Il benzene persiste a livelli record. Il 23 aprile in piazza per invocare un nuovo modello di sviluppo
Di Giuseppe De Marzo – L’Espresso 12 aprile 2024
A Taranto è emergenza benzene: 61 microgrammi per metro cubo, molto al di sopra del valore di soglia di 27 microgrammi indicato dalla comunità scientifica. Questo il valore registrato dalla centralina Arpa di via Macchiavelli nel quartiere Tamburi. Il benzene è una sostanza cancerogena che provoca leucemie e altre gravi patologie. Il 2023 è stato l’anno con il numero di picchi maggiore negli ultimi dieci. C’è qualcosa di grave che sta accadendo. E bisogna intervenire urgentemente per tutelare la salute dei cittadini già compromessa da decenni di inquinamento. Le associazioni, i comitati e le realtà sociali si sono subito mosse. A partire da Peace Link che ha scritto al ministro dell’ambiente per denunciare non solo i 155 picchi di benzene emessi dall’ex Ilva nel 2023, ma il pericolo svelato dalle centraline Arpa gli scorsi giorni. C’è bisogno di misure immediate per ridurre l’inquinamento atmosferico.
Basta vedere ed ascoltare per comprendere quanto profonde siano le ferite causate dall’acciaieria e da una politica collusa o incapace di costruire l’alternativa (perché anche questa è una responsabilità grave). Dopo 60 anni di attività del più grande polo siderurgico d’Europa l’inquinamento non è solo nella carne e nel territorio. Ha intaccato anche menti e cultura, scoraggiando le capacità creative, deprimendo le competenze culturali delle classi dirigenti locali, costringendo così all’esodo intere generazioni di giovani. Nel silenzio colpevole delle istituzioni. Altro che pari opportunità. Qui la Primavera pugliese non è mai arrivata. E varrebbe la pena riflettere, perché è proprio sul terreno delle idee, delle alternative e della partecipazione delle nuove generazioni che si costruisce il cambiamento. A Taranto negli ultimi 20 anni non è arrivata né equità sociale né giustizia ambientale. È ancora inverno.
Cambiare stagione significa cambiare modello di sviluppo, abbandonando un capitalismo estrattivo a bassa intensità di lavoro che ha tra le conseguenze migrazioni, spopolamento delle aree interne, peggioramento delle condizioni sanitarie, frammentazione della comunità, aumento delle disuguaglianze e delle ingiustizie ambientali, diminuzione della partecipazione.
Non basta l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex ad di Acciaierie d’Italia e dell’ex direttore della fabbrica. Serve molto di più per restituire legittimità alla memoria, dignità alle vittime e speranza ad una comunità interamente sacrificata sull’altare di un falso progresso che ha portato vantaggi per pochissimi e devastazione per molti. Serve un’azione sociale e politica incessante che abbracci la rabbia e il dolore trasformandole in iniziative e azioni in grado di incidere cambiando la realtà.
Per questo comitati, associazioni e movimenti sociali hanno lanciato per il prossimo 23 aprile a Taranto la manifestazione “Un’onda del futuro”. Scenderanno in piazza con l’obiettivo di difendere la salute di tutti e tutte, accertare le cause del picco di benzene, individuare le responsabilità, risarcire le vittime, chiudere gli impianti responsabili, riqualificare la forza lavoro e bonificare il territorio. Le realtà sociali tarantine chiedono di utilizzare i fondi del PNRR per un diverso modello di sviluppo che abbia come obiettivo la rigenerazione del territorio e la cura delle persone. Consapevoli che solo così è possibile ricostruire memoria e partecipazione per fare finalmente giustizia. Per tornare a vivere la Primavera. Facciamo Eco!