POLITICHE DI AUSTERITÀ E SPESA SOCIALE:
LA PROPOSTA DELLA RETE DEI NUMERI PARI
Una campagna rivolta alle amministrazioni locali, al Parlamento, al Governo italiano e alle istituzioni europee per chiedere di porre fine alle politiche di austerità e, in ogni caso, di escludere la spesa sociale dal patto di stabilità.
Il 18 novembre 2015, il presidente della CE Juncker annunciò ai cittadini e alle cittadine europee che le spese per la sicurezza e l’acquisto di armi sarebbero, da quel momento in poi, state considerate spese straordinarie da non far rientrare nel patto di stabilità.
Una decisione presa in seguito agli attentati terroristici di Parigi del 13 novembre 2015. In pochissime ore si decise di derogare, in nome della lotta al terrorismo e della sicurezza, alle regole di uno dei pilastri delle politiche di austerità portate avanti dall’inizio della crisi del 2007. Il rispetto del patto di stabilità è la motivazione con la quale negli ultimi anni sono stati sottratti 19 miliardi agli enti locali e 12 miliardi di mancati trasferimenti erariali. A questo si somma la drastica riduzione del Fondo Nazionale per le politiche sociali: rispetto al 2008 il fondo ha subito un taglio complessivo di quasi l’80%, la quota del Fondo destinata a regioni ed enti locali ha subito una riduzione del 58%. La drammatica riduzione dei fondi per il contrasto alla povertà e l’esclusione sociale, affiancata all’assenza di misure strutturali di sostegno al reddito, hanno fatto esplodere gli effetti della crisi sulle fasce più deboli della popolazione producendo un aumento della povertà che non trova riscontro all’interno delle serie statistiche Istat.
La povertà assoluta è triplicata arrivando a colpire oltre 5 milioni di persone in Italia, così come la dispersione scolastica, la povertà minorile e la disoccupazione giovanile sono tra le più alte d’Europa. Gli ultimi dati Istat denunciano come 1 persona su 3 sia a rischio povertà. Una situazione drammatica che favorisce mafie e corruzioni e che ha innescato guerre tra poveri, generato frammentazione sociale e rancore tra le fasce più deboli della popolazione, sempre più marginalizzate e colpevolizzate. Ma anche in tutta Europa le diseguaglianze sono aumentate a livelli insopportabili e rappresentano il problema principale che oggi mette seriamente a rischio coesione sociale e tenuta democratica. Sono 128 milioni i cittadini europei in povertà relativa e 43 milioni nell’indigenza.
Se in nome della lotta al terrorismo si è data la possibilità ai governi di derogare al patto di stabilità non inserendo nel conteggio del deficit le spese per la sicurezza, crediamo sia ancor più urgente e utile derogare al patto di stabilità per le spese relative ai servizi sociali, fondamentali per il contrasto alle diseguaglianze e all’esclusione sociale di cui il terrorismo si nutre per diffondere i suoi messaggi di odio.
Le politiche sociali rappresentano, infatti, un investimento sulla coesione sociale e sulla sicurezza ancor più necessario in questa fase dinanzi all’esplosione delle diseguaglianze e alle contraddizioni e tensioni che questo comporta. Il terrorismo lo si sconfigge soprattutto combattendo le diseguaglianze e investendo in diritti sociali, istruzione e cultura, le vere armi in grado di isolare socialmente e politicamente l’ideologia del terrore e della guerra.
Sappiamo bene che il terrorismo e le mafie le si sconfiggono soprattutto combattendo le diseguaglianze e investendo in diritti sociali, istruzione e cultura: le vere armi in grado di isolare socialmente e politicamente l’ideologia del terrore e della guerra.
Crediamo fermamente che sia fondamentale derogare al patto di stabilità per le spese relative ai servizi sociali, fondamentali per il contrasto alle diseguaglianze e all’esclusione sociale di cui il terrorismo e le mafie si nutrono per diffondere i loro messaggi di odio.
Per questo chiediamo un impegno da parte delle amministrazioni locali a chiedere al Governo nazionale di manifestare presso il presidente della CE la volontà politica del nostro paese di derogare, in nome del rispetto dei Diritti e della Intangibilità della Dignità umana sanciti nella Carta di Nizza.
Le misure di politica economica e sociale messe in campo dal governo non contrastano le disuguaglianze e non ci aiutano a combattere le mafie e la corruzione, peggiorando la condizione dei ceti popolari e dei ceti medi allargando ulteriormente la crisi e tradendo le aspettative di milioni di cittadini.
Nessuna delle misure attualmente in campo tiene conto che il calcolo del deficit si fa tenendo dentro anche i servizi sociali. In questo modo si pongono false soluzioni ai milioni di persone che attendo risposte ai loro problemi.
Si riducono gli investimenti e se ne cambia il segno, mentre si continua a propagandare l’idea che le priorità siano la guerra ai migranti ed ai poveri. Si fanno battaglie mediatiche e generiche contro “l’Europa” quando in realtà il governo ha confermato tutte le misure di austerità, così come i precedenti governi, e non ha fatto nulla per mettere fuori dal patto di stabilità almeno le spese per garantire i servizi sociali e la dignità delle persone.
Si continuano a sostenere le politiche di austerità e le scelte di una governance liberista che per sua natura genera ingiustizie sociali e ambientali. Così come risulta impossibile mettere insieme flat tax e lotta alle disuguaglianze, visto che parliamo di politiche fiscali regressive nel primo caso e della necessità di politiche progressive, come previste nella Costituzione, nel secondo. Delle due l’una. Il governo Lega/M5S sta infatti portando avanti le stesse identiche politiche di austerità dei precedenti governi, nonostante la propaganda e gli insulti. La sostanza dei fatti e degli atti governativi ci dice che il regime di austerità imposti dalla governance europea e dal liberismo economico sono pienamente accettati e condivisi anche da questo governo, che nulla sta facendo per andare in direzione opposta.
Denunciamo, anche su questo punto, il tradimento del M5S che durante la campagna elettorale e nella precedente legislatura aveva firmato la proposta (im)Patto Sociale e che oggi, invece, si pone in continuità con le politiche di austerità, nessuna priorità alla lotta alle disuguaglianze, propaganda da permanente campagna elettorale, nessun approfondimento sui principali problemi del paese, attacchi violenti a chiunque osi criticare l’operato del governo, continua ricerca del nemico da accusare per le proprie incapacità – siano i migranti, i poveri o l’Europa-, annunci di politiche mai realizzate, nessun ascolto dei corpi sociali intermedi e della società civile organizzata, operazioni mediatiche di facciata che scavano sul rancore e sulla frustrazione degli italiani, politiche che criminalizzano chi soffre e chi lotta per cambiare la situazione: questo è quanto sta caratterizzando l’azione di questo governo.
Dobbiamo ribadirlo con forza: la lotta alla miseria non si può fare senza la lotta all’austerità.
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