Lettera per convocazione assemblea nazionale 7 luglio ore 18:00 online

Cari e care,

innanzitutto ci auguriamo che, nonostante il difficile periodo, stiate tutte e tutti bene e che le vostre realtà continuino a svolgere il loro indispensabile lavoro per il bene di molte persone.

Scriviamo a tutte le realtà iscritte alla Rete dei Numeri Pari per convocare un’assemblea nazionale on line per il 7 luglio dalle ore 18:00 alle 20:30. All’ordine del giorno della riunione c’è la proposta del nodo romano di costruire una mobilitazione nazionale per ottobre contro le disuguaglianze, a partire dalle proposte già condivise nel tavolo Politiche sociali e del lavoro di  Contromafiecorruzione.

Le motivazioni che spingono le realtà romane a lanciare questa proposta è la necessità di trovare assieme una convergenza compatta e determinata per attivare strumenti e proposte concrete a livello nazionale, per fare fronte alla ormai drammatica situazione che si è generata nel nostro Paese negli ultimi due anni, dove all’aumento delle disuguaglianze causato dalle politiche di austerità, si è sommato l’impatto della pandemia e infine anche la guerra; questo a fronte di timide risposte spesso inefficaci da parte dei Governi che si sono succeduti e che, a nostro avviso, non sono riuscite a colmare quelle mancanze vitali generate da questo insieme di fattori ma piuttosto, nella maggior parte dei casi, le hanno peggiorate estremizzando condizioni materiali ed esistenziali già precarie per la maggioranza delle persone.

Oggi sembra non si parli più della lotta alle disuguaglianze, alla povertà e alle mafie; ma soprattutto non si parla più della necessità di cambiare modello di sviluppo per affrontare la crisi ecologica causata dal sistema economico liberista: unica strada per rimettere insieme il diritto alla salute con il diritto al lavoro. Continua a crescere l’economia di guerra strettamente collegata alla dark economy mentre si cancellano i diritti sociali. Oggi nel nostro Paese  10 milioni di persone non si possono permettere le cure mediche. Nonostante la pandemia abbia dimostrato la fondamentale importanza del sistema sanitario nazionale pubblico per le nostre vite e i limiti di quello privato, nessuno degli impegni presi dal Governo si è ancora tradotto in realtà: dal rafforzamento della medicina territoriale, alle assunzioni del personale medico e infermieristico necessario a garantire il diritto alla salute. Addirittura si manda avanti lo scellerato progetto dell’autonomia differenziata, che replicherebbe in numerosi campi, a partire da scuola, ambiente, lavoro, infrastrutture, energia, il disastroso modello della sanità regionalizzata che si è dimostrato fallimentare, producendo in più forti disuguaglianze a livello territoriale. Il silenzio dei media e la massiccia campagna mediatica di arruolamento contribuiscono a semplificare il contesto nazionale e internazionale, omologando il dibattito nel Paese. Il risultato è che la nostra vita continua a peggiorare e il nostro Paese rischia di perdere le speranze, favorendo sempre di più lo sgretolamento della coesione sociale e le possibilità di riscatto di chi vive già in grande difficoltà.

C’è bisogno di un impegno più forte per cambiare il modello Il modello di sviluppo, ce lo diciamo da sempre, perché sappiamo che è quello la causa delle disuguaglianze, della precarietà lavorativa, dell’insicurezza sociale e sanitaria, del collasso climatico e delle pandemie. La politica, purtroppo, non solo sembra non avere il coraggio di cambiarlo, ma a quanto pare ci continua a dimostrare ogni giorno di non avere nessuna intenzione di farlo. Siamo noi allora, insieme,  che dobbiamo lavorare per ridare alle nostre città e al nostro Paese una visione politica reale, contestualizzata, basata sulla realtà delle sofferenze e delle ingiustizie che incontriamo ogni giorno; una visione a lungo termine, in grado di dare risposte, assumere la priorità della lotta per la giustizia sociale e ambientale e far sì che quelle priorità siano poi trasformate in atti concreti dalla politica istituzionale.

La povertà è un crimine di civiltà e dovrebbe essere inaccettabile per una società che ha come suo principale compito indicato dalla Costituzione, la rimozione degli ostacoli che impediscono l’uguaglianza e la promozione e la difesa dell’intangibilità della dignità umana. Ma oggi, al contrario, sembra non sia così. Il tradimento della Costituzione è nei numeri delle serie ISTAT, come nei rapporti Censis, come nelle storie dei nostri territori che, inascoltati negli ultimi 15 anni denunciano un aumento senza precedenti delle disuguaglianze. La politica considera evidentemente “accettabile” questa situazione che sembra non rappresentare la priorità di nessun Governo e Parlamento degli ultimi 15 anni. Possiamo allora noi accettare questo?

L’accelerazione dei processi di emarginazione di fasce sociali sempre più ampie, inoltre, sta concorrendo in modo sostanziale ad acuire la crisi del sistema di rappresentanza politica, come mostra la larga e preoccupante astensione di decine di milioni di persone dal voto e dalla partecipazione attiva alla vita pubblica del Paese. Questa assenza di partecipazione unita alla mancanza o inefficacia delle risposte da parte di Governo e Parlamento continuano a indebolire la democrazia, delegittimando pericolosamente le istituzioni democratiche della Repubblica nata dalla Resistenza. Ma anche questo sembra essere accettato dagli attuali gruppi dirigenti della politica. Non abbiamo più nessun ascolto da Parlamento e Governo, cosa che non era mai capitata in passato e che segnala una distanza incolmabile tra la politica e le realtà sociali impegnate sui territori.

