Roma. Costruire giustizia sociale quartiere per quartiere

La metà dei romani ha un reddito inferiore ai 15mila euro e una persona su tre è a rischio esclusione sociale. Sabato un’assemblea pubblica a Centocelle ha proposto azioni e iniziative per disinnescare questa bomba sociale

Roma. Costruire giustizia sociale quartiere per quartiere
di Elisa SermariniResponsabile comunicazione rete Numeri Pari

17 febbraio 2020

 

“La lotta alle mafie è innanzitutto un esercizio di partecipazione collettiva” diceva Pio La Torre, e l’assemblea pubblica “Centocelle è CøAsa Nostra” – che si è svolta sabato nel quartiere di Roma est – lo ha dimostrato. A promuoverla diverse realtà, tra cui l’associazione Islamica in Italia, tre cooperative sociali, Libera contro le mafie, l’Istituto comprensivo via dei Sesami, la Libera assemblea di Centocelle, Nonna Roma, Cgil, Fiom, Usicons, il Comitato del Parco, Piazza del dialogo, la Casa del popolo di Centocelle, il Centro di giornalismo permanente, l’associazione Agende Rosse, le reti studentesche, le associazioni di commercianti locali e molte altre.

Attentato alla libreria Pecora elettrica

Il percorso nasce in risposta agli attentati incendiari commessi nel quartiere tra ottobre e novembre dello scorso anno quando, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, sono stati dati alle fiamme la libreria Pecora Elettrica (pronta per riaprire dopo un primo incendio subito nella notte tra il 24 e il 25 aprile), la pinseria Cento55 e il Baraka Bistrot. La cittadinanza ha risposto organizzandosi e sfilando con una manifestazione di migliaia persone nel quartiere, senza loghi, bandiere o sigle. Tutti e tutte dietro un unico striscione: “Combatti la paura, difendi il quartiere!”. In quei giorni c’è stata grande sollevazione mediatica ma poco dopo, come spesso accade nel nostro Paese, l’attenzione è sparita nonostante le condizioni che hanno portato alle bombe e alle intimidazioni non siano cambiate.

Attentato alla pinseria Cento55

Le realtà presenti nel quartiere si sono rese conto che da soli nessuno ce la fa. L’unica strada è quella di lavorare per mettere in campo una risposta plurale, collettiva e partecipativa per contrastare la povertà e l’avanzata del crimine organizzato in città, allargando la rete dei soggetti impegnati nel corpo a corpo sul territorio, offrendo servizi gratuiti di mutualismo sociale e avanzando proposte politiche chiare sui temi che la politica sembra non ritenere prioritari. Se Roma è anche la capitale delle disuguaglianze e della corruzione non è un caso: da anni il Fondo Politiche Sociali del bilancio del Comune continua a essere prosciugato e quest’ultima Giunta ha tagliato più di 100 milioni in 3 anni; sono state messe in campo politiche securitarie lontane dalla necessità di perseguire la giustizia che è invece la precondizione per sconfiggere le mafie; i corpi sociali intermedi, invece di essere ascoltati e considerati una ricchezza da parte della politica sono stati spesso attaccati o delegittimati. Questa palese distanza della politica dai problemi reali dei cittadini e la conclamata incapacità di gestione della cosa pubblica da parte della Giunta Raggi non sono riuscite ad arginare corruzione e collusione all’interno delle amministrazioni, come le indagini e gli arresti ci hanno mostrato a partire dal processo Mafia capitale nel 2014. Ma la conseguenza più tragica è stata l’aumento senza precedenti delle disuguaglianze…

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