizzazioni criminali che sfruttano la vulnerabilità dei migranti in viaggio – è diventata l’ennesimo strumento di vessazione nei confronti degli sfruttati.
1.124 sono le persone maggiorenni detenute per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina all’interno dei penitenziari italiani (al 23 marzo 2023). 1.012 sono straniere.
1 fermo ogni 300 migranti arrivati. A chi studia il fenomeno è evidente che il Capitano è il capro espiatorio di una Politica che fa solo propaganda e di un’autorità giudiziaria che deve fare numero per dimostrare di essere efficiente.
Il Capitano è il sacrificio umano richiesto per ogni sbarco registrato. Arrestato e condannato senza acquisire le prove a difesa; considerando solo le testimonianze a favore dell’accusa; con interrogatori svolti senza l’interprete e quindi in lingue sconosciute; con pene diversissime applicate in casi analoghi. Nella fase immediatamente successiva allo sbarco, si crea un limbo dove le forze dell’ordine agiscono senza alcun controllo, interrogando sotto costrizione e accertando cose impossibili da dimostrare.
In questa trappola è stato incastrato anche Alaji Diouf, che il timone del gommone non lo ha mai neppure sfiorato. Un ragazzo a cui lo Stato italiano ha rubato 7 anni di vita.
Ora Alaji è libero ma non vuole dimenticare, non vuole lasciare tutto alle spalle.
Alaji – assieme a Baobab Experience – vuole ottenere l’annullamento della condanna, anche se già scontata, per dimostrare la sua innocenza e denunciare pubblicamente l’ingiustizia a danno di esseri umani innocenti.——
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