In Italia aumenta il divario tra una minoranza con sempre più risorse e una maggioranza senza diritti
L’Espresso – Giuseppe De Marzo 31 gennaio 2025
Disuguitalia: lo scandalo della ricchezza. Aumentano divari ed esclusione sociale mentre in assenza di politiche adeguate in pochi accumulano oscene fortune sulle spalle della maggioranza dei cittadini attraverso un modello economico insostenibile ed iniquo alla radice. In Italia 71 persone possiedono ben 272,5 miliardi, mentre quasi 6 milioni restano in povertà assoluta e più di 9 milioni in povertà relativa. Questo denuncia l’ultimo rapporto Oxfam sulle disuguaglianze nel nostro Paese presentato lo scorso 20 gennaio. La tendenza è globale: nel 2024 i super ricchi hanno visto crescere il loro patrimonio di 2000 miliardi rispetto all’anno precedente. Guadagnano 5,7 miliardi in più ogni giorno, circa il triplo dello scorso anno. Si accumula al vertice della piramide mentre in basso si diventa più poveri e si muore come mosche per le guerre, il collasso climatico e le malattie.
Smarrimento, sgomento e sensazione di impotenza, le parole usate dal Presidente Mattarella.
L’inclinazione nel nostro paese è inquietante: il 10% più ricco delle famiglie italiane possiede oltre 8 volte la ricchezza della metà più povera. Mentre il 5% detiene il 47,7% della ricchezza nazionale. Il patrimonio dei 71 miliardari italiani è cresciuto giornalmente di 166 milioni di euro. Per Forbes il 63% della ricchezza dei nostri miliardari è frutto di eredità. Oppure di monopoli e clientelismi favoriti da politiche che premiano individui e contesti già avvantaggiati invece di rimuovere le condizioni che determinano l’aumento delle disuguaglianze. Si fa il contrario di quello che si dovrebbe fare, e questi sono i risultati. Non è servito a nulla ricordare a chi siede in Parlamento che le disuguaglianze non sono casuali o inevitabili. Sono volute e ottenute attraverso scelte politiche precise che negli ultimi 15 anni hanno devastato la condizione sociale ed esistenziale degli italiani, sprofondando il paese nella peggiore crisi mai vista dalla Repubblica. Numeri e tendenze che rimpiccioliscono ogni giorno gli spazi di democrazia, già logorati da norme che puntano dichiaratamente ad arrestare il dissenso e le proteste mentre chi governa offre voli di Stato a torturatori come il criminale internazionale Almasri.
Il tecnocapitalismo alleato delle destre populiste sta divorziando ovunque nel mondo dalla democrazia perché considerata un ostacolo per i propri obiettivi. Prima ne prendiamo atto e meglio è per il bene non solo del nostro paese ma dell’umanità intera. Timidezza e ambiguità da parte delle opposizioni in questa nuova fase storica sarebbero un errore mortale. Così come continuare a riproporre ricette simili per uscire dalla crisi strutturale e sistemica in cui siamo non funzionerebbe, come già visto in questi anni. Nascondere l’evidenza dei fatti significherebbe affermare la fine della democrazia. Serve un’inversione a U, non aggiustamenti.
Il governo Meloni ha mostrato tutto il suo disprezzo per i poveri, per i lavoratori, per la sanità pubblica, per i diritti dell’ambiente e degli animali, cancellando politiche sociali e dirottando risorse economiche pubbliche per favorire un’economia estrattiva che punta su armi e vecchie filiere produttive inquinanti. Sono i degni eredi di chi ha portato l’Italia alla fame ed alla guerra.
Per rompere lo status quo bisogna ridare voce ai senza voce, mettendo al centro della lotta politica la giustizia sociale e ambientale. Casa, reddito di base, salario minimo, fiscalità equa e progressiva, abrogazione dell’autonomia differenziata e riconversione ecologica delle attività produttive sono alcune delle misure in grado non solo di cancellare l’illegalità della povertà ma di mobilitare il paese. Facciamo Eco!