Decreto sicurezza bis, in Italia l’emergenza non sono i migranti

Le stesse forze politiche che in Italia promuovo il decreto sicurezza bis e che in Europa difendono l’austerità, la crescita economica infinita, provocano con le loro scelte politiche migrazioni forzate e disuguaglianze.

Il giorno dopo la conversione in legge del decreto sicurezza bis abbiamo intervistato Giuseppe De Marzo, economista, giornalista, attivista e scrittore, ha fondato “A Sud” ed il primo Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali dei sud del mondo. Tra i coordinatori della campagna referendaria 2011 per l’acqua pub­blica e contro il nucleare. In Italia lavora dal 2013 con don Ciotti nelle associazioni Libera e Gruppo Abele, assieme a comitati, centri di ricerca e sindacati, con cui nel 2017 ha fondato la Rete dei Numeri Pari, di cui è il coordinatore nazionale e che oggi mette insieme più di 600 realtà sociali. Collabora con diverse testate giornalistiche tra cui «il manifesto»,«Left» , «Paese Sera» ed è membro di diversi forum internazionali.

 

Intervista a Giuseppe De Marzo a cura di Giacomo Pellini

 

Il decreto sicurezza bis, con l’approvazione al Senato, è stato convertito in legge. Stiamo parlando di un decreto legge, uno strumento che la Costituzione prevede per legiferare in casi di emergenza. L’immigrazione è un’emergenza dunque?

Innanzitutto l’uso della decretazione d’urgenza e della questione di fiducia dimostrano la totale mancanza di senso delle istituzioni da parte del governo e la concezione di un Parlamento sempre più svuotato da qualsiasi potere reale. Una volta il M5S criticava queste pratiche. Oggi è ancora più triste assistere all’attacco alla democrazia parlamentare portato avanti da quelle forze che avevano chiesto un mandato ai cittadini per difendere la repubblica parlamentare. Una truffa. L’ennesima. E non può nemmeno dichiararsi la necessità di decretare d’urgenza quando ci si riferisce a un qualcosa che lo stesso governo ha detto di aver ridotto dell’80%..lo stabilisce una sentenza della Corte Costituzionale del 2007. E poi nella sostanza parliamo di un decreto d’urgenza che ha mobilitato parlamento e media per discutere in termini emergenziali di circa 250 migranti sbarcati in un anno in Italia attraverso navi di ONG? Ridicolo.

Un’emergenza l’immigrazione? Se riteniamo anche la vita un’emergenza…nel senso che i movimenti migratori esistono da quando esiste la vita. Poi è evidente che in certi periodi della storia questi flussi si intensificano e possono rappresentare degli ostacoli, o dei vantaggi, per la governance del momento. Per quelli che sono oggi i numeri, parlare di emergenza significa continuare a prendere in giro i cittadini. Forse per continuare a mascherare i propri fallimenti e spostare l’attenzione, per evitare così che ci si concentri sugli scandali del governo, o delle relazioni della Lega con Siri e con la Ndrangheta, o sulle vicende e i voltafaccia del M5S. Dovremmo invece associare alla parola emergenza il concetto di “lotta alla povertà”, questa si un’emergenza democratica. Questo governo è tra i più vergognosi della storia repubblicana, perché invece di rispondere a quegli 11 milioni di italiani che non si possono curare, o ai 5 in povertà assoluta, o al milione di minori che vive una grave deprivazione materiale, sceglie di dare priorità ad un decreto d’urgenza che colpisce chi salva vite in mare, mette in galera i volontari delle ong, intimidisce e minaccia ancor di più il dissenso.

È davvero fetido il “clima” della nostra democrazia, ma se questa è la situazione dobbiamo prenderne atto ed organizzarci per aprire un grande conflitto sociale che metta insieme ceti popolari e ceti medi che da 11 anni pagano la crisi e si impoveriscono, per sconfiggere culturalmente i giallo-bruni e riportare il dibattito sui veri interessi in ballo per noi: il lavoro e che tipo di produzioni portare avanti, i servizi sociali e la riforma del welfare, la riconversione ecologica e la lotta ai cambiamenti climatici, la lotta alle mafie che nel nostro paese sono cresciute ed alla corruzione che, non a caso, è la più alta d’Europa, e così via. Insomma, di emergenza purtroppo ne abbiamo tante, troppe, e nessuna riguarda i migranti, con buona pace del ministro dell’inferno e del biministro e capo politico del M5S.

