Dopo due giorni di camera di consiglio è arrivato il provvedimento della Consulta in merito ai ricorsi presentati dalle Regioni – Puglia, Campania, Sardegna e Toscana – che hanno chiesto la dichiarazione di incostituzionalità della cosiddetta legge Calderoli sull’autonomia differenziata. In attesa del deposito della sentenza, quello che è certo è che la Consulta ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge Calderoli e ha ravvisato l’incostituzionalità di ben sette profili di legge.
Un’ottima notizia che conferma le preoccupazioni e le denunce che fin dalle prime letture abbiamo espresso come Rete dei Numeri Pari. Allo stesso tempo ci chiediamo come sia stato possibile che un Governo democraticamente eletto abbia approvato una Legge che spacca il Paese, istituzionalizza le disuguaglianze e riduce a feticcio la democrazia. Se applicata, come ha spiegato la Consulta, questa legge avrebbe infranto i principi di unità, solidarietà, sussidiarietà e uguaglianza definiti dalla nostra Costituzione per garantire uguali diritti ai cittadini e alle cittadine sul territorio nazionale. Evidentemente è stato possibile perché in questa nuova fase storica, in Italia come nel resto del mondo, potere economico e potere mediatico vedono nella democrazia e nella politica un ostacolo per continuare a garantire i propri interessi. Per questo vogliono convincerci che la politica non serva a niente e che lo Stato rappresenta solo un freno per il mercato.
È stato invece proprio l’impegno di associazioni, movimenti, reti, comitati e sindacati che si oppongono sin dal 2019 ad aver disvelato i veri obiettivi di quello che è stato da subito definito un tentativo di “secessione dei ricchi”. E se oggi è stato possibile fermare la cosiddetta legge spacca Italia, è stato solo grazie ai poteri autonomi di difesa e garanzia che la Consulta svolge nei confronti dei principi costituzionali. Una deforma, altro che riforma, figlia di un baratto politico tra Fratelli d’Italia e Lega: il presidenzialismo ai primi e l’autonomia differenziata ai secondi. Non possiamo che gioire del fatto che la Consulta abbia smontato la legge Calderoli. Questo non ci esime dal continuare a svolgere quel compito di partecipazione, vigilanza e impegno che la Costituzione consegna ad ogni cittadino e cittadina.
Abbiamo visto che tutte le volte che la partecipazione diminuisce prevale una cattiva politica e le nostre vite peggiorano, mettendo al rischio la tenuta democratica del Paese. Democrazia messa seriamente a rischio dall’azione del Governo nel continuo tentativo di provare a “occupare” anche organismi come la Corte Costituzionale per orientarne le decisioni in occasioni come queste. Questo il disegno politico più volte rivendicato dalle destre al Governo nel nostro Paese. Il Governo Meloni volta le spalle ai problemi del Paese con una legge di Bilancio che peggiora una situazione già drammatica, impoverendo cittadini e cittadine, lavoratrici e lavoratori, territori; con il ddl Piantedosi vuole mettere in galera chi si batte per i diritti e contro le ingiustizie sociali e ambientali; con l’Autonomia differenziata istituzionalizza le disuguaglianze e spaccano il paese in tante piccole inutili staterelli, mentre si preparano al Presidenzialismo per dare il colpo di grazia alla democrazia.
Il Governo Meloni vuole imporre una verticalizzazione del potere e una democrazia a bassa intensità fondata sulla delega e non più sulla partecipazione come invece prevede la nostra Costituzione. Un Governo sempre più autoritario, lontano dalle priorità dei cittadini, delle cittadine e della vita reale, che non tollera critiche, intimidisce i suoi avversari, criminalizza la solidarietà. Un Governo che con le sue scelte porterà inevitabilmente a un’ulteriore diminuzione della partecipazione dei cittadini e delle cittadine, in una situazione in cui già oggi la maggioranza non vota più.
Come cittadini e cittadine attive crediamo invece che oggi più che mai sia necessario “ridemocratizzare” la democrazia, l’unica via per garantire giustizia, libertà e partecipazione. Per questo, alla luce dello stop della Consulta alla legge Calderoli, riteniamo ancora più urgente e importante portare avanti la nostra campagna politica referendaria contro l’autonomia differenziata. Da gennaio a maggio attraverseremo il Paese per discutere con i cittadini e le cittadine nei territori, a partire dalle periferie e da quei luoghi spesso abbandonati e lontani dalla politica, di come l’unico strumento che abbiamo per migliorare la nostra condizione materiale ed esistenziale e uscire dalla crisi sia la politica e quindi la partecipazione. Non esistono scorciatoie ma legami comunitari da ricostruire e orientare secondo i principi indicati dalla nostra Carta. Oggi più che mai.
La Rete dei Numeri Pari mette insieme più di 500 realtà sociali impegnate contro le disuguaglianze e le mafie. È tra i soggetti promotori del referendum per l’abrogazione della legge Calderoli e fa parte del Comitato Promotore Referendario che ha raccolto 1 milione e 300 mila firme contro l’autonomia differenziata.
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