Povertà: Berlusconi, mai discussa proposta reddito di dignità

ROMA 28 DICEMBRE – Dopo anni di tagli alle politiche sociali, di politiche di austerità, a favore delle grandi imprese, delle banche e dei più abbienti, causa di un aumento spropositato di disuguaglianze e povertà, e dopo aver drasticamente tagliato a 100 milioni nell’anno 2011 il Fondo per la non autosufficienza, ora Berlusconi, guarda caso proprio a ridosso della campagna elettorale, tenta di prendere in giro i cittadini parlando di reddito di dignità. Un’ipocrisia enorme ancor più grave perchè agita da chi è stato il campione del liberismo economico per anni, il teorico dell’abbattimento del ruolo del pubblico in economia, lo stesso che ha prima negato l’arrivo della crisi nel 2008, per poi rimuoverla dall’agenda politica, invocando magari soluzioni come “sposati uno ricco”. Sono le politiche economiche e sociali portate avanti da Forza Italia e dal suo leader, purtroppo oggi portate avanti dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni, ad aver fatto triplicare i numeri della povertà sino a 5 milioni ed a 18 milioni quelli a rischio esclusione sociale, mentre i miliardari nel paese sono triplicati arrivando ad essere 342.
Il reddito di dignità è una campagna promossa da Libera-Gruppo Abele ed ora confluita nella Rete dei Numeri Pari, che mette insieme centinaia di realtà del sociale, parrocchie, sindacati, giuristi ed economisti come quelli del Basic Income Network che hanno elaborato la proposta alimentandola con studi, risoluzioni europee o documenti relativi a Carte o Trattati europei, e anni di lotte sul campo. Tra questi principi irrinunciabili che hanno definito la proposta, per citarne alcuni, ci sono: l’individualità della misura, la non vessazione del beneficiario attraverso stringenti contropartite e forme di condizionamento, l’accessibilità per coloro che ne hanno diritto, la residenza e non la cittadinanza, il diritto a servizi di qualità oltre il beneficio economico, la durata e l’ammontare del beneficio.

Alla proposta promossa dalla Rete dei Numeri Pari hanno aderito i gruppi parlamentari del M5S, di SI e di una parte del PD. Proposta che non è mai stata calendarizzata per essere discussa in Parlamento. “Forza Italia non ha mai voluto discutere la proposta con noi – afferma Giuseppe De Marzo, coordinatore della RNP – nonostante più forze politiche fossero d’accordo. Ora abusa anche del nome della nostra campagna. Perché, invece, non ci hanno mai chiamato? Perché non hanno mai messo al centro delle loro politiche la lotta alla povertà ed alle disuguaglianze? Se vogliamo che anche nel nostro paese possa essere introdotta una misura universale di sostegno al reddito come avviene in tutti i paesi UE e come prevede l’art.34 della Carta di Nizza, Berlusconi può aderire alla nostra campagna e troveremmo in 5 minuti la maggioranza in Parlamento, vista la disponibilità delle altre forze politiche e di molti parlamentari. Bisogna essere seri e non prendere in giro chi è in difficoltà e merita risposte puntuali ed efficaci, non certo slogan”.

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