Le migrazione ambientali, quelle si, sono invece un’emergenza planetaria. Ma non a caso il governo non ne parla e scappa a gambe levate dalla complessità di questi problemi. È sempre di più il governo della semplificazione del male. Sono oltre 150 milioni negli ultimi 8 anni i rifugiati ambientali. Una cifra destinata a crescere a causa degli effetti dei cambiamenti climatici e della crisi ecologica provocata dall’impatto del modello capitalista. È questa la cruda verità che le destre ed i socialisti europei non vogliono che venga raccontata ai cittadini. Le destre, perché lo sfruttamento è il loro pane: mai rinnegare le proprie radici. I socialisti, perché culturalmente sono stati sconfitti e non sono in grado nemmeno di immaginare un mondo ed un modello di sviluppo diversi da quello capitalista. Sono stati “sussunti” dalle destre, per questo continuano a perdere ovunque. Non c’è una visione alternativa a chi ci dice che moriremo di capitalismo. Se i poveri, i lavoratori, gli sfruttati, venissero a sapere che proprio il modello che mette insieme la Merkel, Macron, Renzi, Salvini, Di Maio, Schultz, Le Pen, Berlusconi, è responsabile dell’aumento della povertà, delle disuguaglianze, della crisi ecologica, dei cambiamenti climatici che minacciano la specie umana sulla Terra, sono convinto che assisteremmo ad una vera e propria insurrezione. Lo sfruttamento in questa fase ha raggiunto e superato quello precedente alla seconda guerra mondiale, per capirci. Ma sono le destre ad avere fatto egemonia culturale, ed è per questo che non si vede all’orizzonte nessuna insurrezione nonostante i numeri siano simili a quelle delle guerre mondiali.

Bisognerebbe accettare il corpo a corpo e raccontare la verità ai cittadini, a partire da quelli colpiti dalla crisi. Il capitalismo continuerà ad avere tra le sue conseguenze lo spostamento forzato di centinaia di milioni di persone che vivono in paesi dove la crisi ecologica ha modificato le possibilità di riprodurre la vita: basti pensare alla desertificazione che minaccia 3,2 miliardi di persone, molte delle quali saranno costrette a migrare. Le stesse forze politiche che in Italia promuovo il decreto sicurezza bis e che in Europa difendono l’austerità, la crescita economica infinita, provocano con le loro scelte politiche migrazioni forzate e disuguaglianze. Capite la grande ipocrisia. Difendono un modello di sviluppo criminale che abbiamo il dovere ed il diritto di fermare e sconfiggere. E sarà una cosa buona.

 

Il reato prevede delle pene pecuniarie per chi presta soccorso in mare, e il comandante della nave che presta soccorso viene sanzionato da 150 mila euro a 1 milione. Non è una violazione palese dei trattati internazionali e della Convenzione di Ginevra, che prevedono l’obbligo di prestare soccorso? 2.1 – E ci sono anche dei profili di incostituzionalità?

Non solo è una violazione dei trattati, ma molto di più è in palese contrasto con la nostra Costituzione. Non è da escludere che la Consulta bocci il decreto. Ne ha parlato il prof. Gaetano Azzariti, costituzionalista e presidente di Salviamo la Costituzione, tra gli intellettuali della rete dei Numeri Pari. Lo ricorda in maniera chiara, questo decreto viola la Costituzione all’art. 10, comma terzo, in cui stabilisce il diritto fondamentale a chiedere l’asilo politico per tutti gli stranieri. Il decreto cancella la “protezione umanitaria”. Mentre sulla revoca della cittadinanza ci sono violazioni palesi dell’art.3 e dell’art. 22, perché non si considera il cittadino migrante che ha ottenuto la cittadinanza italiana dopo un lungo iter burocratico mai alla pari con gli altri: riceverebbe una sanzione diversa per lo stesso reato rispetto agli altri cittadini. Per non parlare della detenzione amministrativa che estende la possibilità di limitare le libertà del migrante: vere e proprie detenzioni illegali. Mentre sul taglio degli SPRAR siamo in netta violazione dell’art.2 della Costituzione, che disciplina e riconosce “l’obbligo alla solidarietà”: l’unico che viene esplicitato nella carta.

