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Appello: 1000 piazze per il reddito di dignità
Povertà, precarietà, diseguaglianze sono la cifra della sofferenza sociale milioni di persone che in Europa e in Italia pagano il peso di una crisi che non hanno prodotto. Ci provano a scaricare colpe e responsabilità: noi però non abbiamo dimenticato che è il frutto di precise scelte politiche e sociali. Vite precarie, spezzate, storie di donne e di uomini lasciati soli, senza ascolto e parola. È la storia del nostro tempo: la ricchezza aumenta, ma è distribuita tra quell’1% che con le sue speculazioni finanziarie sfrutta, umilia, impoverisce miliardi di persone in tutto il mondo. In questi anni abbiamo assistito al tracollo delle politiche sociali: tagli alla sanità, al trasporto pubblico, alla cooperazione sociale. Abbiamo assistito all’aumento dei costi dell’istruzione e visto sparire il diritto allo studio dall’agenda dei governi. Le condizioni del lavoro sono peggiorate: generazioni diverse e divise tra la difficoltà a trovare un lavoro e il lavorare in condizioni inaccettabili. Lo dimostrano le statistiche sulla povertá, che ormai colpisce un italiano su tre, mentre sono 5 milioni le persone in povertá assoluta.
Non possiamo più aspettare. Bisogna cambiare rotta. Contro le diseguaglianze sociali sempre crescenti è necessario affermare una nuova idea di società e solidarietà.
Bisogna spezzare le catene della solitudine imposte da questo sistema economico. Si deve garantire il diritto fondamentale a una vita degna di essere vissuta. L’introduzione di un reddito minimo garantito e la previsione di servizi pubblici di qualità e universali sono la base, non negoziabile, di un nuovo sistema di welfare e sicurezza sociale, per tutelare le persone dai ricatti della povertà, delle mafie e di un lavoro senza diritti. Lo chiede perfino il Parlamento europeo sulla base della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Nonostante la mobilitazione di tante e tanti che negli ultimi anni ha dato vita ad una proposta di “reddito di dignità” costruita dal basso, il Governo ha scelto invece di promuovere il Reddito di Inclusione, una proposta totalmente insufficiente per platea di beneficiari e risorse investite, che non risponde nemmeno alle esigenze di un terzo della popolazione in povertà assoluta. Nonostante la nostra Costituzione prevede l’obbligo di garantire la dignità umana attraverso politiche sociali e di sostegno al reddito adeguate, le misure messe in campo da governo e parlamento introducono una forma incostituzionale di “universalismo selettivo” che divide ultimi e penultimi. Le risorse per garantire a tutti e tutte i diritti sociali ci sono, come abbiamo visto nel caso dei 20 miliardi trovati in un attimo per le banche. Quello che manca è invece la volontà politica di mettere al centro l’impegno per eliminare disuguaglianze e povertà.
Per questo dobbiamo tornare nelle piazze tutti assieme e riprendere forza e parola per una vita degna, per costruire una società capace di essere davvero solidale, per liberare l’autonomia di scelta sul proprio futuro. Non è semplicemente una lotta contro la povertà, è una battaglia di democrazia sempre più urgente e necessaria.
Vogliamo una società del benessere e non dell’esclusione sociale, sogniamo legami e relazioni che mettano al centro la felicità pubblica e non l’egoismo del libero mercato.
Dal 16 Giugno la rete di Numeri Pari sarà in piazza assieme a tante e tanti per chiedere reddito e welfare universali. Lo faremo con le donne che vogliono liberarsi da un modello di società patriarcale e maschilista. Lo faremo coi migranti per costruire assieme il diritto ad una cittadinanza vera e accogliente. Saremo in piazza con le studentesse e gli studenti per un’istruzione gratuita e non per pochi. Ci mobiliteremo con la forza lavoro impoverita, fatta di operai-e, impiegati, dipendenti, intermittenti, precari-e, partite Iva e tutte le lavoratrici e i lavoratori che soffrono il peso delle politiche sul lavoro di questi anni.
Saremo in oltre mille piazze per raccontare che sta nascendo un’alternativa di società dal basso e che si deve mobilitare assieme: sta nelle tante esperienze di mutualismo solidale, di innovazione e collaborazione, nel riuso sociale dei beni comuni, nelle sperimentazioni di cooperazione sociale. Insieme ridiamo gambe alla speranza e facciamola correre veloce nel nostro Paese.
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