È stata conferita ieri pomeriggio, al Maschio Angioino, a Gianni Minà, la cittadinanza onoraria della città di Napoli.
Presenti, oltre al sindaco Luigi De Magistris e all’assessore alla cultura Nino Daniele diversi ospiti di rilievo: Lina Sastri, l’avvocato Vincenzo Siniscalchi, il maestro Beppe Vessicchio, la giornalista Alessandra Riccio che con Minà ha diretto il periodico Latinoamerica, Fausta Vetere, della Nuova Compagnia di Canto Popolare.
Gianni Minà è il giornalista che tutti conosciamo ma di cui forse non sappiamo tutto. È quello delle famose interviste a Maradona e a Massimo Troisi, ma anche quello a cui Fidel Castro ha concesso forse la più lunga intervista della storia: dalle due del pomeriggio alle sei della mattina successiva. Quello che lo stesso giorno in cui aveva intervistato il generale Videla, il dittatore argentino dopo il golpe militare, va ad ascoltare una conferenza stampa dell’ammiraglio Lacoste, capo del comitato organizzatore dei Mondiali di calcio dell’anno successivo, 1978, in Argentina, e gli chiede, l’unico ad averne il coraggio, dei desaparecidos.
Andai alla conferenza stampa e alzai la mano:
Gianni Minà, della RAI. Abbiamo saputo che c’è un problema, non so quanto radicato: viene segnalata la sparizione di molta gente.
Lacoste cambiò espressione, rispose gelido: “Lei è male informato”… (dal suo libro: “Così va il mondo”, edizioni Gruppo Abele scritto insieme a Giuseppe De Marzo).
Venendo poi consigliato dal rappresentante dei corrispondenti esteri italiani in Argentina di fare la sera stessa, al massimo la mattina seguente, le valigie e tornare in Italia per evitare possibili gravissimi problemi personali. In Argentina, ai Mondiali, l’anno successivo, non ci andrà mai. E ancora, uno dei pochi che prova a raccontare sul Venezuela dei nostri giorni una versione molto più vicina al reale, di quanto non sia affatto Maduro il problema in quel Paese, ma l’interesse degli Stati Uniti di controllare il governo dello Stato con le maggiori riserve planetarie di petrolio.
È il giornalista che ebbe in dono una rivista “Latinoamerica” che si occupava di portare una luce onesta su quei Paesi. Come dice Alessandra Riccio, che con lui la dirigeva, abbiamo avuto contributi importantissimi su quella rivista, addirittura premi Nobel come Garcia Marquez, ma voi pensate che abbiamo mai ricevuto una, dico una sola recensione da un giornale italiano?
È il giornalismo che non va nella corrente, che si appassiona alle cose e cerca di raccontarle davvero.
Gianni Minà che racconta lo scudetto del Napoli con Maradona forse racconta ancora una volta dello stesso tema: un condottiero latinoamericano porta il suo popolo, ché tutti simili sono i Sud del mondo, a vincere per una volta la guerra contro gli eserciti di quelli favoriti dalla storia.
Crediamo sia questo il motivo fondamentale per cui questo signore da ieri, essendolo già da prima, doveva essere riconosciuto ufficialmente come napoletano.
Testo e foto Francesco Paolo Busco
Gianni Minà da ieri è napoletano. Al Maschio Angioino il conferimento della cittadinanza onoraria