Per vivere bene bisogna far pace con la natura

La biodiversità è il bene comune per eccellenza, non certo una proprietà privata da sfruttare

Giuseppe De Marzo | L’Espresso 29 novembre 2024

La biodiversità è la rete della vita, la fonte attraverso la quale si riproduce, l’infrastruttura complessa che la organizza: dal più piccolo microbo al più grande dei mammiferi, passando per tutti gli ecosistemi conosciuti. Ogni forma di vita si evolve attraverso lo scambio con gli altri soggetti della comunità biotica. La reciprocità dinamica tra ogni entità vivente svolge un ruolo indispensabile per sostenere e garantire la salute della nostra Casa Comune. Da questa dipende anche la nostra, come abbiamo capito in questi ultimi anni.

Se gli ecosistemi vengono danneggiati smettono di fornire quei servizi e quei benefici indispensabili per le nostre vite che la natura offre gratuitamente. Parliamo del ciclo dell’acqua, dell’aria, dei terreni di cui abbiamo bisogno per la nostra salute, per l’alimentazione, e così via. Ma se vogliamo preservare la biodiversità dobbiamo innanzitutto rispettare il diritto alla vita di ogni specie ed entità vivente. Così come dobbiamo imparare a riconoscere e proteggere le diversità culturali, perché specie e culture si evolvono insieme all’interno degli ecosistemi migliorando le nostre capacità di adattamento. Per questo la biodiversità è il bene comune per eccellenza, non certo una proprietà privata da sfruttare.

Purtroppo, invece, la diversità della vita si sta riducendo drammaticamente. Negli ultimi 50 anni abbiamo perso il 73% della popolazione mondiale di vertebrati selvatici, acquatici e terrestri, come denunciano il Living Planet Report 2024 del WWF e l’indice fornito dalla Zoological Society of London. Siamo dentro una crisi biologica strettamente connessa con quella climatica. Di chi sono le responsabilità della perdita e del degrado dei nostri habitat? Innanzitutto del modello energetico e alimentare: i fossili sono responsabili del 70% delle emissioni climalteranti, mentre la produzione alimentare è la prima causa di perdita di habitat, incide per un quarto delle emissioni e per il 70% del consumo di acqua.

L’attacco alla vita viene anche dalla finanziarizzazione della natura. Come nel caso dei cosiddetti “crediti di biodiversità”, l’ultima forma di speculazione della crisi ecologica. Insieme ad altri meccanismi di mercato come le Nature Asset Companies, promuovono vere e proprie forme di “bio-imperialismo”, trasformando beni comuni indispensabili alla vita in merci da sfruttare. Le élite finanziarie pretendono attribuire un valore monetario a porzioni di natura, come se questo ci desse legittimità per sostituire funzioni uniche di ogni ecosistema nell’equilibrio della comunità della vita. Sarebbe una catastrofe, perché frammentare le reti della vita, mercificarle, finanziarizzarle, mette in crisi l’intero sistema della vita da cui dipendiamo per vivere.

Le soluzioni per difendere la diversità della vita esistono e sono efficaci. Sono basate sulla forza stessa della natura: Nature Based Solution. Agricoltura rigenerativa, ripristino di foreste, mangrovie e zone umide, politiche di adattamento e mitigazione del collasso climatico, indispensabili per incrementar la sostenibilità dei nostri sistemi urbani, solo per fare alcuni esempi. Ma è soprattutto la cura delle comunità locali che tiene vivi i nostri ecosistemi. A partire da quelle indigene, che attraverso pratiche tradizionali e antiche conoscenze ecologiche sono state per secoli custodi della biodiversità. Ce lo ha ricordato la sedicesima Conferenza delle NU sulla diversità biologica dello scorso fine ottobre in Colombia: dobbiamo fare pace con la natura se vogliamo tornare a vivere bene. Facciamo Eco!

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