Dall’approvazione del decreto legge su sicurezza e immigrazione, in maniera inarrestabile, un blocco sociale meticcio continua ad aggirarsi per i territori reclamando diritti primari come la casa, la salute, il reddito, lo studio e la qualità dell’ambiente in cui viviamo. Un universo sociale in movimento che ritiene di non avere governi amici e si batte contro l’esclusione sociale, il razzismo istituzionale, la guerra tra poveri e la speculazione sui territori. Un mondo solidale che non intende lasciare il passo a chi alimenta tensioni e odio sociale al fine di aumentare un consenso basato sulla xenofobia e sulla paura del diverso.
Riteniamo questo il vero anticorpo al presunto cambiamento del governo giallo-verde, il cui operato è in assoluta continuità con i governi precedenti, e di cui il Ministero delle Infrastrutture è un luogo emblematico. A dispetto dei proclami elettorali, infatti, le grandi opere inutili e nocive vanno avanti e vengono spesso barattate col diritto al lavoro o alla salute, mentre l’unico atto ‘forte’ del Ministro Toninelli è stato spalleggiare il Ministro degli Interni nel chiudere politicamente i porti.
Inoltre, sul fronte del diritto all’abitare il Ministero non ha smosso una foglia, mentre l’art.5 del Piano Casa Renzi-Lupi 2014 rimane in vigore nonostante il M5S l’avesse osteggiato nelle aule parlamentari. Insomma, casa e ambiente rappresentano un’altra stella che ha smesso definitivamente di brillare per i soci di maggioranza del governo.
È chiaro che, laddove la legalità senza giustizia sociale diventa l’asse intorno al quale far ruotare tutti i provvedimenti liberticidi approvati, non basta la fascinazione del reddito di cittadinanza per produrre giustizia sociale e ambientale. Si va piuttosto verso una società di controllori e controllati, dove anche le misure di contrasto alla povertà e la realizzazione delle cosiddette grandi opere sono subordinate all’accettazione di regole dal forte sapore ricattatorio.
Dall’altra parte, le pratiche di riappropriazione messe in atto in tutta Italia nascono proprio dalla necessità di liberarsi dal ricatto di affitti e mutui esorbitanti, dallo sfruttamento del circuito d’accoglienza, dalla necessità di vivere forzatamente con i propri genitori per i giovani precari in assenza di un reddito utile per autodeterminarsi. Le occupazioni per necessità hanno in questo senso aperto un conflitto insanabile contro la rendita, le speculazioni immobiliari, il malaffare legato alla gestione dell’emergenza, il consumo di suolo e la cementificazione dei territori.
Dentro questi percorsi nasce un diritto all’abitare basato sulla rigenerazione urbana intesa come riuso, contrasto alla devastazione della rendita, riproduzione sociale in forma meticcia. Insieme inquilini senza titolo, sfrattati, morosi e occupanti di case rappresentano una leva formidabile di rivendicazione materiale di reddito diretto e indiretto, di alleanze e complicità naturali che devono potersi esprimere e rappresentare con forza ancora maggiore.
È partendo da queste riflessioni che il Movimento per il Diritto all’Abitare si dà appuntamento il 23 marzo alle ore 12 a Porta Pia per far sentire la voce alta delle lotte sotto un Ministero tanto cruciale quanto foriero di bufale come quello delle Infrastrutture, per poi raggiungere insieme piazza della Repubblica da dove partirà la marcia che porterà a Roma centinaia di istanze territoriali.
Pensando che la data del 23 marzo non sia un traguardo ma una tappa di accumulazione di forze, anche il percorso di avvicinamento alla data e i passaggi successivi diventano decisivi. Le occupazioni minacciate di sgombero, gli inquilini senza titolo delle case popolari e degli enti, i nuclei in emergenza abitativa che rischiano di essere cacciati dai residence, le persone sottoposte a procedure di sfratto per morosità, gli studenti ricattati dagli affitti in nero, i titolari insolventi di un mutuo devono assumere come necessario il conflitto perché il fabbisogno abitativo si affronti e si risolva con il patrimonio privato e pubblico già costruito. Per questo nei prossimi giorni saremo a manifestare sotto la sede dell’Inps, proprietaria di un ingente patrimonio immobiliare utilizzabile per dare una prima risposta alle necessità di questa città.
Per dare un contributo al processo che si sta innescando con la marcia del 23 marzo, anche le realtà che sono impegnate sul fronte dell’abitare devono trovare un momento di confronto per procedere insieme dentro una campagna generalizzabile per il diritto alla casa come bene d’uso e non di scambio. Come parte indivisibile di un welfare diretto non soggetto ai diktat della crisi e della sorveglianza sociale.
Siamo ancora in tempo!
23 marzo ore 12 concentramento a Porta Pia!
Una sola grande opera: casa e reddito per tutt*!