Un percorso che parte dal mutualismo e dalla cooperazione per costruire risposte concrete ai bisogni della città, offrire nuovi punti di vista e proposte per uscire dalla crisi
Alcuni anni fa, un aggregato alquanto anomalo ed eterogeneo ha iniziato a coagularsi dentro la città di Roma, unito dal comune intento di porgere un argine al dilagare delle disuguaglianza mettendo in campo pratiche di mutualismo solidale e accettando il corpo a corpo sui territori. Questo ha permesso a centinaia di realtà sociali di osservare e agire in quei pezzi di città che, a torto, si continua a definire periferia.
Dalla lotta per fermare gli sgomberi delle occupazioni abitative al contrasto quotidiano al welfare sostitutivo mafioso; dall’impegno per difendere e rilanciare il valore e il ruolo della cooperazione sociale, degli operatori e delle operatrici sociali alla battaglia per i diritti delle donne e la tutela degli spazi che fanno vivere in città; dalle lotte al fianco dei lavoratori, delle lavoratrici e degli operatori municipali sempre più precarizzati e marginali all’adesione ai percorsi che invocano una nuova ecologia politica; dai percorsi antirazzisti agli interventi nei quartieri sempre più agitati da chi getta benzina sul fuoco della povertà; dal sostegno ai migranti e alle migranti marginalizzate al contrasto alle nuove povertà: in tutto questo ci siamo trovate a lavorare tutte e tutti insieme, unendo sempre più spesso i tasselli del nostro agire. Ogni volta, abbiamo cercato il percorso più agile, inclusivo e trasparente possibile per rispondere alle esigenze (e urgenze) di questo continuo stato di crisi che ormai Roma da troppi anni ci consegna.
In ultimo, questi mesi di crisi causata dalla pandemia di Covid-19 hanno messo in luce in modo incontrovertibile la profondità della disuguaglianza che ormai attanaglia pezzi sempre più larghi ed eterogenei di questa città. Non solo chi ‘tradizionalmente’ è ritenuto in povertà, ma lavoratori e lavoratrici autonome, studenti e studentesse, precari e lavoratori in nero, affittuari che, fino a poco tempo fa, galleggiavano poco sopra la soglia di povertà, e ora sprofondano in un baratro sempre più profondo. Tutte e tutti insieme ce ne siamo occupati, e la abbiamo rappresentati, sia riempiendo le cassette (e le domande) che abbiamo messo nelle mani di chi non ce la faceva più a mettere insieme il pranzo con la cena, sia portando quelle vuote di fronte ai Palazzi dell’amministrazione Capitolina per segnalare l’insufficienza degli strumenti messi in campo fino a quel momento, e per far sentire il grido di rabbia e disperazione che si alza dalla città.
Eppure, troppo poco è cambiato per poterci permettere di restare fermi, specie nella convinzione che gli effetti di questa crisi nella crisi non stanno che per dispiegarsi, e che non saranno provvedimenti temporanei, condizionali ed emergenziali a permettere, una volta per tutte, di affrontare il problema.
La povertà offre alla criminalità organizzata prospettive di arricchimento ed espansione paragonabili a ritmi di crescita che può offrire solo un contesto post-bellico. Il welfare sostitutivo mafioso sembra essere l’ unica alternativa per chi è rimasto indietro o non ce la fa da solo: una crescita della penetrazione mafiosa che va di pari passo con l’ aumento delle disuguaglianze e con l’ assenza di politiche sociali efficaci nel contrasto alla criminalità. La democrazia funziona quando i diritti sono esigibili, le responsabilità chiare e la partecipazione alla politica condivisa da tanti. La democrazia non funziona quando crescono le disuguaglianze, si cristallizzano le rendite, i partiti non garantiscono un’ ampia partecipazione e le politiche economiche sono orientate da interessi privati più che da quelli comuni. È quello che avviene nella Capitale d’ Italia, dove metà della popolazione è a rischio esclusione sociale. Ci appare evidente che queste non sono priorità per chi governa, né garantire giustizia sociale a quel terzo di società scivolato in povertà, né sconfiggere il ricatto mafioso.
Queste realtà metteranno a disposizione del resto della città un percorso che si svilupperà nei prossimi mesi. Per ognuno dei 7 temi, verranno promosse mobilitazioni, vertenze e incontri attraverso i quali elaborare proposte condivise per la città che rimettano insieme la giustizia sociale, ambientale ed ecologica, facendo crescere consapevolezza e partecipazione.
Il primo appuntamento sarà venerdì 25 e sabato 26 settembre con un seminario di approfondimento sui temi del diritto alla casa e al reddito. Poi a ottobre parleremo di “diritto all’accoglienza”, a dicembre di “lotta alle mafie e giustizia sociale”, a gennaio di “politiche e servizi sociali”, a febbraio del piano “Next Generation EU”, a marzo di “mutualismo solidale” e a settembre di “lavoro”.
Con l’ultimo tassello del Mosaico tutte le realtà della rete si ritroveranno per condividere con la città e con le candidate e i candidati a sindaco tutte le proposte e le speranze emerse dal percorso che metterà insieme centinaia di realtà e migliaia di persone.
Un percorso ispirato al mutualismo e alla cooperazione come strada per uscire dalla crisi, legittimato dalle persone che vivono in carne propria la crisi e hanno compreso che nessuno si salva da solo. Un percorso opposto rispetto a una politica verticale, fondata sul leaderismo, cristallizzata su sondaggi e orientata esclusivamente alla ricerca del consenso personale. Una politica fondata sull’ io che è concausa della crisi.
“Senza reciprocità, cooperazione e solidarietà non si supera la crisi: si perde tutti. Ce lo insegna la natura, di cui facciamo parte. Non esistono scarti, ma una interazione continua che rende interdipendenti e reciproci tutte le entità viventi che compongono la comunità della vita. È questa l’ unica fase 2 alla quale vogliamo partecipare, in un paese che continua a cercare all’esterno le risposte mentre le ha sotto il proprio nas
Mosaico Roma è un percorso aperto, orizzontale e collettivo per costruire una città migliore. Senza reciprocità, cooperazione e solidarietà non si supera la crisi. Nessun@ si salva da sol@
Per questo sono stati creati 5 gruppi di lavoro – uno per ogni tassello del Mosaico – al quale sono invitate a partecipare associazioni, cooperative sociali, movimenti, centri antiviolenza, parrocchie, comitati di quartiere, circoli culturali, scuole pubbliche, biblioteche popolari, centri di ricerca, presidi antimafia, progetti di mutualismo sociale, spazi liberati e cittadine e cittadini.
Per partecipare alle riunioni dei gruppi di lavoro è necessario inviare una mail a retenumeripari@gmail.com e indicare:
Ogni gruppo è coordinato da due persone che si occuperanno di ricontattarvi e comunicarvi gli appuntamenti e il calendario delle riunioni.
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