Questo sistema sembra aver dimenticato che il lavoro è la base della dignità della persona, e che questa dignità si garantisce con i diritti, con la sicurezza, con la giusta retribuzione. Altrimenti abbiamo lo sfruttamento se non la schiavitù.
Oggi, 12 persone morte, tre ferite. Sabato scorso, 4 persone morte, 4 ferite. Tutti migranti impegnati in Puglia nel lavoro dei campi. Non possiamo parlare di fatalità. Incidenti di questo genere si ripetono da tempo, da anni, dall’epoca in cui a lavorare nei campi erano soprattutto nostri connazionali. Abbiamo oggi una buona legge sul caporalato, che però deve essere messa in condizione di funzionare. Ma c’è a monte una questione più generale che riguarda il lavoro. Questo sistema sembra aver dimenticato che il lavoro è la base della dignità della persona, e che questa dignità si garantisce con i diritti, con la sicurezza, con la giusta retribuzione. Altrimenti abbiamo lo sfruttamento se non la schiavitù. Di fronte a quelle morti bisogna stare in silenzio, ma poi occorre chiedersi in che genere di mondo vogliamo vivere. Se in quello dove il lavoro è un diritto e un libero contributo al bene comune, o in quello, che sempre più cupamente si annuncia, dove l’essere umano sfrutta il suo prossimo e c’è solo posto per gli egoisti, per gli indifferenti, per i potenti e per i corrotti. Perché se è il primo mondo quello che vogliamo, non è più possibile assistere inerti a questo olocausto di vita e di speranza.
Luigi Ciotti, presidente Libera e Gruppo Abele
L’associazione “Libera” aderisce alla manifestazione che si terrà domani, 8 agosto, a Foggia per mostrare vicinanza alle vittime delle due stragi di migranti avvenute a Castelluccio dei Sauri e a Lesina. “16 morti in 3 giorni: la strage a cui stiamo assistendo – scrivono in una nota -, al netto delle maggiori informazioni che attendiamo dalle indagini, ci riconsegna, in un momento in cui il caporalato sembrava fosse uscito dal dibattito pubblico, il quadro reale, il disegno doloroso di un pezzo di Italia che produce ancora dolore, sfruttamento e vittime invisibili”.
“Di fronte a quelle morti bisogna stare in silenzio, ma poi occorre chiedersi in che genere di mondo vogliamo vivere. Se in quello dove il lavoro è un diritto e un libero contributo al bene comune, o in quello, che sempre più cupamente si annuncia, dove l’essere umano sfrutta il suo prossimo e c’è solo posto per gli egoisti, per gli indifferenti, per i potenti e per i corrotti. Perché se è il primo mondo quello che vogliamo, non è più possibile assistere inerti a questo olocausto di vita e di speranza”. Così ha commentato Luigi Ciotti le notizie giunte dalla Capitanata, sede nazionale dell’ultima “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Simbolo di quella giornata era proprio una piantina di pomodoro, emblema della ricchezza di questa terra, l’agricoltura, ma anche, purtroppo, di una piaga che ha radici profonde e storiche nella nostra terra.
“Mercoledì alle 18 saremo davanti alla stazione per il corteo con i sindacati e tante altre associazioni per rivendicare dignità e diritti per tutti i lavoratori, per protestare contro lo sfruttamento in agricoltura”, aggiunge Sasy Spinelli, coordinatore provinciale di Libera Foggia. “È il momento di stare uniti, di stringerci intorno alle famiglie delle vittime, agli amici, ai sopravvissuti e a tutti i braccianti che continuano a lavorare nelle campagne. Ma auspichiamo, subito dopo, uno scatto in più, una maggiore presa di coscienza della problematica che non può esaurirsi solo con la repressione ma coinvolge la struttura stessa del sistema economico della nostra provincia”.
Strage migranti, corteo a Foggia con raduno davanti alla stazione. L’adesione di “Libera”