 

Don Ciotti ha definito il decreto sicurezza bis una “abberazione giuridica”, in quanto aumenta a dismisura il potere del MInistero degli Interni. E parla di “ambizione sfrenata e totalitaria indifferente alla divisione dei poteri su cio si basa la democrazia” è d’accordo?

Certamente. Nella rete dei Numeri Pari ci sono oltre 600 realtà del sociale impegnate a combattere disuguaglianze e mafie: cooperative sociali, comitati di quartiere, movimenti per il diritto all’abitare, presidi antimafia, parrocchie, reti sociali, progetti di mutualismo, associazioni, centri antiviolenza, realtà studentesche, scuole pubbliche e coordinamenti di genitori. Tutti, ma proprio tutti, ritengono un enorme problema per la democrazia l’ego smisurato del ministro dell’inferno e le sue modalità di svolgere un compito così delicato. Siamo molto preoccupati dagli interessi economici che dietro di lui si addensano da tempo, del salto che ha scientificamente compiuto nell’utilizzo di un linguaggio violento e aggressivo come mai visto nella storia della repubblica, del disprezzo per la giustizia e dell’ostentazione del legalismo securitario, dell’utilizzo spasmodico dei social e del rifiuto verso decisioni prese in termini collegiali, dell’attacco alla Magistratura ed al Parlamento. L’Italia è un paese in cui è stata appena approvata una misura razzista che umilia la nostra storia, in cui la smania di potere del ministro dell’interno nasconde in realtà le gravi responsabilità di chi in maniera ipocrita utilizza il governo per se e per i suoi amici, o per gli amici degli amici come abbiamo visto più volte. Ma quello che ci preoccupa maggiormente è l’assenza di una vera opposizione politica che sappia finalmente offrire una visione alternativa a quella delle destre, in grado finalmente di mettere insieme giustizia ecologica, ambientale e sociale. Un’opposizione che sia voce di una “geografia della speranza” che nel nostro paese esiste, è sempre più ampia, ed è senza rappresentanza. Un’opposizione capace di essere motore di cambiamento e alleanze anche in Europa, dove si gioca la partita.

 

Si riproduce ancora una volta, la dicotomia tra legalità e giustizia sociale, una tensione che ci accompagna lungo tutta la nostra storia – l’esempio un po’ estremo è quello di chi negli anni ’40 era un fuorilegge perché si rifiutava di consegnare gli ebrei o gli oppositori politici ai nazisti. Un comportamento illegale sotto il punto di vista giuridico ma corretto sotto il punto di vista morale. Come si risolve questa tensione ai giorni nostri?

La si risolve con la politica, con il conflitto sociale e la dialettica, ricordando a tutti che la legge serve un Principio, e quando invece serve l’individuo, spesso il più forte, non è più una buona legge, e come tale va cambiata, o violata. Si risolve ricordandoci che la giustizia sociale è il concetto di “giustizia come equità” che la nostra etica pubblica ha voluto riconoscere in Costituzione subito dopo la seconda guerra mondiale e la barbarie della Shoà. Si risolve ricordando che il fine ultimo della Carta, è quello di garantire l’intangibilità della dignità umana a tutti e tutte. Che significa in concreto? Che tutta la Carta è piegata a questa esigenza, a partire dai primi 12 articoli che rendono “prescrittibile” la dignità individuando un pacchetto di diritti sociali che hanno l’obiettivo di garantire e promuovere la giustizia sociale. La legge dunque o rende prescrittibile la giustizia sociale o dal punto di vista del legislatore costituente non è una buona legge. Quando ti manca il diritto alla salute, o il diritto al lavoro, o il diritto all’istruzione, o tutte e tre queste cose insieme come per molti miei concittadini al sud, come si può parlare di legalità? Se un governo approva una norma che aumenta le ingiustizie sociali o addirittura allarga ulteriormente la possibilità di svilire la dignità umana, quella norma va combattuta. È il caso del decreto sicurezza bis che in nome della legalità, produce una ferita enorme, ci rende tutti più insicuri, perseguita i poveri ed i migranti, rafforza i poteri del ministro dell’interno, inasprisce le pene contro chi promuove manifestazioni di dissenso, viola la Costituzione, discrimina e rende fuori legge la solidarietà. Follia! Dobbiamo combattere con ogni mezzo necessario questa cultura che tende a sbandierare la legalità come un Totem e se ne frega della giustizia sociale ed ambientale. Bisogna partire da queste, se vogliamo fare buone leggi, in grado di difendere il bene comune e l’interesse generale.

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