Le donne delle occupazioni, contro la violenza degli sgomberi

Come donne abitanti delle occupazioni di Roma, anche quest’anno, abbiamo deciso di prendere parola, e di essere parte del corteo nazionale di Non Una di Meno che il 23 novembre ha inondato le strade di Roma contro la violenza patriarcale ed istituzionale. Tra questa, riconosciamo la violenza degli sgomberi, e dei meccanismi di controllo ed ‘istituzionalizzazione’ della povertà che si ripetono a seguito di ogni sgombero. Un anno fa, scrivevamo contro l’ignobile tentativo di sciacallaggio prodotto dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini sul corpo di Desirée Mariottini per chiedere gli sgomberi delle occupazioni abitative romane, paragonate strumentalmente a luoghi abbandonati e lasciati al degrado.

A distanza di diversi mesi, gli eventi che hanno seguito lo sgombero di Cardinal Capranica, e le nuvole che si addensano su Caravaggio in primis e poi su tutti gli spazi occupati contenuti nel cronoprogramma stilato dalla Prefetta di Roma non fanno che confermare quanto gli sgomberi siano una vera e propria forma di violenza patriarcale agita in nome del sostegno incondizionato alla proprietà privata, inviolabile e esente da qualunque responsabilità sociale. Che dire, infatti, delle minacce dei servizi sociali contro le occupanti di Cardinal Capranica di sottrarre loro i figli se avessero preso parte alla difesa dell’occupazione? Che dire della violenza di uno sgombero effettuato con decine di blindati, che ha assediato un quartiere intero per ore e strappato dai tetti e dalle proprie case decine di uomini, donne e bambini per riconsegnare l’ex scuola di Primavalle al degrado, alla speculazione e persino alle fiamme?

Che dire della sistemazione delle ‘fragilità sociali’ dentro centri di accoglienza gestiti dalle cooperative di Mafia Capitale, lontane dal territorio e dentro edifici fatiscenti ed inadeguati? Che dire del fatto che donne single ed anziane siano state collocate entro centri strutture dove non possono nemmeno soggiornare di giorno nonostante le proprie disabilità? Che dire della vergognosa odissea quotidiana a cui sono sottopost@ i bambini e le bambine per poter raggiungere la propria scuola dai centri di accoglienza? Che dire del fatto che, ancora una volta, coloro che hanno recuperato uno scampolo di normalità siano gli uomini, le donne e i bambini ospitati dentro le occupazioni abitative di zona che ancora una volta si sono strette per fare spazio e solidarietà? E che dire del fatto che tutto questo si aggiunge alla vessazione che da anni subiamo a causa dell’articolo 5 del Piano Casa Renzi Lupi che, negando la residenza all’interno degli spazi occupati, ci impedisce di accedere alla sanità, al welfare, di iscrivere i nostri bambini e le nostre bambine a scuola?

Non possiamo che ripetere lo stesso messaggio alle donne che governano questi processi spesso come materia di ordine pubblico anziché di diritti sociali, dal Ministro degli Interni Luciana Lamorgese, al Prefetto Gerarda Pantalone, passando per la sindaca Virginia Raggi e le nuove assessore alle Politiche Sociali e Abitative Vivarelli e Mammì. “Molte di noi sono arrivate nelle occupazioni dopo aver subito violenza dai propri partner o in famiglia, in piena solitudine e nell’indifferenza dei vicini di appartamento, e dentro una comunità solidale hanno ritrovato il coraggio di ricominciare e la forza per riprendersi in mano la propria vita. Per questo le occupazioni sono luoghi dove ci sentiamo protette, e non nei termini paternalistici e infantilizzanti con cui le istituzioni vorrebbero costringerci a percepirci come fragili e incapaci di scegliere.” E ancora: “La sicurezza di cui abbiamo bisogno sono i diritti, alla casa, al reddito, alla salute, alla cultura”.

Forti di questa convinzione, giovedì 21 novembre alle h 12 come donne occupanti saremo ancora una volta sotto le finestre delle Regione Lazio per ribadire che la violenza istituzionale degli sgomberi deve essere fermata immediatamente.

Difenderemo i nostri spazi di autonomia e vita meticcia con ogni mezzo necessario e con i nostri corpi, determinati e tutt’altro che fragili.

Giù le mani dai nostri corpi e dai nostri spazi!

Le donne del Movimento per il Diritto all’Abitare di Roma

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