L’assenza di co-programmazione e co-progettazione – prevista dall’art.3 del Codice del Partenariato Europeo e dalla sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale – ha fatto sì che anche il PNRR del Governo Draghi risulti oggi inadeguato alle esigenze e agli obiettivi strategici indicati dal NGEU per affrontare e superare la crisi economica, sociale, ambientale e sanitaria.  Le ingenti risorse messe a disposizione per il nostro Paese rischiano così di essere utilizzate per scopi opposti agli obiettivi enunciati e di far aumentare sia quelle diseguaglianze contro le quali lottiamo, che il debito pubblico, dato che, viste le premesse, i due terzi dei fondi saranno da restituire. Per come sono stati distribuiti, questi fondi ancoreranno del tutto il nostro sistema industriale e produttivo a un’economia insostenibile socialmente e ambientalmente. Gas e nucleare non sono certo fonti rinnovabili. Il tanto desiderato ritorno alla normalità dell’economia che ha prodotto la crisi è già nei fatti.

Di fronte a questa situazione già così complessa, crediamo che si stia sottovalutando le conseguenze sociali ed economiche nel nostro Paese della guerra Ucraina. Le vediamo già oggi sui territori ma, se non saranno prese misure adeguate dalla politica, saranno ancora di più gravi a breve: ulteriore crescita di disuguaglianze, povertà, dispersione scolastica, analfabetismo di ritorno, precarietà lavorativa, welfare sostitutivo mafioso, zona grigia. Un contesto in cui la rabbia sociale rischia quest’autunno di esplodere e di essere scientificamente intercettata e capitalizzata dalle destre e dalle mafie, come abbiamo già visto accadere in passato. Se si producesse questa saldatura, si innescherebbe per la nostra Repubblica una situazione davvero drammatica da cui sarebbe difficile riuscire a venirne fuori.

Non possiamo accettare che siano le destre, corresponsabili del disastro, e le mafie a farsi portavoce strumentale della rabbia sociale e delle aspirazione degli esclusi e degli impoveriti nel Paese. Per queste ragioni molto concrete non vediamo altro spazio per incidere e per difendere e promuovere i nostri punti di vista, se non attraverso una grande mobilitazione costruita da soggetti sociali diversi, impegnati su obiettivi comuni per i Diritti, la Giustizia Sociale e Ambientale.

Come vedrete nel documento elaborato dal  tavolo di Contromafiecorruzione, sono state riportate e approvate le proposte sulle politiche sociali della Rete dei Numeri Pari: riconoscimento dei Pilastri sociali europei – reddito minimo, diritto all’abitare, offerta di servizi sociali di qualità -, applicazione del metodo della co-programmazione e co-progettazione, realizzazione di una riconversione ecologica delle attività produttive ad alta intensità di lavoro. A queste si aggiungono l’impegno contro l’autonomia differenziata, per il diritto all’accoglienza e il salario minimo.

A fronte di quanto esposto, crediamo che l’unico modo per tentare di dare una svolta a questa deriva, in un bivio storico che rischia di essere drammaticamente determinante per il nostro Paese, sia quello di lavorare insieme e costruire una mobilitazione dal basso per rimettere al centro dell’agenda politica i nostri temi e i bisogni di milioni di persone nel nostro Paese.

Per questo riteniamo indispensabile un confronto orizzontale e partecipato all’interno della Rete, aprendolo anche a tutti quei soggetti e reti che condividono gli obiettivi della mobilitazione a partire da quelli che hanno costituito il tavolo di Contromafiecorruzione: Forum Disuguaglianze Diversità, Libera, Centro per la Riforma dello Stato, Salviamo la Costituzione, CGIL, UIL, Unione Inquilini.

Per tutte queste ragioni invitiamo tutte e tutti a partecipare a questa importante riunione. Questo il link al quale collegarci:

https://us02web.zoom.us/j/81598513548
ID riunione: 815 9851 3548

Un abbraccio

Il gruppo di lavoro del nodo romano 

Salviamo la Costituzione, Libera, CGIL Roma e Lazio, FIOM Roma e Lazio, Forum Disuguaglianze e Diversità, Rete Fattorie Sociali, Legacoopsociali Lazio, Forum Terzo Settore Lazio, Coop. Soc. Iskra, CDQ Alessandrino, Associazione Amici di Piazza Ragusa, Liberamente, Binario 95, Nonna Roma, Spazio Solidale, Ass. Cult. Colibrì, Fai Agisa Fai Antiracket Antiusura Roma, Unione Inquilini, Centro per la Riforma dello Stato, Comitato romano per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata, Giuristi Democratici, Baobab Experience, Rimuovendo gli ostacoli, Coop. Soc. Astra, Diem25, FIAP Roma e Lazio, Cittadinanza e Minoranze, Casa Internazionale delle donne, Eutropian.